
"La meglio gioventù" è una raccolta di poesie in Friulano pubblicata nel 1954 del poeta Pier Paolo Pasolini e oggi mi permetto di prendere in prestito il titolo per un articolo un po' provocatorio, ma nel senso positivo. Il tema è: I nostri migliori giovani dove vanno? Riescono ad entrare nell'élite del baseball italiano oppure no? E nel momento che ci riescono hanno possibilità di svilupparsi e crescere nella loro grande passione? In sostanza vale la pena entrare in un mondo così competitivo? Quanti ce la fanno e quanti no? Sono tutte domande che il mondo del baseball italiano si dovrebbe porre a partire dai ragazzi stessi, ma soprattutto i dirigenti di società, i dirigenti federali e i tecnici. Tutti noi facciamo tutto il possibile perché ciò avvenga?
Quante volte abbiamo sentito parlare di oriundi (Italiani residenti all'estero) chiamati da società di IBL, ma anche di altre categorie, per poi rimanere delusi del loro rendimento. Quante volte abbiamo sentito parlare dei soldi buttati per prendere giocatori già fatti che passano come meteore e poi se ne vanno senza lasciare nulla.

"I giovani italiani non sono pronti" questa è la frase più usata da chi deve decidere e legittimamente vuole vincere. La domanda che pongo è: "perché i nostri giovani italiani non sono pronti?" Qualcuno si è posto questa domanda? Forse ragionando "all'italiana" aspettiamo tutti che siano altri a risolvere il problema. Nella spietata catena del professionismo americano il problema viene affrontato così: I migliori prospetti devono essere messi nelle condizioni di arrivare alla MLB attraverso una scala di livelli (Minor League) e soprattutto giocando, giocando, giocando. E gli altri, quelli che non sono prospetti? Gli altri servono allo scopo di far giocare i Prospetti. Poi se qualcuno dei secondi inaspettatamente salta fuori, tanto meglio. Questo articolo non offre risposte, ma pone semplicemente un problema che prima o poi dovrà essere affrontato.
Per partire da qualche parte ho pensato di fare una piccola statistica.
- Tra chi ha fatto parte delle Nazionali Juniores negli ultimi otto anni, chi ce l'ha fatta a raggiungere il massimo livello italiano e cioè la IBL?
- Quante partite hanno poi giocato e quanti turni alla battuta o inning hanno lanciato se lanciatori?
Non me ne vogliano i giovani che non sono riusciti ad indossare la maglia azzurra, ma avevo la necessità di un parametro certo. Quindi a puro titolo di statistica ho stabilito che i migliori giovani hanno fatto parte della Nazionale Juniores. Ho raccolto i dati di chi era nella Nazionale Juniores dal 2008 al 2013 (atleti che nel 2017 compiranno dai 20 ai 27 anni) e ho ricercato solamente le presenze nella IBL, quindi molti di questi giovani stanno giocando nelle altre categorie (A - B - C) altri ancora, pochi speriamo, hanno smesso.
Questo il risultato della mia ricerca.
Qui sotto la prima tabella sui giocatori di ruolo - Chiedo scusa per eventuali dati imprecisi
Avrete osservato che i primi giocatori in alto sulla lista sono conosciutissimi e sono l'ossatura di società di IBL e anche della Nazionale maggiore: Ambrosino (1287 turni) - Sambucci (1214 turni) - Vaglio (1144) - Malengo (1049 turni) - Reginato (880 turni) - Sabbatani (782 turni) Poi alcuni giovanissimi: Caradonna, Grimaudo, Poma. Poi via, via altri alcuni dei quali non hanno mai esordito in IBL
Stesso percorso per quanto riguarda i lanciatori

Anche qui vale lo stesso discorso. I primi della lista sono anch'essi l'ossatura di squadre di IBL e della Nazionale: Panerati, Pizziconi, Andreozzi.
Molti di questi ragazzi di età dai 20 (quindi giovanissimi) ai 27 (possiamo definire maturi) avranno preso le loro strade; chi ha scelto di non spostarsi di casa giocando magari a livello inferiore, chi ha fatto strade diverse rispetto quella sportiva. Rimane comunque un punto di partenza su cui ragionare.
Tra chi è riuscito a trovare spazio in IBL, quindici di questi hanno superato i 300 turni alla battuta e solamente sette di questi hanno superato i 100 inning lanciati. Quindi in media 2 giocatori di ruolo e 1 lanciatore per ogni squadra di IBL.
Un po' pochi in otto anni non pensate?
Questi sono teoricamente i nostri migliori giovani e dietro ce ne stanno molti altri. Forse sarà il caso di affrontare il problema.
