Gli Axter

Prefazione di Paolo Castagnini

Riprendiamo la pubblicazione dei racconti premiati al Concorso letterario  "Scuole Maestre Pie" di Bologna. Il 25 maggio scorso avevamo pubblicato la vincitrice ( Francesca Capuzzo con il racconto:  "Willie e il baseball") e il 3 Giugno "L'invenzione del baseball" scritto da Francesco Beuri che abbiamo valutato come "Premio fantasia". Oggi vi presentiamo uno dei due racconti premiati da Baseball On The Road al 2° posto e cioè "Gli Axter" scritto da Chiara Faggioli, una ragazza di 5^ Elementare. Le motivazioni del premio come sempre sono scritte dal nostro Michele Dodde. Buona lettura!

 

2^ classificato

 

GLI AXTER

 

Chiara Faggioli - Classe 5^ Elemantare

 

MOTIVAZIONE di Michele Dodde - Un significativo esempio di come un episodio possa cambiare personalità, tempo ed impegno. Quel “il baseball che tanto mi aveva dato e allo stesso tempo mi aveva tolto” condiziona ed offre momenti di meditazione su atteggiamenti che diventano aggregazione e capacità propulsiva di quanto si riesce a donare con la propria passione per il gioco.

 

  

    Erano le quattro del pomeriggio, io il coach e la mia squadra di baseball eravamo pronti per la partita e per annientare gli avversari. Dovevamo giocare poche ore dopo ed eravamo eccitati : quella sarebbe stata la partita finale, la più importante. Sapevamo che ad accoglierci nello stadio ci sarebbe stata una marea di gente e altrettanta ci avrebbe guardato da casa. Il coach andò a chiedere all’ autista del nostro pullman a che ora saremmo dovuti arrivare, ma all’ improvviso si sentì un suono stridulo e subito dopo il pullman si ribaltò . Io ricordo solo che sentivo un male atroce alla gamba e che vedevo fumo nero, poi all’ improvviso svenni.

 

    Mi risvegliai in un letto d’ ospedale e capii al volo che avevamo fatto un incidente. Io continuavo a sentire un dolore lancinante alla gamba. Ad un tratto entrò nella mia stanza un infermiere che mi disse :- Lei ragazzo è stato molto fortunato perché è l’unico sopravvissuto all’ incidente , ma nell'impatto ha perso una gamba .- Appena me lo disse mi sentii malissimo . Avevo perso tutto , tutto quello a cui tenevo e tutti i miei sforzi erano andati in fumo.

 

    Qualche settimana dopo potei tornare a casa ma da quel momento odiai il baseball e decisi di vendere tutti i miei oggetti: il guanto , la divisa , il casco e la mazza. Buttai tutte le foto che riguardavano quello sport e non guardai mai più una partita. I miei anni passarono tristi, pieni di dolori e rabbia. Imparai a convivere con la protesi. Un giorno però , mentre andavo in soffitta, sbirciai nella toppa e vidi il mio vecchio guantone e la mazza di quando ero piccolo. Decisi di scendere, ma qualcosa mi spinse ad aprire la porta ed entrare in quella stanza. C’erano molte scatole impilate, ne aprii una e ritrovai parecchi filmati riguardanti me da piccolo e poi da più grande mentre giocavo a baseball. Riguardandoli mi venne da piangere, ma provai anche nostalgia verso quello sport che tanto mi aveva dato e allo stesso tempo tolto. Pensai che sarebbe stato bellissimo trasmettere questa passione ad altri ragazzini e decisi di diventare un coach.

 

    Uscii allo scoperto, mi misi al lavoro per formare una squadra, feci delle audizioni e fu per me una sorpresa vedere arrivare tanta gente, credo più per la fama che per la bravura. Formai un’ottima squadra e ci chiamammo gli Axter. Ogni giorno ci vedevamo per gli allenamenti dalle quattro fino alle otto di sera, ma quando ci fu la prima partita perdemmo e così pure la seconda e la terza . I ragazzi erano sconfortati ma io riuscii a tirarli su di morale e con il tempo iniziammo a vincere e a vincere, fino a quando ci ritrovammo in finale.

 

    Era il nostro momento ma soprattutto il mio: volevo che vincessimo a tutti i costi ! Appena iniziò la partita ci ritrovammo in svantaggio e con due giocatori infortunati: le possibilità di farcela svanivano sempre di più. I miei ragazzi però continuavano a crederci, a supportarmi e darmi fiducia . Ci ritrovammo piano piano in parità e allo scadere del tempo facemmo punto, vincendo.

 

    Quella fu una grande vittoria per la squadra ma soprattutto una rivincita personale: l’incidente accaduto tanti anni prima mi aveva reso più forte, una persona migliore capace di affrontare le difficoltà a testa alta. Ero riuscito ad attraversare tutto il mio tunnel buio e a ritrovare la luce negli occhi dei miei ragazzi . 

 

 

Un momento della premiazione
Un momento della premiazione

Scrivi commento

Commenti: 0