· 

Il prezzo del successo

di Frankie Russo 

Le prime pagine dei quotidiani sportivi, dei talk show televisivi e radiofonici negli USA hanno ampiamente trattato il caso dello scandalo “tecnology cheating” da parte degli Houston Astros, Boston Red Sox e in modo meno fragoroso dei New York Yankees i quali, per il momento, sono considerati più vittime che colpevoli. L’aspetto forse più drammatico che deve essere preso in considerazione, a mio avviso, è quello umano, cioè come è stata gestita l’intera vicenda da chi invece doveva esserne il supervisore/i. La MLB era già intervenuta in precedenza avvisando le società che la “tecnology cheating” non era ammessa e che le società che ne avrebbero fatto uso sarebbero state fortemente penalizzate. Ciononostante gli Astros hanno ignorato l’ammonimento mettendo in forse ciò che negli ultimi anni avevano fatto di buono, divenendo addirittura il modello di squadra da imitare. 

Il primo che sapeva e ha girato la faccia dall’altra parte è stato il GM Jeff Luhnow. Il GM è il capo di tutte le operazioni, egli è responsabile del fatto che i giocatori e l’intero entourage debbano conoscere le regole.

 

Luhnow ha ignorato la situazione così come ha ignorato il comportamento di un suo assistente che ha polemizzato con una giornalista al riguardo di un giocatore per violenza domestica. 

 

A fine 2020 terminerà la squalifica. È questo l’uomo che una società vorrà alla sua guida, uno che ha dimostrato di non essere un vero leader?

 

E ad aggravare la situazione è che Luhnow pare non abbia compreso la gravità, non si è sentito una sola parola di scusa. Ironicamente ha dichiarato di essere disponibile per un prossimo incarico a fine 2020 quando terminerà la squalifica.

 

Luhnow avrà anche la reputazione di essere ammirato per la sua intelligenza, ma non è gradito come persona, e questo ovviamente potrebbe complicare il suo futuro per guidare una altra squadra.

Parimenti responsabile è il manager A.J. Hinch il quale, al pari di Luhnow non è intervenuto per porre fine all’imbroglio. 

 

Lui era a conoscenza, lui sapeva che l’artefice principale era il suo bench coach Alex Cora, ma ha taciuto.

 

Perché ha permesso al suo secondo di prendere il sopravvento? Il compito del bench coach non è quello di prendere decisioni bensì di rapportare al suo capo.

 

Invece Hinch è rimasto al palo e non è stato nemmeno sufficiente che in più occasioni abbia danneggiato il monitor tv por mostrare il suo malcontento.

 

Anch’egli è perseguibile in qualità di responsabile per il comportamento dei suoi giocatori e dei suoi collaboratori, non c’è giustificazione. Hinch ha dimostrato di non essere un leader, ma di essere corresponsabile. 

 

Dei veri leader avrebbero posto fine alla truffa sin dai primi albori invece di puntare solo a quell'anello. Un anello che ora è inquinato. Nel suo rapporto, il commissario Rob Manfred è stato molto duro: Non solo è una squadra che imbroglia, è una squadra che manca di leadership, di carattere, di integrità e di responsabilità. 

Alex Cora ha portato la sua esperienza truffaldina a Boston conquistando un altro anello, ma a che prezzo?

 

È di questi giorni che l’organizzazione dei Red Sox e il tecnico si sono accordati per il suo allontanamento. E questo ci conduce ad un altro interrogativo: Era a conoscenza dell’imbroglio l’allora GM Dave Dombrowsky? Rientrerà anch’egli nel “tecnology cheating”.

 

I danni che questi individui hanno causato al proprietario degli Astros Jim Craine sono ancora incalcolabili.

 

Non si fermano ai 5 milioni di multa, alla perdita di due tra i top nei loro ruoli (GM e manager) oltre ai 20 milioni di salario a loro dovuti e alla perdita della precedenza delle 4 selezioni. Nossignori! Gli Astros hanno perso la fiducia dei loro tifosi, l’integrità della squadra, la reputazione di essere la migliore squadra dell’ultimo decennio, contratti di pubblicità e la vendita dei gadgets oltre ad avere conquistato un trofeo e un anello che sono ora discutibili. È seriamente in dubbio che un altro proprietario voglia correre simili rischi. 

A chi dobbiamo il merito per aver portato alla luce lo scandalo?

