
Recensione del libro di Beppe Carelli "Il Lanciatore scomparso"
Il baseball nel cuore
“ Il baseball non è uno sport. E’ una malattia contagiosa “ ma soprattutto “ è un eterno stato di transizione, un preludio ai veri compiti ed essere un giocatore di baseball è uno stato di grazia “.
Così in modo asciutto precisa nella prefazione quell’uomo dalle mille risorse che è Fabio De Luigi, uomo dei Pavesini e dei detersivi ma anche del grande schermo da “ Il peggior natale della mia vita” sino a cimentarsi oggi da papà almeno per “10 giorni senza mamma” dopo essere stato nello stato di grazia come giocatore di baseball e soprattutto compagno di squadra di Beppe Carelli, già eccezionale giocatore per 19 anni (1975 – 1994) e Hall of Famer 2008 del baseball italiano ed ora inedito rookie tra gli scrittori di recente acquisizione.
Il suo libro esordio “Il Lanciatore Scomparso” (e altre storie di Baseball) edito da Rusconi Libri nel gennaio 2019 nasce dal grande amore che Carelli ha per il baseball e dal suo perenne stato di grazia che lo ha portato a idealizzare una storia quasi più vera della realtà contingente e magica nella più classica affascinante stesura. Un thriller la cui indagine è convulsa, non dà respiro al lettore obbligato ad immaginare in proprio i personaggi e gli scenari che ruotano intorno allo stadio e tra la squadra di baseball dei Whales e gli impegni sportivi da onorare. Una scelta significativa per non cadere tra le ombre dei noir tipici di Robert B. Parker e di Richard Dean Rosen, autori sublimi rispettivamente di “Le regole del gioco” (1975) e di “ Che perda il migliore” (1984) e librarsi invece quasi con autoironia nella più perfetta scenografia già pronta per un magistrale sequel de “Una Pallottola Spuntata” poiché i personaggi da far interpretare a Leslie Nielsen, Priscilla Presley, George Kennedy e Ricardo Montalban ci sono tutti.
Ma dopo questo primo saggio di bravura degno della migliore hard boiled fiction Beppe Carelli richiama il lettore su temi e storie che danno un significato a chi con il baseball ha qualcosa a che fare: la vita di quell’uomo leggenda che è stato Joe “Shoeless” Jackson e di quella incancellabile presenza per 22 anni in Major League di un odiato, temuto ed idolatrato Tyrus Raymond Cobb, unico slugger ad essere stato eletto nella Hall of Fame con la più alta percentuale dei voti ( 222 su 226 ) e casualmente entrambi del sud ed attesi al confronto.
Lascia tristezza leggere le scelte della vita di Joe, sempre affrontata in salita dalla polvere dei campi del South Carolina allo splendore dei teatri della Major League, poiché, nonostante l’innato talento a tutto campo del giocatore che gli poteva permettere di desiderare un mondo roseo, egli era un incostante oggetto e soggetto permeato dalla grande nostalgia delle proprie radici, la cittadina di Greenville dove “...un anziano signore è seduto all’ombra di una piccola quercia al numero 119. L’azzurro dei suoi occhi è un mare con le acque agitate dal rancore e dalla sofferenza. La sua anima è la tristezza di un fiore appassito nel giardino dell’Eden”. Questo era Joe.
Di tutt’altra risma invece Ty, forgiato alla vita da profonde e nebulose vicissitudini familiari. Rude nelle giocate, freddo nel contrasto con gli avversari, imprevedibile nella soluzione delle scelte in diamante, Cobb contro la sua volontà divenne anche scontroso ed asociale nei confronti dei propri colleghi di squadra e solo la sua grande determinazione, volontà e forte temperamento lo fecero primeggiare in senso assoluto sino a “…deliziare gli spettatori giocando un ottimo baseball, brillante e dinamico ma soprattutto intelligente.”
In seguito l’autore delinea da par suo ed in modo esaurientemente elegante le superstizioni e quant’altro incidono questa disciplina capace di contenere mirabili storie anche familiari sino ad un baseball food da meditazione. Le due tracce di ricordi personali infine danno la precisa configurazione di un Beppe Carelli che a noi è piaciuto vedere giocare e dirigere in più partite ed ora leggere poiché in sintesi “Il Lanciatore Scomparso” è un suggestivo e studiato giro intorno al mondo del baseball in 231 pagine tutte da assimilare in quanto, come termina il libro, il baseball insegna.
Michele Dodde
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