
liberamente tratto da detfreep
Nella Major League, ad oggi, il numero di manager di lungo corso senza squadra è impressionante, in particolare:
John Farrell: ha vinto le World Series nel 2013 con i Boston Red Sox, quest’anno ha vinto il titolo dell’American East per poi essere eliminato nell’ALDS. Licenziato!
Dusty Baker: ha vinto almeno 95 gare nelle due stagioni in cui è stato con i Washington Nationals i quali hanno ritenuto opportuno dargli il ben servito dopo essere stati anch’essi eliminati al primo turno dei playoff.
Poi c’è Joe Girardi il cui contratto non è stato rinnovato dopo 10 anni di successi con i New York Yankees. Girardi quest’anno ha guidato una squadra molto giovane a un passo dalla partecipazione alle World Series, ma l’organizzazione ha deciso di muoversi in un’altra direzione.Tutti e tre sono stati rimpiazzati da manager al loro debutto nel ruolo.
Viene da chiedersi, quindi: Qual è il pregio più importante per un manager al giorno d'oggi?
La tendenza di assumere manager sempre più giovani e più orientati verso le statistiche è iniziata già da qualche periodo, ma per quanto sta avvenendo quest’anno, sembra che il livello abbia raggiunto un punto di non ritorno e dove si sta cercando di reinventare il ruolo del manager.
Molti dei responsabili di queste decisioni hanno fatto di questo lavoro il loro pane quotidiano già da diversi decenni. Ma a un certo punto bisogna soffermarsi e chiedersi se questi dirigenti contrari alla filosofia dei vari Baker e Girardi credono veramente che l’erba del vicino sia sempre più verde e se un affidarsi in via primaria alle statistiche debba essere considerata più importante rispetto all’esperienza di un manager. Il baseball naturalmente offre ampi spazi alle analisi per un gioco praticato da esseri umani, e le World Series disputate dagli Astros e Dodgers, due squadre che più delle altre si affidano alle statistiche, sembrano confermare questa tesi.

In contrapposizione vi sono coloro che credono che le analisi possano essere di maggior sostegno per lo sviluppo e acquisizione di giovani talenti anziché per l’utilizzo da parte del manager.
Prima di tutto il manager deve essere un leader, deve saper gestire lo spogliatoio con saggezza e responsabilità, e deve saper gestire i momenti di alte e basse tensioni che non mancheranno nel corso del campionato. E qui niente può tornare più utile se non l’esperienza. Creare aspettative, favorire cambiamenti e ringiovanirsi sono ottimi obiettivi, ma a un certo punto bisogna anche prendere in considerazione che questi fattori possono ritorcersi contro.
Il baseball si gioca da oltre 100 anni e vi sono alcuni aspetti del gioco, tipo il posizionamento in difesa, la corsa sulle basi e l’utilizzo del bullpen, che possono senz’altro essere migliorati conseguentemente alla vasta quantità di informazioni oggi a disposizione. Ma ritenere che questi aspetti siano i più importanti per un manager significa sottovalutare l’aspetto umano che in definitiva è un fattore insostituibile di questo sport. E non esiste nemmeno un elemento che possa sostituire la comunicazione, che forse rappresenta la dote più importante per un manager. Per una squadra formata in gran parte da giovani, o con giocatori di una certa levatura, e per una squadra con l’obiettivo di vincere nell’immediato, non vi è dubbio che l’aspetto umano deve avere la priorità.

(Proprio a causa di questa diversità di pensiero s’incrinarono i rapporti tra Joe Torre e Brian Cashman che a distanza di un anno portò alla fine della loro collaborazione. Il GM Cashman voleva acquistare Doug Mientkiewicz che aveva migliori numeri rispetto a Bernie Williams, il favorito di Torre. Quest’ultimo cercò di convincere Cashman rafforzando la sua tesi sostenendo che per lui, come per qualsiasi altro manager nel dougout avversario, vedere Williams nel box di battuta avrebbe creato maggiori grattacapi rispetto a Mientkiewicz, anche se le medie di quest’ultimo erano migliori. La vinse Cashman e Torre si allontanò con questa frase: Non dimenticare mai che in questo sport esiste l’aspetto umano. ndt).
Con ciò non si vuole affermare che le statistiche non siano utili o da non tener conto, ma esse formano solo una parte del puzzle nella formazione e gestione di una squadra e ad esse va rivolta la massima attenzione come per ogni altro fattore.
Ma per come le cose stanno andando in questa offseason mettendo da parte manager che non hanno fatto altro che essere vincenti nel corso della loro carriera viene da chiedersi se essi stanno diventando una razza ormai in via di estinzione. E se così fosse, certo non sarebbe un bene per il mondo del baseball.
Frankie Russo
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