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L'ultimo fabbricante di guanti USA non molla

Nella foto un guanto per i Texas Rangers fabbricato dalla Nokona
Nella foto un guanto per i Texas Rangers fabbricato dalla Nokona

di Frankie Russo

Tratto dal sito bloomberg.com

In una cittadina nei pressi di Dallas, la piccola fabbrica Nokona resiste ai tempi. Ma come? Questa piccola costruzione in mattoni non dovrebbe essere qui, ma forse dovrebbe stazionare nelle Filippine, in Vietnam o in Cina, ma non qui nel Texas. I guanti da baseball, come molti altri oggetti, non sono più prodotti negli USA. Negli anni ’60 la produzione si trasferì in Asia per non farne mai più ritorno. Il baseball potrà anche essere il  ‘passtime’ favorito degli americani, e sono poche le cose più apprezzate del loro primo guanto – l’odore, il tatto, i ricordi estivi dell’infanzia - ma ormai la maggior parte dei guanti è fabbricata a migliaia di miglia  di distanza da persone che non possono nemmeno permettersi un biglietto al Fenway Park.

Ma una ditta non si è arresa all’evoluzione. Sin da quando ci fu la Great Depression, in una cittadina nei pressi di Dallas, la Nokona, una volta dedita a produrre stivali e fruste per i cowboy, ha continuato a fabbricare guanti da baseball. A fianco vi è un negozio di mangime per animali che, al prezzo di 5$, offre un tour per visitare la fabbrica dove si producono gli ultimi guanti da baseball in America. Si possono intravedere gli operai tessere la cinghia manualmente, passare i lacci attraverso i buchi con gli aghi e dare la forma con uno specifico martello. In ultimo viene applicata una bandiera americana, il cui significato, dicono alla Nokona, va ben oltre la semplice fabbricazione del guanto.

 

Made in America significa che credi nel nostro Paese” afferma  Carla Yeargin, ispettrice e guida turistica alla Nokona  dove ha iniziato a lavorare come portiere. “Abbiamo una passione infinita per il guanto da baseball perché è prodotto qui”.

Il prodotto finito può costare fino a 25 volte più di una versione prodotta all’estero venduto in un qualsiasi altro punto vendita. È una conseguenza di un prodotto di alta qualità della Nokona e rappresenta una grossa sfida per la ditta.

  

Dopo la Guerra Civile, i proprietari terrieri portarono il loro bestiame verso il nord. La città di Nocona, posizionata a 100 miglia nord-ovest di Dallas e che prende il nome da un capo Comanche, ivi sviluppò il commercio di articoli in cuoio. Nella denominazione della ditta, la ‘c’ è sostituita dalla ‘k’ poiché negli anni 30 il nome della città non poteva essere utilizzato per commercializzare i prodotti. Oggi vi abitano circa 3.000 persone con pochi semafori. Le strade sono tappezzate dalle scritte “God Bless America” e “Benvenuti”.

 

Fondata nel 1926, la fabbrica originariamente produceva portafogli e borse. Fu un ex giocatore di baseball del Rice University di nome Roberts Storey che trasformò Nokona in una fabbrica di guanti da baseball. Agli allori del baseball, usare il guanto era considerato non virile e fratture alle mani erano all’ordine del giorno. I primi prototipi di guanti avevano poca imbottitura e nessun divisorio per le dita. Negli anni 20 e 30 si cominciò a produrre guanti con una rete tra il pollice e l’indice creando una tasca.

 

Con il passaggio della produzione in Asia negli anni 60, la Nokona rischiò il fallimento. Storey non si arrese. Il nipote oggi racconta che era lontanissima l’idea del nonno di doversi trasferire in Giappone,  e che semmai avesse dovuto dire ai suoi operai che la fabbrica doveva chiudere e sarebbero rimasti senza lavoro, avrebbe preferito isolarsi e andare a pesca. Ma non è stato facile sopravvivere. Nel 2010 la Nokona dichiarò fallimento ma poté continuare a produrre grazie all’intervento di una ditta di produzione di guanti da football che comprò buona parte delle azioni. Ciononostante, oggi la fabbrica da segni di cedimento nella pretesa di restare tutta americana. Recentemente ha dovuto importare guanti parzialmente assemblati in Cina, fatti di cuoio Kip, una delicata parte della pelle di vacca.

Il 98% però dei loro guanti sono prodotti in Nocona. L’ambiente è inspirato dal profondo profumo del cuoio. Nell’ingresso, prototipi dei lavori eseguiti nei decenni sono appesi sul muro, a cominciare dai primi portafogli fino alle più moderne imbottiture sportive. Quando si effettua un acquisto, la cassiera Helen, che è lì da 55 anni, compila manualmente la ricevuta.

 

Fabbricare un guanto da baseball richiede circa 40 passaggi e 4 ore.  Il pellame è fornito in gran parte da Chicago o Milwaukee e viene prima testato per la temperatura e spessore. I lavoratori abbassano le presse su stampi in metallo per tagliare il cuoio. I pezzi - alcuni modelli ne richiedono fino a 25 - vengono cuciti congiungendo le parti interiori con quelle esteriori. Il prodotto poi viene rivolto e rimodellato su ferri caldi. Per rendere  il cuoio più flessibile, viene utilizzato un tipo di grasso che durante la Seconda Guerra Mondiale serviva per pulire i fucili.  

Nella foto Nolan Ryan
Nella foto Nolan Ryan

La ditta enfatizza sui particolari per ogni guanto, e questo naturalmente influisce sul prezzo. La Rawlings ha guanti per ogni esigenza, i modelli più importanti sono costosi, ma è possibile acquistare un guanto per bambini da 9 inch per meno di 8$. Un equivalente della Nokona costa 220$, e il modello professionale può arrivare fino a costare 500$.

 

Come per i tanti articoli ex made in USA, molti sono fabbricati all’estero e  riprodurli negli USA non genererà i posti di lavoro sperati da Trump.

 

Nokona produce circa 40.000 guanti l’anno, solo una piccola frazione dei 6 milioni venduti annualmente negli States. Sono circa 35 gli operai nella fabbrica di Texas, e Storey non vuole rendere pubbliche le entrate. Sa di non poter essere come la Nike, ma sa di poter conseguire profitti.

 

È difficile competere con le grosse aziende come la Rawlings, Wilson e Mizuno per accaparrarsi le vendite nella Major League. Alcune aziende pagano i giocatori per far utilizzare i loro guanti. La Nokona invece ha un solo grande estimatore superstar: la Leggenda del Texas e Hall Of Famer Nolan Ryan, il cui primo guanto fu proprio un Nokona. Inoltre, Ryan appare in alcuni clip pubblicitari dell’azienda. In totale, però, sono solo una dozzina di giocatori delle majors che utilizzano il loro guanto artigianale.

 

E allora, dovendo lottare contro tante contrarietà, perché non chiude la Nokona e se la da a gambe?

 

Perché sono un pazzo ed è tutto ciò che so fare” replica Storey.

 

Frankie Russo

 

 

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