
Per noi che il baseball aspettano l’alba, le pagine ingiallite dei ricordi risvegliano sempre quelle curiosità che santificano aspetti e considerazioni come la domanda ingenua di chi si chiede come mai la Gazza Ladra abbia gli stessi colori juventini bianconeri…ma questa è un’altra storia. Quella vicino a noi inizia ad un dopo partita svoltasi sul diamante di Bologna quando l’umpire di turno, nella piena convinzione di aver diretto ottimamente l’incontro a casa base, chiese al lanciatore vincente come avesse chiamato i suoi lanci. Intimamente l’umpire si aspettava, com’è intuibile nella natura umana, un elogio per il suo operato. “Umpire – fu la risposta – me ne avesse chiamato uno giusto…tuttavia è grande la mia stima per lei che ho ritenuto opportuno non protestare”. Il lanciatore era l’indimenticabile Kiko Corradini e l’umpire… mbeh, lui si sottopose, suo malgrado, ad una prima doccia questa volta fredda.
A Rimini invece il caso volle che si ritrovassero di fronte, dopo una lunga e cocente squalifica semestrale, Franco Ludovisi, questa volta in veste di lanciatore, e l’umpire Dossena, già causa della citata squalifica, questa volta in veste di plate umpire. Il manager Gualtiero Carli, a conoscenza dei trascorsi episodi, guardingo e minaccioso verso il Ludovisi lo catechizzò con un perentorio: “Fai come se non ci fosse, capito???”.
Iniziò la partita. Il primo lancio calibrò la pallina perfettamente pennellata in mezzo alla zona dello strike. L’umpire Dossena con voce ferma giudicò “BALL !!!”.
Nessuna reazione, massima indifferenza, anzi il Ludovisi sfuggì volutamente anche lo sguardo interrogativo del ricevitore.
Poi accadde che fu Dossena a togliersi la maschera dirigendosi verso il monte di lancio e ivi giunto, fissando Ludovisi, disse:” Ludovisi mi creda, da bancario a bancario quali siamo, quella pallina era un ball !”. “Come?-fu la risposta- Da bancario a bancario?. Ma va !!!”. Ed entrambi incominciarono a ridere saldando quella che incominciò ad essere una sincera amicizia.

Ad inizio degli anni sessanta a Nettuno un incauto manager, nell’andare a conoscere l’esordiente umpire, con fare sornione si lasciò sfuggire il seguente invito:
“ Umpire, se eventualmente dovesse avere dei dubbi nel giudicare un’azione, decida in favore della mia squadra. Così non ci saranno problemi”. “ Grazie – rispose l’umpire – certamente farò così. Anzi le confesso quale è il mio vero problema. Ecco, io non ho mai dubbi !!!”.
Poi, durante lo svolgimento della gara, ad un complicato e stretto arrivo in scivolata a casa base l’umpire con giusta enfasi decretò il salvo e punto acquisito. Il ricevitore prontamente lo apostrofò:
“ Umpire!, io l’ho visto out!”. “Certamente – rispose l’umpire – anch’io al posto suo l’avrei visto out. Ma non ero al posto suo…”. Ed il fare ironico e destabilizzante di quel grande umpire che fu Mario Noli divenne leggenda su tutti i diamanti.

Comunque dubbi non pochi plasmarono anche Ludovisi quando, da buon prezzemolo idoneo ad insaporire le vivande, nel 1980, per un anno intero, saltò l’ostacolo interpretativo del Regolamento Tecnico andando a vestire la divisa degli uomini in blu.
Fu così che, oltre ad annotare sulla propria agenda intellettuale quanto fosse difficile il compito di giudice di gara, si trovò ad emettere un giudizio che ancora oggi lo fa riflettere. Con la situazione di due eliminati e corridori in seconda e terza base, il battitore riuscì a battere la pallina indirizzandola verso l’esterno sinistro.
Questi, valutata la traiettoria che si stava rivelando corta, attuò una spettacolare presa in tuffo scivolando in avanti. La difficile presa poi fu perfezionata dallo stesso giocatore che da terra, a riprova che era in saldo possesso della palla, alzò il guanto sopra la testa coinvolgendo tutti nella visione. Alla chiamata di OUT che dichiarava la terza eliminazione e dunque la fine dell’inning, sia i corridori in base sia la squadra in difesa incominciarono a lasciare il diamante.
Prima di entrare nel dug out, l’esterno in questione si accorse di non indossare più il cappellino che di fatto gli era caduto in terra durante la scivolata. Allora ritornò sui suoi passi per recuperarlo e prendendolo per la tesa, nel sollevarlo si vide cadere dal suo involucro la pallina che quindi non era finita nel guanto del giocatore ma a terra.
Un attimo di elettrizzante silenzio poichè momenti prima nessuno si era accorto della mancata presa, umpire compreso. Poi il manager della squadra in attacco incominciò a reclamare per il giudizio dell’out con la richiesta di ritornare in campo, il manager della squadra in difesa a puntualizzare che la chiamata dell’out aveva di fatto bloccato qualsiasi iniziativa di gioco oramai irripetibile, l’umpire Ludovisi a laurearsi velocemente in diplomazia asserendo che se la presa al volo della pallina era stato un miraggio, ebbene allora tale doveva restare per il bene di tutti ed anche per chi da settanta metri doveva emettere il giudizio, quindi eliminazione compresa.
Poi ritornando nella trincea che l’ha visto completo rifinitore di strategia da attuare sui diamanti, più volte qua e là il Ludovisi è stato trovato con le dita impolverate come avvenne a Buttrio il 10 giugno del 1990 quando la locale squadra incontrò quella di Padova. Cita il comunicato nr. 10 del 13 giugno che il Giudice Unico di categoria, dopo aver esaminato il referto della gara, adottò verso i giocatori D’Arcais Marco, Castello Matt, Ponchia Emilio, Turioni Andrea ed il manager Ludovisi Franco, tutti del Padova B.C., il seguente provvedimento disciplinare: “ammonizione per proteste avverso decisioni arbitrali”. Per la cronaca di allora il Padova vinse per 8 a 6.

Un ulteriore prying problem capitò al sanguigno Dario Bazzarini, allora pedina dei Black Panthers di Ronchi dei Legionari, quando nel 1990 incappò in una interdizione dalla gara di intergirone del 10 giugno sino al 9 agosto perché “espulso per ripetute e plateali proteste avverso giudizi arbitrali, non ottemperava immediatamente all’ordine di espulsione, persisteva nel medesimo atteggiamento e manteneva un comportamento gravemente non regolamentare spintonando leggermente con la spalla l’arbitro capo”.
A seguito dell’appello della Società Black Panthers avverso a tale interdizione, la C:A:F:, dopo aver esaminato gli atti ed ascoltato le testimonianze deliberò ritenendo che la responsabilità disciplinare del Bazzarini andava confermata ed anche la sanzione inflitta che però appariva “adeguata” anche in considerazione del fatto che l’attività agonistica della Serie A di baseball di quell’anno avrebbe subito una interruzione dal 23 luglio ad agosto inoltrato talchè una parte non indifferente della disposta interdizione avrebbe trovato”collocazione in detto periodo di inattività”.
E poi a dire che quelli che il baseball aspettano l’alba…..
Michele Dodde
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