Paolo Castagnini
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Frankie (domenica, 22 gennaio 2017 10:14)
Coincidenza vuole che i vari Sambucci, Vaglio, Malengo, Reginato, Sabbatani, Panerati, Pizziconi, Ularetti, oltre qualcun altro che forse mi sfugge, formavano l'ossatura della squadra Campione di Europa U18 nel 2007. Cmq credo che uno dei motivi sia il poco tempo che si sta in campo, sia per gli allenamenti che per le gare. Escludendo l'IBL e forse la Seire A, quanti allenamenti settimanali fanno le squadre delle altre categorie? La maggior parte due allenamenti. E' sufficiente per costruire un buon giocatore di baseball o un futuro campione? Assolutamente no! A volte può dipendere dalla mancanza di strutture, e a volte dal fatto che un tecnico non può dedicare più tempo, e aggiungiamo anche che vi sono giovani che si avvalgono di scuse varie (studio, stanchezza) per non presenziare di più. Cosa succederebbe se le società invece investissero di più in tecnici i quali, oltre alle solite due sedute settimanali, si alternassero in altre sedute curando un particolare settore nei fondamentali? Questo permetterebbe ai giovani di buona volontà di essere in campo più spesso e dedicarsi al miglioramento delle tecniche individuali, rimandando alle altre sedute l'allenamento di squadra. Ai Camp Federali estivi si presenta spesso un gruppo di giovani di una certa zona, che tecnicamente sono una spanna superiore agli altri. Motivo? Si allenano con 4 coach. Ovviamente questo non è sempre realizzabile, ma almeno a due si può arrivare? Fin tanto una squadra, in particolare giovanile, sarà affidata a un solo tecnico, quest'ultimo, salvo rare eccezioni, si troverà nell'impossibilità di costruire un vero giocatore di baseball. Di ciò le società se ne devono fare una ragione! Se è vero che 1300 tecnici su 2000 tesserati non allenano, si faccia qualcosa per recuperarli.
Antonio Consiglio (domenica, 22 gennaio 2017 12:22)
Caro Paolo davvero una riflessione molto interessante. Come sempre riesci a cogliere degli aspetti davvero importanti a proposito di problematiche del Baseball/Softball nazionali. Complimenti.
I miei complimenti vanno anche a Frankie, che con il suo commento, di cui sottoscrivo ogni virgola, ha dato un contributo importante alla discussione.
A questo punto abbiamo individuato almeno un paio di problemi. I ragazzi sono da una parte poco stimolati a "sudare" di più e ci sono pochi tecnici in giro. Bene, allora bisognerà agire in tale direzione, e qui bisognerebbe individuare ed elaborare un progetto che parta da una precisa volontà delle Società, ma che non può prescindere dall'essere coadiuvato dalla Federazione. In sintesi bisogna dare maggiore MotivAzione ai soggetti interessati. E su tali argomenti sarebbe interessante aprire dei tavoli di discussione che non possono limitarsi alle poche righe di un commento. Infine, mi sento di aprire un altro momento di riflessione. Come mai nel nostro mondo c'è così tanta dispersione di risorse ? Mi spiego, tanti, anzi tantissimi, nel corso degli anni si sono cimentati con mazza e guantone, ma finita poi la loro esperienza agonistica, non riescono ad evolversi sotto altre vesti di cui ne avremmo veramente di bisogno; tecnici, dirigenti, arbitri, classificatori. Come mai la loro "passione", a volte anche molto forte, svanisce poi nel nulla ? Addirittura non riescono neanche a rimanere semplici "tifosi" della propria squadra del cuore e/o di quella società che gli ha dato la possibilità di praticare tali discipline. Ebbene, a mio avviso sono proprio questi i temi su cui confrontarci, in maniera seria, concreta e direi scientifica, impostando degli studi e delle ricerche di altissimo livello, considerando anche degli investimenti mirati. È proprio in queste tematiche che risiedono i problemi del nostro movimento.
Boss (domenica, 22 gennaio 2017 13:12)
Tutto vero ragazzi, come si può pensare di formare dei giocatori validi con due mezzi allenamenti settimanali? Senza preparazione fisico-atletica? Credo che per un movimento esiguo come il nostro la possibilità di creare anche solo poche decine di ottimi prospetti sia già un traguardo eccezionale. Ma se questo non lo possono fare le società chi dovrebbe farlo? A parer mio la struttura federale deve continuare a perseguire tale obiettivo.
PAOLO CASTAGNINI (domenica, 22 gennaio 2017 15:05)
Grazie amici per i vostri commenti che condivido in toto, ma a mio avviso manca ancora l'elemento più importante: Giocare più partite. Come? Qui sta il punto.
