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Baseball e pizza

La partita San Francisco Giants e Washington Nationals del 5 ottobre 2014 è durata 6 ore e 23 minuti. I Giants vinsero 2-1 al 18° inning
La partita San Francisco Giants e Washington Nationals del 5 ottobre 2014 è durata 6 ore e 23 minuti. I Giants vinsero 2-1 al 18° inning

di Ezio Cardea

Quasi li avessi previsti, i commenti riferiti alla prima parte dell’articolo “Modificare il gioco del Baseball”  trovano risposta nella seconda parte. Tuttavia vorrei osservare l’equivoco involontario  in cui si è sviluppato il dibattito, stante il quale  ogni disquisizione, per quanto piacevole o interessante, diventa sterile o incomprensibile. Abbiamo ritenuto di parlare di un solo argomento, ovvero delle modifiche da apportare al baseball per  renderlo più veloce e coinvolgente, ma in realtà dai ragionamenti fatti  emerge con chiarezza che gli argomenti sono due: uno riguarda modifiche profonde all’impianto del gioco, l’altro riguarda interventi tesi ad eliminare i tempi morti  agendo, quindi, su aspetti del tutto “esterni”.

Fatta questa premessa e schieratomi dalla parte dei sostenitori del baseball classico, ovvero quello adottato  da tutte le Federazioni del mondo e dai Tornei Internazionali, non sono affatto contrario all’idea di trovare forme diverse di “interpretazione”  del gioco:  che siano benvenute tutte le possibili proposte!  Ci sarà più gente attirata dall’affascinante mondo dei “diamanti”.

 

Essere creativi e versatili fa parte della nostra indole, della nostra italianità.

Pensate alla “pizza”: le sue origini sono vaghe e antiche ancor più di quelle del baseball e, come il baseball, ha avuto la sua evoluzione.  Oggi ne identifichiamo la “classicità” nella famosa Pizza Margherita, condita con pomodori, mozzarella e basilico: frutto dell’inventiva di un pizzaiolo napoletano che ha voluto fare onore alla Regina Margherita preparando un piatto tricolore.

 

Bene.  Ormai la pizza è quella. Tutte le altre, pur con la stessa base, sono diverse e sono nate sempre ad opera dell’inventiva tutta italiana per appagare gusti diversi:  hanno, di conseguenza, un nome che le identifica: pizza alle quattro stagioni, al formaggio, alla marinara …

 

Col baseball è la stessa cosa: il baseball è uno,  poi ci sono i cosiddetti “derivati” che appagano le esigenze più svariate: c’è il baseball “amatoriale”, il baseball per ciechi, c’è il softball … con le loro regole e le loro  diversificazioni …  ma una cosa li accomuna: come le pizze poggiano tutte sulla stessa base - la pasta di pane - e tutte vanno nel forno, alla stessa stregua  tutte le varianti del baseball ad oggi note sono impostate sul “diamante”, e tutte si svolgono sotto l’egida federale. 

Perché mai non si può pensare ad una nuova forma di baseball che appaghi le esigenze più diverse e indicate da Pino Bataloni  come, per esempio, quella di soddisfare i ”media” e “un pubblico affamato di tv”?

 

Però il baseball “classico” deve rimanere tale: al massimo possono essere modificate o introdotte regole che, non alterandone la natura, ne correggano eventuali imperfezioni. Proprio come è successo, tanto per fare un esempio, con la regola dell’”Infield fly”. 

 

Michele Dodde con l’articolo "La regola dell'Infield Fly"   ricco come sempre di notizie interessanti, ci dice come e quando questa regola è nata:  “… fu configurata  nel 1895 e redatta sul Reach’s Official Baseball Guide al fine di diminuire di fatto le occasioni della squadra in difesa di portare a termine un doppio gioco di facile attuazione.

 

Si comprende bene il motivo di tale innovazione che, lungi dall’intaccare l’essenza o il meccanismo del gioco, risponde a principi fondanti di ogni sport, validi anche nella vita: equità, lealtà e  pari opportunità.  Con quella regola, infatti, si evita che un errore possa danneggiare  la squadra avversaria invece di quella che lo ha commesso; viene tolta agli atleti la tentazione di porre in atto comportamenti scorretti con errori voluti;  infine i corridori coinvolti vengono tolti da una situazione ingiusta che li vede nella impossibilità di difendersi,  cosa in netto contrasto col concetto di competizione.

