
Tratto da "Cronaca di una vita nel Baseball" di Franco Ludovisi
Proprio in Nazionale negli anni 60 si verificò uno strano caso di doping:
CARLO TAGLIABOSCHI chiese di poter consumare vino ai pasti. La risposta venne dal Principe Steno Borghese Presidente della Federazione che disse che gli risultava che alle Olimpiadi di Roma “tutti gli atleti fossero usi consumare Coca Cola ed Aranciata oltre all’acqua minerale” e basta. Carletto nel suo dolce e colorato modo di dire le cose fece presente che lui era abituato a bere mezzo fiasco di vino a pasto e che se adesso non ne aveva neppure un bicchiere sarebbe entrato di certo in”ASTINENZA”!! Non ricordo se venne accontentato.
Questo episodio è avvenuto ad Utrech in occasione della prima vittoria dell’Italia sulla nazionale Olandese, 22 agosto 1959, vittoria ovviamente storica (Olanda-Italia 3 a 8).
Gli spettatori olandesi non si aspettavano un’Italia così competitiva e brava e rimanevano spesso interdetti e muti quando qualcuno dei nostri stampava una battuta valida in faccia agli oranges:
per contro applaudivano freneticamente alle battute fatte dai giocatori di casa, come era ovvio e prevedibile.
Mi alternavo con Andrea Balzani nel box di terza e in quello di prima a suggerire ai nostri corridori in base:
all’ennesima valida italiana accolta in silenzio dal pubblico olandese mi girai verso le gradinate ed invitai platealmente gli spettatori ad applaudire così come facevano per i loro beniamini.
Con mia grande sorpresa il pubblico applaudì vigorosamente ed ebbi la sensazione che molti di quegli applausi li facessero a me personalmente per l’iniziativa.

Al termine del nostro attacco rientrato nel nostro dogout dovetti assistere, di lì a poco, ad una valida olandese ottenuta sul nostro grande Giulio Glorioso:
in quel momento mi sentii chiamare a gran voce dagli spettatori che ripetevano in inglese il numero che portavo sulla casacca e dovetti uscire a vedere che cosa volevano; volevano semplicemente (e correttamente) che anch’io applaudissi la valida dei nostri avversari.
Lo dovetti fare, ma la cosa mi costò non poco!
Dopo la storica vittoria sul campo ad Utrecht ci venne offerto un pranzo ufficiale dagli olandesi e tutta la squadra, in abito blu da cerimonia e cravatta azzurra, vi partecipò con grande entusiasmo.
Riuscimmo a bere anche qualche bicchiere di spumante e così, in allegria, all’uscita dal ristorante percorremmo alcune stradine e giungemmo in una piccola piazza dove al balcone di una palazzina di stile gotico c’èra una giovane e bella ragazza che ci osserva incuriosita:
subito ci viene l’idea di farle una serenata ed allora, allineati come per una foto ufficiale, le cantammo “arrivederci”la celebre canzone di Bindi che furoreggiava quell’anno e che noi avevamo imparato a cantarla in coro sotto la direzione precisa ed attenta di Andrea Goldstein provetto prima base e corista alpino.
La ragazza, assai sorpresa, piacevolmente sorpresa, correva dal balcone all’interno della casa stupita della serenata.
Noi, di sotto, continuavamo a cantare soddisfatti dell’esito e la gente di passaggio ci applaudiva e ci offriva…… “monetine” per la nostra prestazione.
Franco Ludovisi
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