Nel frattempo vi faccio notare una curiosità. In che squadra sono: Ambrosino, Grimaudo, Sambucci, Vaglio, Panerati, Pizziconi e Crepaldi, tutti giocatori ben in alto sulla nostra classifica di giovani presenti in IBL? Tutti nella Fortitudo Bologna. Un caso o lungimiranza della Società Campione d'Italia?
franco ludovisi (domenica, 22 gennaio 2017 16:30)
Paolo, anch'io avevo fatto empiriche ricerche sulle presenze dei giovani prospetti nella serie di eccelenza del nostro baseball ed ero arrivato a conclusioni molto pessimistiche.
Tu dici "un po' pochi in otto anni".
Io pensavo ancora meno e con meno presenze sia dei lanciatori (che mi interessavano di più) che degli altri.
Ora sono meno pessimista e rivedo in parte le mie opinioni.
Per quanto riguarda il problema degli allenamenti scarsi ricordo che nel 90 a Padova dove ero Allenatore Capo gli allenamenti "ufficiali" erano due alla settimana (quando io stesso ero presente al campo), ma tutti i giorni i ragazzi potevano allenarsi al campo sotto la supervisione di Matt Castello, allenatore in seconda . Questo portò alla nostra promozione alla serie superiore senza subire una sola sconfitta.
Un caso?
Poi tu fai un plauso alla Fortitudo per la lungimiranza nell'utilizzo di giovani tutti ai vertici delle classifiche da te stilate: benissimo, anche se sono tutti prodotti di vivai altrui.
La Fortitudo nel passato ha avuto un vivaio ricchissimo di talenti, prodotti da quel grande uomo Umberto Calzolari, che vinceva titoli su titoli con una filosofia che recitava:
"L'allenatore.....è preposto all'insegnamento del gesto tecnico, di una strategia, di una filosofia comportamentale.....leale e coerente.
E nel limite delle sue possibilità, di una educazione civica, di rapporto col gruppo, il più sapiente possibile."
Da questa scuola uscirono moltissimi talenti promettenti che ho avuto anch'io fra i miei giocatori in anni seguenti, ma nessuno di questi trovò spazio nella prima squadra.
Benissimo se la F ha cambiato indirizzo nei confronti dei giovani.
Ma se Dobboletta e Bassani giocano ad alto livello a Novara..........
Michele (lunedì, 23 gennaio 2017 09:00)
Finalmente una problematica che fa scendere molte persone dai loro effimeri piedistalli rafforzando invece quanto siano importanti le idee e gli studi derivanti.
Importante allora saper scrivere nuove pagine su un tema che a tutti è caro.
A voi tecnici dunque buon lavoro
Lucio Taschin (lunedì, 23 gennaio 2017 12:00)
A problema complesso serve una soluzione complessa. In quali ambiti? La prima cosa è avere un'offerta scolastica diversa. In Italia siamo gli unici che a scuola si combatte lo sport e non lo si agevola. La conseguenza è che la quotidianità che tutti invocano la dobbiamo cercare in altri ambiti (accademie, centro di formazione etc. etc.). In società, per come è strutturato oggi lo sport italiano, è davvero difficile a meno che alcuni club particolarmente illuminati non decidano di investire parte del loro budget per andare in questa direzione. Concordo che la discussione è lunga ma vale la pena di farla.
Frankie (lunedì, 23 gennaio 2017 13:14)
Ecco, Lucio ha sfiorato un altro importante argomento, accademie e centri di formazione. Valutate le difficoltà di trovare sostegno nelle scuole, come egli sostiene la quotidianità va cercata in altri ambiti. Ricordo che in tempi recenti si parlava di accademie da istituire in varie regioni. Tirrenia è discorso a parte, ma oltre al Piemonte il progetto non ha avuto seguito. Se, come ancora Lucio giustamente sostiene, molte società trovano difficoltà a dedicare il tempo necessario per curare il settore giovanile, allora devono essere le istituzioni ad intervenire. S'incontreranno molte difficoltà all'inizio, non sarà tutto perfetto, ma mai si parte, mai si arriva.
Boss (lunedì, 23 gennaio 2017 16:38)
Seguo molte discussioni nei vari siti, forum, social, ma spesso manca sia la competenza che l'educazione dei vari personaggi. Molto meglio qui, dove voglio porvi una domanda.
Quanto tempo a livello settimanale occorre dedicare alla formazione di giovani diciamo U15/U18?
E ancora, come si potrebbe garantire questa formazione per quei talenti che non possono frequentare, per questioni geografiche, quelle società disposte a investire sul loro futuro? Io non credo che a livello federale sia tempo perso puntare su questi talenti, perchè non credo che tutti possano divenire appetibili per le leghe professionali.
PAOLO CASTAGNINI (lunedì, 23 gennaio 2017 17:18)
Caro Boss, grazie per il complimento. Ti posso garantire che in questo sito non hanno spazio coloro che non rispettano le regole della convivenza civile e della buona educazione.