 

Tornando alla creazione di altro “derivato” del baseball,  sia benvenuta ogni idea: ma ciò che ne esce deve essere identificato, proprio come avviene con le pizze, con l’aggiunta della specifica:  baseball a 7 inning  … o baseball a … , etc., etc.

 

Poi, vinca il migliore, e può darsi che la nuova versione abbia il sopravvento sul vecchio gioco del baseball, proprio come è avvenuto per la pizza dalla storia “lunga, complessa e incerta” - come ci dice Wikipedia - ma  che ormai si identifica con la più recente, Pizza Margherita.   

 

Ezio Cardea

 

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Commenti: 4
  • #1

    Michele (martedì, 23 ottobre 2018 15:27)

    Caro Ezio, da condividere in pieno. E per citare: un grande sportivo che amava il tennis ed il calcio inventò per alcuni tornei estivi il “tenniscalcio”, ovvero tutte le regole del tennis da applicare usando i piedi al posto della racchetta . Di sera, sotto i riflettori era divertente.... ma non era né tennis ne calcio.
    Meglio la pizza “Margherita “... e sappiamo tutti che la genuinità costa. Però piace.

  • #2

    Flavio (martedì, 23 ottobre 2018 15:36)

    Che dire di più a margine di un pezzo così simpatico e una citazione altrettanto circostanziata quanto divertente per chiarire ogni sorta di dubbio?....
    Viva il Baseball ... ma anche il Beisboll

  • #3

    Pino Bataloni (domenica, 28 ottobre 2018 21:08)

    grazie Cardea del simpatico articolo, e visto che mi hai chiamato in causa, mettetevi seduti, non svenite e non mandatemi gli accidenti. Sicuramente vi sarete domandati, ma il nome Baseball identifica veramente l'essenza di questo sport? Ti ricorderai che fummo tesserati, almeno penso, alla Federazione italiana Pallabase. Che brutto nome!! Ma ti sembra il nome appropriato di questo sport?, per no. Allora le due versioni che ho creato quella dei 15' e quella dei 9 out ad inning le ho chiamate "Batball" e Batball-15. Forse non saranno granché originali, ma anche chi mastica poco l'inglese arriva a capire che quello è uno sport dove devi colpire la palla. Perchè l'aspetto più importante è proprio questo la BATTUTA. E' proprio in questa fase che si realizza il vero progetto strategico di questo sport. Il duello tra la batteria ed il battitore. Ed è proprio in questa fase che se non possiedi una cultura adeguata non viene ne seguito e ne compreso dal pubblico(solo?) che è più attaccato al prestazione del giocatore. Non è forse vero che c'è un detto negli USA che recita Il fuoricampo fa vendere i biglietti, ma la difesa fa vincere il campionato? Questo è uno dei motivi che mi ha spinto ad avventurami su questi esperimenti. Diamo al nostro pubblico più prestazioni sperando che alla fine comprenderanno la sottile strategia del gioco.

  • #4

    Ezio Cardea (sabato, 08 dicembre 2018 20:04)

    Dal 23/10 al 28/10 ... ecco un intervento che può non essere visto perché ormai inatteso e quindi restare come l'ultima e vincente parola di un dibattito.
    Me ne accorgo oggi per caso e allora, ma non si tratta di strategia per aver l'ultima parola, torno sia pure a distanza sull'argomento per precisare che se siamo ridotti a decretare il successo o l'insuccesso di uno sport dal nome piuttosto che dalla sostanza .... dobbiamo perder ogni speranza, come recitava il grande Poeta!
    Noto anche una contraddizione tra l'affermazione che "l'aspetto più importante è proprio questo la BATTUTA", e il detto USA che recita "Il fuoricampo fa vendere i biglietti, ma la difesa fa vincere il campionato".
    Mi permetto ancora di evidenziare una inesattezza laddove il commentatore afferma che proprio nella fase del duello tra la batteria ed il battitore si realizza il vero progetto strategico di questo sport: strategia? Direi che lì si consuma una intensa guerra di nervi che tiene in tensione anche il pubblico. Questo è il bello del gioco, ma la strategia è altra cosa: è altrettanto importante e avvincente, è governata dal manager e concerne ogni fase del gioco sia in difesa che in attacco.