 

Mike Fiers, il quale nel 2017 era nel roster degli Astros, e dopo che le sue due successive squadre ignorarono i suoi avvisi per quanto succedeva nel dugout degli Astros, rilasciò un’intervista pubblica nella speranza di porre fine all’imbroglio.

 

La denuncia aveva anche lo scopo di salvare la carriera dei giovani lanciatori che venivano bastonati dall’attacco di Houston demotivandoli e magari compromettendo anche le loro carriere. Erano uomini che venivano sacrificati allo scopo di conquistare un anello.  

 

È Fiers l’uomo giusto che ogni società vorrebbe assumere come dirigente o come manager? Un uomo integro, di carattere e un leader? Ci puoi scommettere! 

Non ho la velleità di insegnare qualcosa del baseball a chiunque, ma solo quella di esprimere la mia opinione.

 

Dunque non ho alcun desiderio di paragonare questo giochetto truffaldino con quanto succede a volte nei campionati giovanili nostrani dove la cattedrale del tempo sancisce la continuità del rosario, tuttavia un’amara considerazione nasce spontanea. 

 

Nel tradurre ed interpretare un gran numero di articoli da blog americani tra cui alcuni capitoli dei libri scritti da Cal Ripken Jr., il lodevole “The Ripken Way” e l’incisivo “Coaching Youth Baseball the Ripken Way” ho riscontrato come lo stimato autore abbia sempre fatto riferimento alla omogenea sportività del “Teach to Play the Right Way”, ovvero quanto sia importante insegnare a giocare nel modo giusto.

 

È un messaggio subliminale quello di Ripken? Certo, poiché il coach deve sempre essere pronto a rispettare il compito di insegnare ai ragazzi di giocare nel modo giusto e non instillare in loro l’arrendevole mentalità di cavalcare o meno favorevoli ed inconsueti eventi che nulla hanno a che fare con il gioco del baseball.

 

La cosiddetta "melina" per sfruttare il freddo passaggio dei limiti di tempo lasciamola ad altre discipline sportive di squadra che snaturano il concetto e l’etica dello sport: il baseball è una cosa seria destinata a diventare per loro il carismatico stile di vita. E se la vittoria sarà un cimelio acquisito, la sconfitta sarà la necessaria esperienza da inanellare sulle personali vicissitudini. Quante volte, allenando squadre dell’attività giovanile, amaramente ho sentito l’invito a “cerca di perdere tempo visto che siamo in vantaggio…”.

Ebbene, l’indelebile episodio che mi accomuna a questa personale opinione deriva da una gara di una squadra Under 15 da me allenata.

 

Si era in vantaggio a pochi minuti dal termine del tempo sancito dal regolamento dell’attività giovanile contro una squadra più blasonata della mia.

 

Era un evento casuale ma eclatante e per tale motivo i genitori dagli spalti si misero a gridare di perdere tempo.

Ma che senso aveva quella richiesta?

Io stavo constatando con orgoglio negli occhi dei miei ragazzi la loro ferrea determinazione, la grinta con cui stavano in campo, la loro voglia di esserci sempre ed allora li ho fatti giocare in simbiosi al “mai dire mai”.

 

Il gioco volle che a quell’ultimo inning dettato dal tempo i ragazzi andarono a perdere di misura ma al cessare del gioco essi felicemente si abbracciarono con sorriso e completezza di intenti: avevano giocato, e questo era il loro fine. Sul diamante avevano sparso ogni loro goccia di sudore, la loro mente era libera poiché soddisfatti di aver lottato fino alla fine contro una squadra più forte.

 

Quella fu una esperienza che li stava rendendo più consapevoli delle loro capacità ed anche valutare la gradualità infinita della loro crescita mista alla grande passione profusa. E finirono il campionato in crescendo.

 

È questa dunque la mentalità da instillare nell’insegnare a giocare nel modo giusto?

 

Si, credo che questo deve essere il difficile compito di noi coach: insegnare a giocare ed a vincere passando orgogliosamente anche attraverso le sconfitte poiché indiscutibilmente noi si è mentori della vita. Se in ciò riusciamo, allora possiamo dire che siamo dei veri istruttori. 

 

Frankie Russo

 

 

Scrivi commento

Commenti: 1
  • #1

    LUCA P. (lunedì, 20 gennaio 2020 11:42)

    Fama e tranquillità non possono essere compagne di letto...