Detto questo la tua domanda è molto complessa e mi auguro che altri tecnici oltre al sottoscritto scrivano la loro opinione.
Partiamo con la prima istruzione che in ogni corso tecnico di ogni sport viene insegnata.
Per allenare un atleta sono necessari almeno tre o più allenamenti settimanali.
Saltiamo per ora la qualità degli allenamenti perché si apre un capitolo infinito.
Altra questione: quando parli di formazione la domanda che mi viene è: Per competere contro chi?
Perché se dobbiamo competere con l'attuale livello italiano le tre volte possono bastare, se dovessimo competere con pari età di nazioni più evolute allora non basterebbero.
L'altra domanda è altrettanto difficile e interessante. Frankie nel commento precedente cita giustamente le Accademie Regionali che non sono altro che luoghi dove un gruppo di ragazzi con del talento e buona volontà seguiti da coach qualificati si dedicano durante la off-season al miglioramento.
Allo stato attuale ne esiste una sola a Torino e si entra tramite un try-out a settembre di ogni anno. Speriamo che il progetto si possa sviluppare in altre regioni.
Il mio amico Franco Ludovisi, che si è sempre detto contrario alle Accademie Regionali, pone una bella domanda: Perché le Società stesse non possono offrire le stesse opportunità di lavoro delle Accademie Regionali? Ritengo che questo sia un'ottimo suggerimento e quello che ti posso dire - immagino tu sia un genitore - è parlare con la società di tuo figlio e chiedere un impegno a favore di una seria programmazione. Tieni presente però che le società sono già sotto pressione semplicemente per fare attività e che per migliorare l'impegno sono necessarie risorse economiche, ma a volte con un po' di entusiasmo si possono superare ostacoli di ogni genere.
Un caro saluto
alberto malengo (lunedì, 23 gennaio 2017 19:04)
ho letto con piacere articolo e commenti.
i giovani crescono se stimolati in tanti modi, forse il migliore è l'esempio.
se ci fossero allenatori e dirigenti che con il loro esempio dimostrassero quanto chiedono , forse i giovani darebbero e darebbero tanto.
per esperienza diretta ho trovato pochi dirigenti e pochissimi allenatori che davano esempi positivi.
perchè i "vecchi" giocatori non rimangono?
forse bisogna dargli importanza, farli sentire ancora utili
grazie comunque paolo di "amare" questo sport/modo di vivere
buon lavoro
malengo alberto papà di daniele e lorenzo
franco ludovisi (lunedì, 23 gennaio 2017 22:19)
Le accademie Nazionali o Regionali che siano
SURROGANO le Società nella soluzione del PROBLEMA DEI GIOVANI.
Le Società beneficiano dell’opera delle Accademie e possono quindi dedicare tempo
e denaro, come dici tu Paolo, anche a sopravvivere.
Nettuno, Bollate (per il softball), Parma, Fortitudo Bologna, Ronchi, Torre Pedrera, Verona Frozen Ropes, S.Martino Buonalbergo ecc.ecc hanno spesso risolto in proprio e bene il Problema dei Giovani.
Quindi volendo si può.
Un’Accademia tende a DETTARE le REGOLE, CREARE un “VERBO UNIFORME” che con l’appiattimento (anche se verso l’alto ) induce il tecnico societario a sedersi
creando “DECADENZA”.
In estrema sintesi questa è la mia contrarietà alle Accademie.
Poi se vogliamo possiamo passare a parlare della SCUOLA (elementare) che prevede anche una lezione di religione per la parte spirituale del bambino, ma non contempla l’insegnamento
anche minimo
dell’uso del corpo.
Ci sono parrocchie e palestre – fuori dalla scuola – ma a scuola “no educazione fisica”!
Questo non impedisce a chi ha buona volontà di entrarvi a propagandare il baseball:
l’ho fatto spessissimo anch’io, ma gli scogli li trovi quando proponi un gruppo nuovo alle Società; se ti va bene di dicono “che hanno già il loro”.
Un altro no?
Le Società trovano difficoltà ad intervenire nel settore giovanile?
Ma da dove si deve cominciare per creare una realtà del Baseball, dall’Amatoriale?
Ho allenato anche cinque giorni su sette le squadre delle mie Società e nell’ultimo giorno libero mi facevo trovare al campo col materiale per chi volesse allenarsi di più, giocatori di ogni categoria:
e venivano anche giocatori di altre Società che volevano fare qualcosa in più.
Quindi ha ragione a Marengo:
diamo disponibilità ed esempio nella nostra Accademia sotto casa.
Io l’ho fatto e mi sono sempre divertito.
