
libera traduzione da ESPN
Pochi giorni fa abbiamo raccontato come molti giocatori preferiscono sventolare per il fuoricampo dando meno importanza allo strike out. La tesi è confermata anche perché nel 2016 è aumentato sia il numero di fuoricampo sia il numero di strike out. Questo porterebbe a pensare che i battitori dotati di potenza siano ancora l’obiettivo principale delle società ma, per come si è sviluppato il mercato nella offseason, questa teoria sembra essere controcorrente. Basti notare come Mike Napoli e Encarnacion, Trumbo e Bautista siano rimasti per parecchio tempo sul mercato. Fino a gennaio, dei 18 free agent che avevano battuto più di 20 home run nel 2016, 10 erano ancora in cerca di squadra e cinque lo sono ancora. Questo ci porta alla conclusione che il fuoricampo rimarrà pur sempre una delle azioni più esaltanti per i tifosi, ma le società si stanno muovendo in una diversa direzione.
Le società sono sempre più alla ricerca del ‘giocatore completo’ e del suo rispettivo valore.
Slow market for sluggers
The top home run hitters on this winter's free-agent market and when they signed:
La grande quantità di informazioni a disposizione permette alle società di valutare ogni aspetto del giocatore, e più dettagliate sono le informazioni, più sono le probabilità che questo tipo di giocatore trovi la sua collocazione rispetto al grande slugger, anche se trattasi di un aspetto del gioco che ha reso famoso Babe Ruth e tanti altri.
Questa strategia ovviamente si scontra con quella degli agenti dei potenti battitori che sostengono come ai tifosi interessa ancora osservare la palla superare la recinzione e che i lanciatori temono di più questo tipo di giocatore.

In effetti è un discorso che non fa una piega. Esiste forse un’azione che può cambiare il risultato più velocemente di un fuoricampo? Esistono forse azioni che possono esaltare le folle più di un fuoricampo? Esiste forse un giocatore che può intimidire di più la difesa avversaria? L’ovvia risposta è No, no e poi no.
Ma quando s’intavola il discorso con i responsabili di formare il roster, la loro tesi è che ‘un punto è sempre un punto, non importa come si segna’.
La loro ricerca è focalizzata di più verso il giocatore completo, il giocatore in grado di segnare, di far segnare, ed evitare all’avversario di segnare, comunque esso succeda.
Per chiarire questo concetto, daremo uno sguardo a quanti ‘punti sopra la media’ (Runs Above Average) un giocatore come Kris Bryant può produrre accumulando tutte le sue qualità di giocatore completo (fonte FanGraph 2016):
- Batting runs: 41,8 (prestazione in battuta)
- Baserunning runs: 7,3 (prestazione sulle basi)
- Fielding runs : 12,4 (prestazione in difesa)
Totale 61,5 punti sopra la media fra contributo offensivo e difensivo

Adesso prendiamo in esame Chris Carter che ha realizzato 40 fuoricampo, che rappresenta si un valore per il giocatore, ma un’analisi più attenta ci fa notare che non ha una buona media battuta, ha un alto numero di strike out, non è un buon corridore sulle basi, ed è un pessimo difensore. Quindi, prendendo in considerazione i fattori negativi in rapporto al numero di home run, vediamo che il suo valore non è probabilmente quello che si può pensare.
- Batting runs : 9,2
- Baserunning runs : -4,1
- Fielding runs : - 5,2
Totale - 0,1 punti sotto la media fra contributo offensivo e difensivo
Questo ci fa comprendere come la capacità di battere 40 fuoricampo è sopravalutata secondo il modo di pensare nel baseball moderno, ed è il motivo per cui Carter ci ha messo così tanto tempo per trovare una squadra per il 2017. E come abbiamo visto, non è l’unico caso, e non è nemmeno l’unico motivo.
Un’altra ragione è che il mercato dei free agent è pieno potenti 1B/DH/Esterni, il tipo di giocatore, appunto, meno ricercato in un’era in cui il gioco richiede maggiormente il giocatore completo.
Ma siccome la perfezione non esiste, questo andamento del mercato significa anche che le squadre che vorranno costruire il roster basato sulla potenza troveranno meno difficoltà a scritturare questo tipo di giocatore e a prezzi più modici. Non si è ancora riusciti a spiegare la ragione per cui siano stati battuti circa 1.500 fuoricampo in più lo scorso anno rispetto alle passate due stagioni, ma è successo, quindi, ‘the long ball’ resta ancora una strategia applicabile facendo intendere che siamo nel bel mezzo di un’altra evoluzione.

E mentre le avanzatissime statistiche ci hanno indicato perché l’azione del fuoricampo è sopravalutata, dobbiamo pure chiederci perché le trasmissioni televisive ogni sera mostrano fuoricampo, dopo fuoricampo, dopo fuoricampo, invece di valida, dopo valida, dopo valida, rendendo il dualismo tra il modo di giocare di Ty Cobb e quello di Babe Ruth ancora attuale, oltre a farci riflettere se le grandi menti pensanti del baseball si stanno muovendo nella giusta direzione.
Il baseball è un divertimento, e negli ultimi 90 anni niente ha entusiasmato di più le folle che vedere la palla sorvolare la recinzione e finire dove nessun difensore può effettuare la presa. Ed è anche vero che questi battitori potenti influenzano sull’approccio del lanciatore e che sono affrontati con più attenzione, lasciando presumere che oggi vi è una eccessiva valutazione per il cambiamento. Ma è pur vero che il baseball è uno sport, è una sfida, e come tale non può essere tralasciato il risultato finale, quindi ben venga lo spettacolo e il divertimento, ma le società hanno l’obiettivo primario di vincere.
NB: Particolare ringraziamento a Renè Saggiadi per le delucidazioni relative al RAA. (Runs Above Average)
Frankie Russo
Scrivi commento