
di Frankie Russo - tratto da Totallytigers
L’avresti mai immaginato? E’ un altro dei tanti aneddoti che mostrano come il baseball è una lezione di vita. Credere o no il baseball e un armadio hanno molto più in comune di quanto potresti pensare. Ecco perché: Quante volte avete sentito persone dire che hanno un guardaroba con tanti vestiti, con la possibilità di avere una miriade di scelte, magari dopo aver speso migliaia di euro per riempire il loro armadio? E ciononostante sono queste stesse persone che affermano che hanno problemi a vestire il giusto capo al momento giusto. E il motivo è molto semplice. Queste persone comprano capi costosi, non sempre conformi al loro modo di vivere e per questo motivo sostengono di avere l’armadio pieno, ma niente adatto da mettersi in determinate occasioni.
Quantità non sempre vuole dire qualità, anzi. I capi, anche se costosi, non sempre si possono accoppiare e quindi diventa più semplice comprare altri capi che cercare di adattare quanto è già in nostro possesso. A questo punto il gioco è fatto, è stato molto semplice e i nuovi capi ti fanno fare, ancora una volta, un bel figurone.
Nel baseball, i capi sono i giocatori!
E’ una regola, prima o dopo ogni squadra avrà bisogno di aggiungere un pezzo dal di fuori della loro organizzazione. Le società più oculate cercano di prendere i pezzi giusti che meglio si integrano con quanto hanno già a disposizione.
Poi vi sono le squadre che pensano solo ad aggiungere pezzi, forse pensando che questa strategia li aiuti a raggiungere la terra promessa più rapidamente. O non hanno sufficienza di talenti nel loro sistema. Esse credono che sia sufficiente aggiungere semplicemente un grosso nome non considerando come questo giocatore possa integrarsi con gli altri o come si può adattare con il resto del guardaroba…OPS, intendevo squadra.

L’ultima volta che i Detroit Tigers vinsero le World Series nel 1984, la squadra era formata da un gruppo di giocatori che erano cresciuti insieme nelle minors formando una delle migliori squadre di tutti i tempi. Lo stesso dicasi per i Kansas City Royals del 2015, Chicago Cubs del 2016 e Houston Astros del 2017 solo per rimanere in tempi recenti.
Al contrario, andiamo a vedere i Tigers dell’ultima decade. Sono pochi i giocatori che sono cresciuti insieme nelle minors, la maggior parte di essi acquistati da altre squadre nella speranza che potessero portare lustro con altri appena conosciuti e con i quali nulla avevano avuto in comune in passato.
Eppure erano in molti a credere che fosse sufficiente avere una accozzaglia di super star per poter vincere le World Series. Contratti megalomani, statistiche strabilianti e tanto talento! E la società aveva uno dei più dispendiosi libri paga delle majors. Sembrava inconfutabile che potessero portare a casa almeno un anello. Invece no, questa squadra era simile ad un armadio pieno di capi molto costosi ma in effetti non vi era nulla che li potesse mettere tutti assieme.
Ora vengono fuori voci che vi erano giocatori che non andavano d’accordo, che litigavano venendo quasi alle mani. Giocatori che anteponevano le loro statistiche al bene della squadra. Anteponevano il loro interesse a conquistare titoli personali invece di dedicarsi alla squadra, dimenticando che in SQUADRA non esiste la I (intesa come IO). A coronare il tutto mancava un vero leader.
E’ una storia che si ripete se ci soffermiamo ad osservare i Washington Nationals. Storie di come una squadra così talentuosa, così costosa sia così disfunzionale. A conferma che avere uno dei migliori lanciatori dell’era moderna, Max Scherzer, e uno dei migliori giocatori, Bryce Harper (in procinto di firmare un contratto da 400 milioni di dollari a fine stagione, il più lucroso di tutti i tempi in ogni sport) non sempre sia sufficiente, dimostrazione chiara che il talento non necessariamente si traduce in vittoria.
Voci circolano che nel club house regni il silenzio, i giocatori non si parlano tra di loro e non vi è amicizia. I giocatori sono ora seduti davanti al loro armadietto vagando nel loro mondo tecnologico senza relazionare tra di loro.
Questa è la logica conseguenza quando si va fuori a comprare solo pezzi pregiati, pezzi che individualmente sono belli da guardare ma che sostanzialmente non danno null’altro.
Frankie Russo
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