Boss (martedì, 24 gennaio 2017 06:46)
Grazie Paolo e grazie a tutti, credo sia molto importante disquisire di questi argomenti. Trovo interessanti anche le trasmissioni che ultimamente ci ricordano storie ed aneddoti del passato, ma ogni tanto sarebbe opportuno guardare al futuro.
Gli spunti che ho voluto inserire in questa discussione, sono quelli provenienti da un modesto allenatore/dirigente di piccolo cabotaggio, ho dei nipotini che si avvicinano ora ai nostri sport, ma mi piace cercare di capire e condividere le nostre esperienze/soluzioni.
Ludovisi parla di società e si evince dai suoi discorsi che egli stesso ha dedicato tantissimo del suo tempo e della sua passione alla formazione dei giovani talenti, dove per talenti , caro Paolo, intendo quei ragazzi che di qui ai prossimi 10/15 anni dovrebbero portare il nostro movimento a giocare alla pari o quasi, in competizioni come europeo o mondiale (che sia esso Premier o Classic). E' chiaro che una base come quella del baseball italiano, non ci permette di scegliere tra centinaia di prospetti, almeno dal punto di vista atletico/coordinative, come accade nel calcio o in altri sport più praticati; ed è proprio per questo che dovremmo cercare di far eccellere quelli che abbiamo. Il problema più grande nasce dal fatto, come avete giustamente sottolineato, delle disponibilità economiche e strutturali delle varie società.
Per fare baseball sia off seasons che in seasons, occorrono spazi e attrezzature spesso costose che non tutti si possono permettere, attrezzi per la preparazione fisico- atletica, tunnel battuta/lancio, macchina ecc.ecc. non sono appannaggio di tutte le realtà e non ultimi i campi, spesso "contesi" da varie persone.
I tecnici oramai sono per lo più "professionisti" almeno dal punto di vista della retribuzione ( siamo in tempo di vacche magre per carità! ) tutte queste variabili fanno si che per un buon prospetto che scelga di sacrificarsi nel praticare il nostro sport, non ci siano grossi margini di successo. Sono per questi motivi, molto propenso nel continuare con lo sviluppo dell'Accademia nazionale e se possibile, nel tempo, sviluppare anche qualche polo regionale, anche se logisticamente sarebbe difficile per i ragazzi raggiungere le località dove dovessero nascere se non residenziali.
Tutto questo non sarà mai motivo di appiattimento per i tecnici delle società i quali, anzi, troverebbero nuovo stimolo nel far crescere anche tutti gli altri giovani, laddove le società gli dessero l'opportunità.
Da sempre sento parlare di nazionale che gioca con atleti non di scuola italiana, ma poi non riusciamo a capire che con due allenamenti settimanali da un ora e mezza, non si può neanche prendere un guanto ed entrare in campo contro atleti, Dominicani, Venezuelani, Giapponesi, Taiwanesi o statunitensi che siano. Lo hanno capito anche molte realtà europee mentre noi rimaniamo invischiati in sterili polemiche.....
PAOLO CASTAGNINI (martedì, 24 gennaio 2017 08:31)
Ma quanti spunti interessanti ci sono in questa discussione?
Grazie amici! State rendendo questo blog di grande interesse, almeno per chi ha voglia di mettersi in discussione.
Elio Dal Pozzo (martedì, 24 gennaio 2017 09:35)
Buongiorno a tutti.
Dobbiamo essere anche un pò critici con noi stessi ed allo stesso tempo un pò umili.
Partendo dalla considerazione che il "nostro" Baseball è questo, fatto se "la va ben..." di tre allenamenti alla settimana più la gara, e/o le gare del fine settimana.
Ho scritto 3 allenamenti, poi vediamo quali società riescono in questo.....
Il "nostro" Baseball secondo me, non può permettersi l'IBL (dati analizzati da Paolo), a meno che, non chiamiamo atleti stranieri per giocare. Allora, perchè non ci mettiamo una bella croce (+) sopra all'IBL e giochiamo un bel campionato di A Federale? Quando avremo 10 squadre con 15 giocatori italiani che si potranno allenare 5 giorni su sette con sedute di allenamento mattutine e pomeridiane, rimettiamo in piedi un campionato superiore. Per fare questo ci vogliono minimo 10 anni (L A V O R A N D O B E N E, HO DETTO BENE, NO BEN!), partendo ora. Poi potremmo analizzare la mancanza di "materia prima" e per materia prima intendo giocatori italiani, no skei. I skei ci sono visto che attualmente ingaggiamo atleti stranieri o finti "ASI" ecc. ecc.
