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Episodi curiosi di quando il baseball era altra cosa

Nella foto Tomasella con la casacca del Milano (foto tratta dal sito Milano baseball 1946)
Nella foto Tomasella con la casacca del Milano (foto tratta dal sito Milano baseball 1946)

di Franco Ludovisi

IL LIMITE DI TEMPO

1983 - PONTE DI PIAVE- Dal momento che in questa stagione c’era la stupida regola di sole due ore e mezzo di partita a volte ti conveniva tirare in lungo una tua difesa od un attacco per far scattare il momento che imponeva la chiusura dell’incontro. In una partita dove avevamo un piccolo margine di vantaggio recuperabilissimo dai nostri contendenti ed eravamo in difesa ed agli sgoccioli del tempo a disposizione intimai a Tomasella il nostro pitcher di non lanciare più a casa base, ma di effettuare solo assistenze sul corridore che occupava la prima base:

Tommy con la sua “faccia da carburo” non se lo fece dire due volte e cominciò così una serie di lentissimi pick off in prima.

Dopo diversi di questi tentativi di tenere il corridore attaccato alla base gli avversari capirono assai bene il nostro intento e cominciarono a lamentarsene con l’arbitro che rimase perplesso.

 

Il pubblico di parte avversa urlava ogni cosa al nostro indirizzo, ma anche il nostro pubblico non si sapeva spiegare tale comportamento e cominciava a spazientirsi.

 

Dopo qualche altro momento l’arbitro mi chiama e mi dice se vogliamo continuare la partita:

Ma non lo stiamo già facendo?”

No, voi di fatto volete perdere tempo!”

La regola delle due ore e mezzo non l’ho mica fatta io” replico”così come non ho fatto tutte le altre regole del baseball!”

L’arbitro dovette prenderne ovviamente atto e dopo alcuni altri pick off del nostro Tomasella pose fine alla partita per limite di tempo!

 

 


LA SOTTOMAGLIA

 

A Conegliano, prima dell’inizio della gara l’arbitro ci intima di indossare tutti la maglia sotto la casacca o di farla togliere a chi ce l’ha e di giocare tutti senza.

Gli faccio notare che non esiste una regola siffatta:

L’unica che mi viene in mente è quella che recita che la lunghezza delle maniche di un giocatore deve essere identica”.

 

Le regole le fa lui e se vogliamo giocare dobbiamo adeguarci.

 

William Furlan, il nostro partente vuole giocare con la maglia e tutti si adeguano anche se fà un caldo bestia.

 

A me questa imposizione del direttore di gara fa girare le palle e cerco un modo per sputtanare l’arbitro:

mi tiro su le maniche fino a farle scomparire sotto a quelle della casacca così da sembrare senza maglia addosso.

 

Quando l’arbitro se ne accorge crede che non abbia ottemperato alla sua disposizione e senza motivare mi intima l’espulsione.

 

Glie ne chiedo la ragione e lui dichiara che è la mancanza della maglia.

Io sollevo la manica della casacca e gli mostro la maglia arrotolata fin su ed ironicamente gli chiedo:

La regola era anche che le maniche dovessero stare belle distese fino ai polsi?”

 

L’arbitro deve recedere dall’espellermi.

 

Vi assicuro che la soddisfazione che provai per questo stupido battibecco fu ben superiore alla soddisfazione per la vittoria che comunque ottenemmo sul campo.

 

 


IL COACH "MOLTO AMERICANO" E LE MUTANDE

 

Nel prepartita della gara con la fortissima Juve sto conversando con i direttori di gara quando veniamo avvicinati dal capitano della squadra di Torino che ci comunica:

Dal momento che il nostro coach è “molto americano” mi incarica di dirvi che l’utilizzazione del campo nel prepartita è il seguente: bla, bla, bla:

 

Naturalmente anche noi conoscevamo la prassi e lo dicemmo, ma chiedemmo anche a questo messaggero perché mai queste “importanti istruzioni” non ci fossero state impartite proprio dal “molto americano” coach.

 

Il coach in questione non amava mettersi in divisa e, pur firmando l’ordine di battuta preferiva rimanersene in panchina in tuta, cosa non permessa dal regolamento.

 

Alla faccia del “molto americano”, definizione che implicava grande attenzione alla tradizione ed agli usi del gioco, penso.

 

Allora - dissi all’arbitro – se il “molto americano” coach, per qualsiasi motivo, durante la partita uscirà dalla panchina senza la regolamentare divisa mi sentirò autorizzato ad andare a suggerire in terza in mutande?”   

 

Dal Libro dei Ricordi - di Franco Ludovisi

 

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