
di Frankie Russo tratto daTotallytigers
“Non riesco più a guardare queste partite. Non è più baseball, è inguardabile. Molte delle vecchie strategie, le bellezze del gioco non si vedono più. E’ diventato un video game. E’ un HR derby ogni sera con l’ossessione del launch angle” - Rich Gossage: Lanciatore, 22 anni nelle majors dal 1972 al 1994.
“E’ un HR derby ogni sera, se è questo ciò che vogliono, è ciò che avranno. Ma devono tenere bene in mente una cosa: Il numero dei fuoricampo è in aumento, il numero degli strike out è in aumento, ma il numero degli spettatori è in diminuzione. Anche se non ho conseguito la laurea in uno di questi college che vanno per la maggiore, riesco comunque a capire che c’è qualcosa che non va.” – Pete Rose: Esterno/1B/ 3B, 24 anni nelle majors dal 1963 al 1989.
“L’unico loro obiettivo è spedire la palla oltre la recinzione. Nei nuovi stadi le distanze sono ridotte, è cambiata la manifattura delle palline e ciò che vediamo sono più fuoricampo. Non si vedono più batti&corri, non si ruba più, niente di niente. Ho fatto il manager nelle majors in 3.400 gare e mai, neanche una volta ho applicato uno shift su un singolo giocatore. Eppure credo di aver vinto qualche partita.” – Lou Pinella: Esterno, 18 anni nelle majors come giocatore 1964/dal 1968 al 1984 e 23 anni nelle majors come manager dal 1986 al 2010.
Questi 3 Old Guys sono stati fortemente criticati per i loro commenti relativi a come si gioca oggi il baseball. Ma sono anche 3 persone che hanno le loro ragioni.
Strategicamente il gioco si è totalmente allontanato dal loro modo di vedere, e non solo dal loro. Le esagerate analitiche sono entrate a gamba tesa nelle società, nel modo di agire dei GM e hanno preso il sopravvento sui manager e sui giocatori, i quali sono tutti concentrati primariamente sulle informazioni; più ne hanno e meglio è, tutto mirato a migliorare le loro prestazioni.
Ai più anziani è stato insegnato un altro modo di giocare, le analitiche hanno gettato un'ombra su quelli che erano i fondamenti su cui si basava il gioco. Battere in campo opposto, avanzare i corridori, smorzare. Queste strategie sono ormai considerate meno produttive rispetto allo spedire la palla oltre la recinzione, che per gli analisti, è il modo migliore e più semplice per segnare punti.

LO SHIFT
Strategicamente il gioco è cambiato come la notte e il giorno. E se vi è un elemento che ha reso il gioco meno attraente è proprio lo shift, fattore in totale contrasto con l’obiettivo del Commissario Rob Manfred.
Il Commissario sta insistendo per rendere le gare meno lunghe e più emozionanti, ma lo shift sta influenzando in modo esagerato la fase offensiva. Ed è un altro dei motivi per cui l’obiettivo principale dei battitori è di girare per il fuoricampo.
E’ un circolo vizioso. Vi sono state delle gare vinte quando un giocatore ha battuto contro lo shift, ma succede raramente, e si cerca di farlo ancor meno. Perché? Perché anche quando succede, è la difesa che comunque ha avuto la meglio offrendo una opportunità in meno all’avversario di battere un fuoricampo. Quindi il gioco non vale la candela. Lo shift significa meno palle in gioco, significa meno battute valide, meno battute da extra basi. Quindi, meno esaltante. In effetti è come alimentare il mostro.
(Ndt: Studi hanno accertato che lo shift ha abbassato la MB dai 20 ai 30 punti per molti battitori [David Ortiz, Ron Howard, Joey Votto ed altri].
(Ndt: Sembra essere tornati indietro ai tempi quando Babe Ruth rubò la scena a Ty Cobb . ved BOTR del 11/6/16)

FUORICAMPI, STRIKEOUT E MENO LANCI VELOCI
Sfortunatamente, specialmente per i tifosi di squadre in via di ricostruzione, si vede sempre più spesso giovani prospetti sventolare a vuoto che al giorno d'oggi rientra nella normalità per battere fuoricampo.
In queste squadre vi sono molti giocatori che non sono dotati della caratteristica di potenza e comunque ci provano quando invece dovrebbero concentrarsi a mettere la palla in gioco. Questo comporta anche di girare troppo spesso lanci fuori della zona dello strike perché si aspettano una diritta veloce che sempre più spesso non arriva, o almeno non spesso abbastanza per le loro aspettative.
Da quando Justin Verlander gioca con gli Astros, ha diminuito drasticamente il numero di lanci veloci, ed è divenuto di nuovo intoccabile, anche se in suo favore è da considerare che la sua forza consiste nel fatto che riesce a tirare strike ogni altro lancio del suo arsenale.

FORSE NON SI COMPRENDE
I più giovani appassionati pensano che gli Old Timers sono bloccati sulle loro posizioni e credono che l’unico modo giusto di giocare sia stato quello di quando giocavano loro.
Dalla prospettiva dei più anziani invece, gli Old Timers sono criticati perché il gioco non assomiglia a quello con cui sono cresciuti amando questo sport.
Una volta il baseball aveva un fascino tutto suo, adesso è diventato un gioco scientifico, è una grossa equazione matematica. Il risultato? Gli amanti del vecchio sbadigliano di fronte alla monotonia del moderno, di un gioco che li fa addormentare. E i giovani? Dormono anche loro perché si è scaricato il loro smartphone.
Frankie Russo
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Michele (sabato, 24 agosto 2019 14:04)
Articolo molto interessante. In effetti tra le righe si può intuire del perché il softball a volte diventa più avvincentee con il suo ricercato gioco in diamante. Ovvero la distanza tra la tattica e la strategia...
Giovanni (giovedì, 18 marzo 2021 22:32)
Non capisco la lamentela, sinceramente.
Il fuoricampo consente di segnare punti. Lo scopo del gioco è vincere. Per vincere bisogna segnare punti.
Quindi???
Per quale astrusa ragione i battitori non dovrebbero cercare il fuoricampo????
È abbastanza assurdo come ragionamento!
Semmai sono altre le cose che rendono il gioco lento e inguardabile ( ad esempio le pause infinite tra un lancio e l'altro, con il battitore che fa stretching e il lanciatore che impasta la pallina....! ) .
Magari è su questi ( e altri) tempi morti che si potrebbe ( e dovrebbe) intervenire per far avvicinare di più il pubblico a questo sport e non farlo fuggire via del tutto...