Frankie (martedì, 24 gennaio 2017 09:53)
Allacciandomi a quanto detto da F. Ludovisi, senza dubbio vi sono realtà che fanno storia a sé. Ho potuto costatare di persona che all''Academy Nettuno, quando ci sono una ventina di U18 all'allenamento, si dice che mancano parecchi! Ovviamente è una realtà come pochi altri che può contare su uno staff di circa 20 coach e iscrivere due squadre per ogni campionato giovanile. Ma qui bisogna sostenere le periferie che vivono in un'altra dimensione. Come si fa a sapere se ci sono giovani talentuosi che necessiterebbero di più attenzioni che la propria società non è in grado di offrire per problematiche logistiche o, come già detto in precedenza, per esiguità di supporto tecnico? Come si effettuano le selezioni regionali e del progetto Verde/Azzurro? Programmando un try-out su un certo campo, di un certo giorno di un certo mese dove magari si assitono a 20/30 ragazzi che raccolgono 5 rotolanti, effettuano 5 tiri in 1B, magari qualche doppio-gioco, 10 battute e le selezioni sono fatte. E' veramente sufficiente e accurato operare in questa maniera? Se è vero che vi sono tanto tecnici non impiegati, e probabilmente non avranno nemmeno tanto tempo a disposizione o una squadra nelle vicinanze da allenare, non si potrebbe far fare a costoro un corso di scouting (non necessariamente di altissimo livello) e squanzzagliarli sui vari campi il sabato e la domenica per compilare dei chart per poi segnalarli a chi di dovere in modo da tenere eventuali 'talenti' sotto continua osservazione? Questi tecnici/scout potrebbero anche restare in zona per un fine settimana, compatibilmente con i propri impegni, e dare una mano al 'povero' tecnico che è abbandonato a se stesso. Nessuno ha la bacchetta magica e non tutto è realizzabile nell'immediato, ma se non vogliamo assistere a quanto riportato da Boss, cioè una Nazionale di atleti non ASI, da qualche parte bisogna pur iniziare. I tecnici delle selezioni possono mettere in campo solo ciò che li viene messo a disposizione dalle società.
Franco Ludovisi (martedì, 24 gennaio 2017 15:22)
Carissimo ed apprezzatissimo Frankie,
non ho soluzioni al problema dei giovani che possano valere per tutti.
Ho fatto tanta esperienza nella mia vita nel baseball e da questa traggo conclusioni.
Ho cominciato da niente, non c'era baseball, proprio niente e quindi conosco bene tutti i problemi che ci sono per diventare almeno un po' più grandi.
Dove siamo riusciti a costruire qualcosa lo abbiamo fatto con la passione e il lavoro, giorno per giorno:
le istituzioni, che comunque abbiamo creato noi stessi, ci servivano,
ma non potevano aiutarci, meno comunque di quello che facciano oggi.
Realtà come la Fortitudo, polisportiva gestita dai preti, l' abbiamo costruita mattoncino su mattoncino.
Ci si allenava in un minuscolo spazio fra una canaletta e dei fossi e la palestra, concessaci dalla ginnastica artistica, ci veniva tolta alla prima bestemmia che ci scappava detta:
ma siamo andati avanti.
A Castenaso non avevamo il campo, ma quattro squadre giovanili contro una seniores:
otto anni per arrivare al campo illuminato e alla serie nazionale:
con il contributo di tutti.
A Rimini invece dividevamo uno spiazzo con il Circo Equestre
e gli spogliatoi erano vecchie cabine da mare:
e siamo arrivati allo stadio dei Pirati.
Modena è troppo: tempi più recenti, gente incredibile, un trifoglio di campi,
un entusiasmo senza pari.
Ed allora i risultati si possono toccare con mano.
Con le sole nostre forze ed esperienza tecnica veramente limitata sono nati campioni veri: ne cito uno per tutti "Toro Rinaldi".
Allora tutto è possibile anche se non casca niente dall'alto.
Se all'epoca di "Toro" ragazzino aveste chiesto ad un qualsiasi allenatore delle squadre che incontravamo chi li aveva impressionati della nostra squadra tutti avrebbero detto:Rinaldi.
E se avessero chiesto a me quale avversario mi aveva colpito maggiormente avrei risposto: Castelli.
E senza bisogno di fare try out.
Allora anche oggi senza concentramenti e balle varie, ma chiedendo ad ogni allenatore di indicare i suoi migliori prospetti ed anche quelli delle squadre che ha incontrato si avrebbe, senza tanta fatica, l'elenco dei migliori.
Cose vecchie e già dette mille volte. C'è chi ascolta e chi no, come sempre.
Boss (martedì, 24 gennaio 2017 18:45)
Qual'era il livello di quel tempo? E ripropongo: con chi ci dovevamo confrontare? Quanti giocatori extra fenomeni vennero fuori? E ancora: se i try out non servono e i giocatori non vanno "misurati" il baseball è nato in Italia e Usa, Venezuela, Dominican, Portorico, Giappone non ne sanno nulla.
