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Parigi 2024: Olimpiadi o farsa

di Michele Dodde

Il 6 agosto del 2016 ad inizio della  XXXI Olimpiade di Rio de Janiero  da questo sito misuravo i termini ed il perché il baseball ed il softball  avevano ed hanno il diritto inequivocabile di essere sempre presenti tra i giochi olimpici sia perché rappresentano il gioco più antico e sviluppato assemblando aspetti significativi e fondanti di svariate tradizioni di etnia europea sia perché praticato in modo amatoriale, e dunque nell’aspetto più ricercato dai principi di De Coubertin, in tutti i continenti. Ora da voci di corridoio, ampliate dalla stampa e dai social media, si acquisisce la notizia che alle future Olimpiadi in atto a Parigi nel 2024  il baseball ed il softball, dopo il ritorno in quelle previste a Tokyo nel 2020, “garbatamente” saranno messe nuovamente fuori la porta preferendo invece l’ingresso al loro posto della Break Dance. 

La notizia ha sollecitato più di qualche commento cautelativo ed ombreggiante verso una mai menzionata “guida”, ma indicativa tra le sfumature, dell’intero movimento delle due discipline sportive unite sotto un’unica sigla. Solo la Gazzetta dello Sport ha delineato che Riccardo Fraccari, Presidente della Confederazione Mondiale Baseball Softball ( WBSC) ha preso la notizia con fair play. Ma c’è da chiedersi allora: qual’è e dov’è il vero significato della notizia?

 

Ecco, il vero significato della notizia è che il CIO non è più l’emblema simbolico dello sport, bensì una poderosa azienda procacciatrice di affari che guarda più ai costi ed efficacia che alla salvaguardia delle discipline sportive, ovvero si è arrogata il diritto di cancellare senza alcun riguardo anche il monito che Pindaro nel 492 a. C. aveva tramandato nel suo epinicio: “Pure a grandi imprese ci avventuriamo,/ ad opere molto mirando. / Misura al lucro si ponga / l’insaziale brama è acuta follia”.

 

Dunque nonostante la buona volontà  di proporre certe follie quali indicare solo poche squadre finaliste ai Giochi Olimpici dopo una poderosa qualificazione, e per il baseball anche la riduzione delle gare da nove a sette inning, le due discipline non hanno superato il benestare del Comitato Organizzatore di Parigi 2024 che invece ha preferito optare per l’ingresso tra i giochi la stravagante esecuzione della Break Dance, esecuzione praticata tra le strade cittadine  da giovani afro-americani a partire dalla fine degli anni 60 e via via sviluppata tra i giovani in modo fortemente individuale in specie nelle discoteche.

Break Dance, da Wikipedia
Break Dance, da Wikipedia

Ora però, in attesa che il CIO, o qualche luminare, abbia la volontà di indottrinarmi circa l’etica sportiva della citata Break Dance, a me personalmente consta che una disciplina sportiva per essere ammessa alle Olimpiadi deve essere praticata in 75 nazioni tra i quattro continenti. Posso sbagliare ma questo è un dato di fatto e dunque chi sta facendo il gioco delle tre carte? . Se poi si dirà che per far praticare la Break Dance basterà usare un qualsiasi palazzetto dello sport, oggi tutti polivalenti tra la ginnastica, scherma ed arti marziali mentre per il baseball ed il softball si dovrebbero  necessariamente costruire almeno quattro diamanti che poi farebbero la triste fine di quelli a Vula in Grecia, allora ancora una volta si potrà dire che il dio denaro non solo è colui che indica la via ma crea anche abilmente la differenza.

 

Certo sarà facile ipotizzare che per le Olimpiadi di Los Angeles 2028 sia il baseball sia il softball torneranno a far sognare la vitalità ed il calore di una fiamma olimpica il cui fine era ed è quello di far “incontrare i giovani in amichevoli competizioni sportive educandoli all’osservanza leale delle regole che presiedono ai giochi sportivi ed aprendo le loro anime a qual sentimento di reciproco rispetto che è il primo del mantenimento della Pace tra i popoli” ma è pur vero che si deve constatare con grande rammarico che la scelta e l’ingresso delle discipline sportive non sono il risultato di una oggettiva visione del mondo sportivo ma di ingerenze politiche ed economiche  di notevole peso. 

 

Ed a questa amarezza che incombe preferisco ricordare ora come allora che quando visitai la città di Olimpia, sentii tra i sussurri dei pini i racconti epici che quelle eterne statue raccontano e potei constatare la qualità del sudore e del sangue che i ruderi dei diversi stadi trasudano e tramandano come monito di determinazione, carattere e volontà di tutti quegli atleti che ivi hanno gareggiato divenendo poi degli dei nel mentre gli stessi dei lì si erano umanizzati.

 

E non mi fecero vedere la Break Dance bensì, senza alcuna sorpresa tra il verde dei prati, la compagine degli ateniesi misurarsi con quella degli spartani nel gioco antico del baseball. E tutti erano presi a ricercare finalmente nel gioco e non nella guerra quelli che erano, sono e saranno i principi della vita. Perché questo anche per loro era il baseball: toccante esperienza per conoscere i risvolti della vita e diventare grandi. Come vuole lo spirito dei Giochi Olimpici.

 

Michele Dodde

 

 

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Commenti: 4
  • #1

    Ezio Cardea (domenica, 24 febbraio 2019 11:41)

    Stupendo articolo, grande Michele, che merita ampia diffusione!

  • #2

    Pino (domenica, 24 febbraio 2019 12:06)

    Molto bello, complimenti!!!

  • #3

    Marino Bosdachin (domenica, 24 febbraio 2019 12:49)

    Grande Michele, é sempre un piacere leggerti. Condivido in pieno il tuo articolo. W BASEBALL e SOFTBALL !!!

  • #4

    Flavio orati (domenica, 24 febbraio 2019 20:22)

    Davvero un pezzo forte . Grazie