Squeeze play

La foto è tratta da Incipitmania.com
La foto è tratta da Incipitmania.com

di Paolo Castagnini

tratto dal libro di Paul Auster: "Squeeze play" tradotto in italiano "Gioco Suicida".

Entrare nello stadio di una grande squadra è un'esperienza che non puoi paragonare a nessun'altra. Prima eri nella metropolitana, stretto in spazi angusti, circondato da metallo e apparecchiature varie; e uscendo ti sei ritrovato ancora in un paesaggio di mattoni, pietre e sconcio metropolitano. Hai girato intorno allo stadio con qualche migliaio di altre persone alla ricerca dell'ingresso giusto, hai dato il biglietto a un tale in uniforme, hai oltrepassato il cancello girevole e ti sei inoltrato in una tenebrosa fuga di tunnel di cemento nudo, voci echeggianti e corpi che si premono. Ti dà l'impressione di aver fatto tanta strada solo per entrare in una sequenza onirica di qualche film di Fellini. Ma poi sali la rampa ed ecco, è lì. E' quasi impossibile abbracciarlo tutto in una volta. La repentina impressione di spazio è tanto forte che per qualche secondo non sai più dove sei. 

E' diventato tutto così vasto, così verde, così impeccabile, che ti sembra di essere entrato nel giardino all'italiana del castello di un gigante.

A poco a poco cominci ad abituarti. Osservi i dettagli secondari, le piccole cose che contribuiscono a creare l'effetto d'insieme. Ammiri il bianco immacolato delle basi, la simmetria del monte del lanciatore, la terra perfettamente spianata del diamante. Vedi i numeri enormi e le enormi parole sul tabellone, e a poco a poco assimili la folla, a partire dagli sconosciuti che ti stanno intorno per arrivare fin laggiù dove le persone sono solo una macchia di colore e clamore. Per le due o tre ore successive la geometria del campo che hai davanti catturerà completamente la tua attenzione. Nel cuore della città, ti troverai rapito in un universo pastorale, a guardare una palla bianca che vola qui e là nello spazio dettando i movimenti di diciotto maschi adulti. Niente per te conterà di più di quella palla. Ti assorbirà così totalmente che quando infine ti metterai in coda e tornerai nel mondo normale, resterà insieme a te come il bagliore di una lampadina che ti si sia spenta davanti agli occhi.

 

N.d.r. Ho trovato molto bello il racconto dell'ingresso allo stadio tratto dal capitolo 19 del libro di Paul Auster "Squeeze play" con la traduzione in italiano di Massimo Bocchiola "Gioco suicida". Il libro è uno dei primi lavori di Auster inserito nella collana "sbarcare il lunario", proprio così, e il titolo dice tutto. A quel tempo quello che sarebbe diventato un grande scrittore, sceneggiatore, regista Americano era impegnato a sopravvivere. Grande appassionato di baseball costruì persino un gioco da tavolo "Action baseball", ma non ebbe un grande successo. Il libro Squeeze play (Gioco Suicida) fu scritto e pubblicato nel 1978 e Einaudi lo pubblicò tradotto in italiano nel 1997.

 

Il libro è consigliato per tutti gli amanti del romanzo giallo.  

 

Paolo Castagnini

 

 

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