Mi dispiace sempre sminuire in un certo senso i giocatori del passato, ma basta tornare alla fine degli anni 80 quando (con il legno ad onor del vero) battitori provenienti da A massimo AA ma anche qualche university, piazzavano record di AVG e HR che ancora resistono oggi. Lanciatori senza alcuna esperienza professionale o poco più mettevano altre 200 K!!!! Devo però dire che se qui grandi giocatori dell'epoca fossero stati allenati in maniera professionale avrebbero avuto ancora maggior soddisfazione professionale. Quindi posso affermare che senza professionalità e con la sola superficialità al giorno d'oggi si può fare un campionato italiano di basso livello eliminando tutte le nazionali e non credo sia la via giusta.
franco ludovisi (martedì, 24 gennaio 2017 22:45)
Provo a replicare, ma senza voglia di farlo.
Poi starò zitto.
Castagnini considera il periodo 2008/2013.
Quando si parla di giocatori del passato si intendono quelli prima del 2008?
Se è così i "fenomeni" del periodo ante 2008 sono tantissimi; inutile citarli; sono tutti ricordati nel libro "Un Diamante Azzurro" edito dalla Fibs.
Come al solito, quando dibatto un problema del baseball, cito la mia esperienza perchè non ho altro.
Ma cosa vuol dire allenarsi in maniera professionale?
I nostri migliori prospetti usciti dall'Accademia e ingaggiati dai professionisti Usa
che li allenano in modo professionale ottengono grandi risultati?
Siamo quello che siamo, facciamo quello che riusciamo a fare.
Noi del passato abbiamo fatto un baseball ricco di stettatori, di entusiasmi, di Stadi molto belli che adesso, in alcuni casi, sono stati demoliti, trasformati, ridotti a campi di accoglienza.
Auguri a tutti.
Non è stato certo il nostro modo di pensare che ha portato ad oggi.
Boss (mercoledì, 25 gennaio 2017 06:57)
Peccato che quando si prova ad andare un po fuori dal selciato c'è sempre qualcuno che si sente toccato in prima persona. Non è assolutamente mia intenzione addossare colpe o responsabilità a chi ha permesso ai nostri sport di sopravvivere fino ad oggi, ai quali va tutto il nostro rispetto. Ma per cercare una soluzione si deve trovare pure una causa scatenante, personalmente grande importanza la do alla crisi economica.
Anni fa, era facile, anche per una società giovanile, trovare degli sponsor che permettessero di affrontare le spese necessarie alla gestione/formazione dei ragazzi, oggi non è più così. Allora moltissimi, se non tutti, i tecnici lavoravano per pura passione sei giorni su sette, oggi non è più così.
Mi ripeto, non è possibile, criticare i nostri giovani, se non gli permettiamo di allenarsi almeno cinque giorni su sette, come fanno nel resto del mondo.
Il passato è passato, anche io ho vissuto gli anni degli stadi pieni (ora da noi c'è la A federale, allora si vinceva lo scudetto) del baseball sui giornali, delle partite alla radio RAI, della nazionale con tanti italiani che ai mondiali si difendeva in maniera più che dignitosa, che vinceva gli europei. Ma di che competizioni parliamo? Quale era il livello? Tolta l'inarrivabile CUBA di Linares, Pacheco ecc.ecc. il resto era di livello piuttosto normale e dilettantistico, prova ne sia che oggi tutte le nazionali affrontano gli impegni con giocatori professionisti. Bene, anzi, male, noi ci siamo fermati lì, ma è una questione prettamente economica, per uno sport di nicchia come il nostro, non c'è al momento possibilità di fare chissà cosa.
Frankie ci porta l'esempio di Nettuno, per carità bella realtà come sempre a livello di praticanti (anche se mi dicono molto in calo anche li....) ma tolto Ambrosino, e Imperiali e qualche giovane bravo di suo come Ciarla, Giordani e Colagrossi chi troviamo dei 1999 in poi a livello nazionale? Nessuno......e questo significa qualcosa!
Io credo fermamente che i migliori prospetti debbano essere curati dalla Federazione, lo sfornare anche tre o quattro ottimi giovani ogni anno, permetterà di mantenere alto il livello delle nostre nazionali in attesa di tempi migliori.
Purtroppo mi trovo sempre a portare paragoni con il Rugby, dove vediamo settantamila persone che non sanno neanche un quarto delle regole della palla ovale, seguire le partite della nazionale, quando nel campionato maggiore gli stadi sono pressochè vuoti.
Se in passato si è riusciti a sopravvivere con i prodotti migliori dei vivai, nel baseball di oggi e del futuro questo non basterà più, basta andare a guardare come lavorano nelle Accademie, in Spagna, Australia, Repubblica Ceca, Germania, Francia, Israele e addirittura nei paesi africani.....
