
Non tutti saranno d’accordo con me, ma il baseball è uno sport molto maschile. Il baseball al femminile, solitamente viene associato al softball, che come dice la parola, dovrebbe essere più soft e quindi più morbido, anche se le giocatrici sono donne decise e tutt’altro che morbide, almeno sul campo.
È di qualche tempo fa una polemica rognosissima sulla capacità delle donne di commentare tecnicamente una partita di calcio, sulla quale non entrerò, ma che personalmente mi porta ad ammettere che non saprei proprio cosa dire a tal proposito in una partita di baseball. La tecnica la lascio commentare a chi allena o ha allenato: ascolto e basta così, perché non è il mio stagno e non mi ci addentro, ma questo non vuol dire che un’altra donna non possa avere delle competenze tecniche tali da poter sostenere una conversazione di quel tipo e non solo!

Durante l’ultimo springtraining statunitense proprio una donna, ossia Veronica Alvarez ha allenato i ricevitori degli Oakland Athletics e allora conosciamola un po’ meglio.
Questa giovane signora nella vita, fa un doppio lavoro come paramedico all’interno dei vigili del fuoco ed amministrativo in una scuola e gioca a baseball da che aveva cinque anni.
Nata in una famiglia trapiantata negli Stati Uniti da Cuba, non era così scontato che potesse dedicarsi a questo sport, invece che a passatempi considerati più femminili, come per esempio il balletto o il cucito, ma in questo caso lo stereotipo è stato superato con successo e soddisfazione di tutti.
È solo e sempre una questione di mentalità e la mentalità cambia e talvolta si evolve nel tempo, infatti Veronica dice di sé che quando parla con un giocatore si pone non come se fosse un outsider, bensì come se fosse, come è, un insider, perché altrimenti resterebbe un outsider per sempre.
Alvarez ama letteralmente il baseball ed ha cominciato la sua carriera di coach, seguendo Gabriel Ortiz, detto El mago, ossia il catching coach degli Oakland Athletics ed apprezza proprio questo ruolo, ossia quello di ricevitore, perché da quella posizione si ha una visione completa di ciò che succede sul campo e di tutti gli aspetti del gioco.

Chissà che un giorno non ci possa essere un all woman coaching staff, mentre si spera che non vada mai in porto l’idea del robot ump, che in pratica sarebbe un’involuzione della nostra VAR, se vogliamo, con l’utilizzo del cosiddetto riquadrino, che diventrebbe un aiuto per l’arbitro di casa base e magari un domani, il suo sostituto.
Insomma quello che e’ importante e’ che il baseball resti umano, pur con tutta la tecnologia che gia’ c’e’.
E in tal senso Alvarez e’ categorica quando ricorda che ricevere e’ un’arte ed e’ un’abilita’ che si acquisisce lavorando giorno per giorno sul campo e sta al catcher dare le indicazioni affinche’ il pitcher possa mandare out gli avversari in battuta.
Ancora una volta quindi si evidenzia l’umanita’ del gioco del baseball che e’ fondamentale e che interessa sia le donne che gli uomini, poiche’ entrambi rischiano di farsi soppiantare da un robot.
Quindi, per farla breve, bisogna che uomini e donne cooperino, senza farsi traviare dagli stereotipi di genere.
Allegra Giuffredi
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francoludovisi@libero.it (giovedì, 25 aprile 2019 15:54)
Donne che si interessano del baseball maschile penso ce ne siano anche da noi.
Ne conosco una che operava bene con i lanciatori a Verona.
Se avrà voglia di farlo sapere a tutti ve lo dirà lei.
Paolo (venerdì, 26 aprile 2019 10:09)
Caro Franco, la persona a cui ti riferisci preferisce lavorare in sordina :-)
Però molte altre se ne trovano per i campi specie nel mondo giovanile.
Un caro saluto