
di Marcello Perich:
Potrà sembrare una vanteria dovuta all’età avanzata, ma non mi ricordo di essere mai stato eliminato quando rubavo la seconda. Il che significa che correvo molto veloce. Ed era molto bello. Le mie gambe contro il tiro del ricevitore e, a 2 metri dal sacchetto … la scivolata e le mani dell’arbitro a palme in giù. Salvo!
Correre era un’affermazione di me stesso, qualcosa con la quale ero nato e che esercitavo con abbandono assoluto. Molto spesso prendevo di sorpresa il ricevitore partendo al primo lancio. Siccome non lo fa quasi nessuno, il ricevitore esitava un attimo prima di tirare e questo, a quei tempi era tutto quello che mi serviva.
Correre, veloce e sicuro, con tutto il corpo che rispondeva, come una macchina ben lubrificata, lo sguardo fisso al traguardo, il cuore che batteva come un forsennato.
Correre e per un lungo attimo lasciarmi tutto alle spalle, non pensare a niente e rialzarmi ansimando dalla scivolata.
Correre e non c’è niente altro che conti.
Spingere con le gambe che sono pistoni d’acciaio e che allora, mi regalavano questa meravigliosa velocità.
Oggi non corro più.
E pensare che non correrò mai più mi rattrista.
Più di quanto riesca a dire.
Marcello Perich
N.d.r. L'iconica immagine in home page mostra Ty Cobb, il leggendario "Georgia Peach", sollevare una nuvola di terra mentre scivola duramente nella terza base presidiata dal Jimmy Austin dei New York. In lontananza, l'arbitro Silk O'Loughlin chiama "safe!". Il ventitreenne Cobb stringe i denti, il suo viso è tirato e grintoso. "È "senza dubbio la più famosa foto di baseball mai realizzata", ha scritto il biografo di Cobb Al Stump. La foto e' stata scattata dal fotografo Charles M. Conlon il 23 luglio, 1910, nella partita tra Detroit Tigers contro New York Highlanders
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nordhal1947@gmail.com (martedì, 03 luglio 2018 10:17)
COME TI CAPIASCO,CIAO, TERZABASE