Potenza contro potenza

Nella foto Mark Trumbo ( photo da sportsjournal.ca)
Nella foto Mark Trumbo ( photo da sportsjournal.ca)

di Frankie Russo

libera traduzione da usatoday

I valori relativi alla velocità e atletismo sono in continuo aumento e la ricerca del ‘giocatore completo’ (di cui parleremo tra qualche giorno) è ormai lo scopo principale degli scout. Ciononostante, per un inspiegabile motivo, nel 2016 è aumentato il numero di fuoricampo. Qualche sospetto è che non è ancora finito il periodo dell’uso degli steroidi, un’altra teoria è che oggi molti giocatori preferiscono girare per spedire la palla oltre la recinzione dando meno importanza al numero di strike out. Il risultato di quest’ultima tesi soddisfa i due principali aspetti del gioco: Il progressivo aumento di velocità da parte dei lanciatori ha registrato per l’undicesima stagione consecutiva l’incremento del numero di strike out. 

Dall’altro canto si è registrata un’esplosione di fuoricampo che sono aumentati del 34% rispetto al 2014. L’approccio del “o fuoricampo o strike out” non è mai stato così in competizione, esaltando ancor di più la sfida tra potenti lanciatori che ormai raggiungono le 100mph e la potenza dei battitori.

 

Nonostante gli sforzi e le varie iniziative della MLB per eliminare il problema, esiste qualche sospetto che l’uso di PEDs sia ancora in atto,  anche se in quantità minore. Nessuno ha battuto 50 fuoricampo come avveniva alla fine degli anni 90 ed inizio anni 2000, ma i 47 di Mark Trumbo , i 39 di Chris Carter e Nolan Arenado sono il segno evidente che la potenza ancora c’è. Ma proprio grazie ai controlli, resta difficile credere che ne abbiano fatto uso gli oltre 100 battitori che hanno battuto almeno 20 fuoricampo, eguagliando un record che resisteva dal 2000. 

Foto da newarticleworld.com
Foto da newarticleworld.com

Quindi, i puristi ritengono che la potenza sia più una questione di diverso approccio mentale che l’uso di PEDs. E' la volontà di buttare la palla oltre la recinzione che ha sopraffatto la delusione di essere eliminati al piatto.

 

Una volta lo strike out era considerato un fallimento, un’attitudine che sembra ormai un lontano ricordo; adesso si gira per il fuoricampo e lo si realizza solo sventolando violentemente. Se a questo si aggiunge il fatto che sono sempre più i lanciatori che raggiungono le 100mph, è facile intuire come il battitore necessiti anticipare lo swing, indovinare il tipo di lancio e sperare per il meglio.

 

Poi esiste un’altra cospirazione che non ha incontrato molto credito, e cioè la differente fabbricazione della palla.   Anche se la voce è stata smentita dalle ditte fabbricatrici, sono diversi i lanciatori i quali sostengono che potrebbe essere cambiato il sughero all’interno della palla o che le cuciture divenute più piatte nel 2016 il che, se vero, potrebbe aver influenzato sull’impugnatura e ridurre la rotazione della palla stessa, fattore che ha  favorito  molto i battitori.

 

In definitiva ognuna di queste tesi potrebbe avere un fondo di verità, ma più di tutto, se la palla non ha subito modifiche e la potenza non è conseguenza dell’uso di sostanze proibite, il vero motivo è che i giocatori si preparano più intelligentemente rispetto a prima; la nutrizione è divenuta una scienza rifinita, senza dubbio si mangia meglio e poi quando è stata l’ultima volta che avete visto un giocatore delle majors con una sigaretta in bocca?

 

Va tenuto anche presente che ognuno ormai ha il suo personal trainer nella offseason.

 

I battitori lavorano di più sul conteggio; aspettano l’errore dell’avversario e sono divenuti più pazienti.

 

Resta il fatto che i giocatori preferiscono la strategia di potenza contro potenza e prenderemo questa teoria per buona, ma, come vedremo in un prossimo articolo, non è quanto cercano i dirigenti e gli scout.

 

Frankie Russo

 

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