La Steve Blass disease

Nella foto Steve Blass
Nella foto Steve Blass

di Allegra Giuffredi 

Nei miei articoli più recenti, vi ho parlato della YIPS, ossia di quella strana sindrome che talvolta ottunde le capacità e il talento di molti sportivi. Nel baseball, un esempio importante ne è stato Steve Sax (1961) di cui appunto vi ho già diffusamente parlato, ma in questi articoli a forma di matrioska, non posso mancare di ricordare: Mackey Sasser (1962), Chuck Knoblauch (1968) e Steve Blass (1942), perché anche loro hanno sofferto di YIPS.

E soprattutto Steve Blass, pitcher dei Pirates di Pittsburgh, è ricordato per avere dato il nome alla stessa improvvisa mancanza di controllo, che colpì Sax e con l’antipatico privilegio di vedersi citare, proprio come quest’ultimo all’interno di una vera e propria Malattia, ossia la “Steve Blass disease”.

Blass è stato un valido lanciatore dei Pirati di Pittsburgh per dieci anni, dal 1964 al 1974 e inspiegabilmente nel 1973 cominciò a perdere il controllo del braccio; qualcuno ci vide un nesso psicologico dovuto alla triste morte dell’amico Roberto Clemente (1934 - 1972), che morì tragicamente l’anno precedente in un incidente occorso all’elicottero con il quale stava portando aiuti in Nicaragua, dopo un rovinoso terremoto, ma Blass negò sempre qualsiasi collegamento.

 

Altre vittime illustri della “Steve Blass disease” sono stati Rick Ankiel (1979), Mark Wohlers (1970), Dontrelle Willis (1982), Ricky Romero (1984), and Daniel Bard (1985). 

Nella foto Joe Wood
Nella foto Joe Wood

Ma ci sono sindromi e sindromi e un’altra tra queste è la cosiddetta Smoky Joe Wood Syndrome, vale a dire quell’accidente che colpisce tutti quelli che pur avendo una carriera promettente si perdono, appunto, per un incidente, proprio come capitò a Joe Wood (1889 – 1985).

 

Ty Cobb (1886 - 1961) riconobbe in Joe Wood uno dei più grandi lanciatori di sempre, ma dopo due stagioni davvero travolgenti, giocate con i Boston Red Sox, nel 1911 e nel 1912, il destino gli fu avverso e nel 1913, a seguito di una doppia frattura al pollice e al braccio, reiterata qualche anno più tardi, non ci fu più niente da fare e nulla poté il solo talento.

Nella foto Peter Reiser viene portato fuori dal campo in barella dai compagni in uno dei molti infortuni
Nella foto Peter Reiser viene portato fuori dal campo in barella dai compagni in uno dei molti infortuni

Pistol Pete Reiser e Christy Mathewson sono altri esempi di questo genere di sindrome.

 

Reiser, detto “Pistol Pete” e paragonato addirittura al grande Willie Mays (1931), giocò come esterno per soli dodici anni, dal 1940 al 1952, con diverse squadre di baseball, tra le quali, i Brooklyn Dodgers, ed è stata una promessa mancata del grande baseball, perché metteva una tale foga nella difesa da fratturarsi ripetutamente e in un’occasione, si ruppe pure il cranio, restando temporaneamente paralizzato ed in pratica portato fuori dal campo … di gara, in barella per ben undici volte: un vero record.

 

Christy Mathewson (1880 – 1925) pitcher dei NY Giants, non lanciava mai di domenica, in quanto assai devoto e si rovinò vita e carriera, per gli effetti nefasti della Prima Guerra Mondiale, durante la quale si ammalò a causa del gas nervino, morendo successivamente per gli effetti della tubercolosi. 

 

Allegra Giuffredi

 

 

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