Eliminare le nazionali, ritirarsi dal Classic e non curare più i migliori prospetti, non accumulerà certo quelle fortune, da distribuire a pioggia alle società, per cambiare lo stato delle cose!
Questo il mio pensiero, che vale per quello che è, ben lontano, dal voler essere una critica nei confronti di nessuno.
PAOLO CASTAGNINI (mercoledì, 25 gennaio 2017 09:48)
Cari amici, qui ognuno può scrivere le sue opinioni sempre nel rispetto altrui, quindi proseguiamo con il semplice piacere della conversazione. Grazie
Secondo il principio appena scritto, ecco la mia su alcuni punti.
In passato ci sono stati ottimi giocatori così come nel presente. Una volta non c'erano le accademie e ora ci sono. Dato di fatto. Se ci fossero state le Accademie quei giocatori sarebbero stati migliori o peggiori? Questo non si sa, come non si sa del contrario rispetto agli attuali.
Il tutto però va visto nel contesto internazionale.
Il livello internazionale è più o meno alto adesso? E' fuori discussione che sia più alto, perché non esiste al mondo sport che non abbia aumentato le prestazioni dei suoi atleti.
Quindi è con questa realtà che dovremmo in teoria misurarci.
Ebbene credo che il baseball italiano sia anni luce distante da quello internazionale. Come faccio a dirlo? Semplicemente valutando le prestazioni dei nostri atleti quando sono stati messi in confronto con quelli internazionali di alto livello.
Sempre per rimanere nei dati concreti iniziati con questo articolo:
Luca Martone ha fatto 133 turni in minor league e poi è stato rilasciato
Mattia Mercuri 169 turni e poi rilasciato
Federico Celli 284 turni e poi rilasciato
Federico Castagnini 359 turni e poi rilasciato
Marten Gasparini (l'atleta europeo più pagato di sempre) 658 turni e si trova tutt'ora in minor league
Alberto Mineo 508 turni è tutt'ora in minor league
Tra i lanciatori:
Luca Panerati 149 inning lanciati in minor league e poi rilasciato
Andrea Pizziconi 88.2 inning e poi rilasciato
Davide Anselmi 17.2 inning e poi rilasciato
Matteo Pizziconi 40 inning e poi rilasciato
Nicolò Clemente 57 inning e poi rilasciato
A parte Federico Castagnini che ha fatto metà formazione in Italia e metà nelle scuole americane (HS, College, University), tutti gli altri sono stati scelti dall'Italia e inviati in minor league.
Consideriamo che la minor league americana conta oltre 5.000 atleti. C'è poi da aggiungere le Indipendent League, tutto il mondo professionistico dell'america latina, quello Giapponese e asiatico in genere senza poi contare Cuba, abbiamo la distanza abissale tra il nostro livello e quello internazionale.
Detto questo quello che possiamo aspirare è diminuire il gap tra i nostri giovani e gli stranieri che normalmente arrivano in Italia.
Questo è il tema proposto in questo articolo.
Tutti voi cercate una risposta negli allenamenti, ma io vorrei spostare la discussione sulla competizione.
Il baseball è uno sport che va allenato, ma anche e soprattutto giocato. Cosa fanno le più grosse organizzazioni professionistiche per preparare i propri giocatori? Tanti allenamenti con i migliori coach in circolazione? Niente affatto. Gli fanno fare 150 partite all'anno.
Quando gli stranieri o Italiani residenti all'estero arrivano in Italia che tipo di bagaglio hanno rispetto ai nostri? Certamente molto allenamento, ma soprattutto tante e tante partite in più. Ecco perché in genere sono più competitivi.
Certamente loro sono professionisti e i nostri no. Ci sarebbe però una via di mezzo percorribile e cioè far disputare a qualcuno di loro più partite?
Una prima soluzione è quella di mandare anche i nostri giovani in giro per il mondo, cosa che sta già avvenendo sia andando direttamente nel mondo professionistico, sia ultimamente passando dalle scuole americane (basta andare nella sezione "Studiare negli Stati Uniti" di questo sito.
Ma proprio non siamo in grado di pensare ad un progetto che possa far giocare e mettere in competizione i nostri ragazzi? Nemmeno d'estate quando le scuole sono ferme?
Io credo che con un po' di sacrificio da parte di tutti ce la potremmo fare.
Boss (mercoledì, 25 gennaio 2017 12:17)
Ottimo Paolo, concordo con te su tutta la linea. Una delle soluzioni su cui tutti siamo d'accordo è quella di "far giocare di più" perchè è una cosa fondamentale. Vediamo tutti quanto sia il calo di un giocatore professionista quando viene a giocare una o massimo due volte a settimana in Italia. Ad esempio gli stranieri del nostro campionato, mantengono medie simili se non addirittura migliori, quando vanno a giocare in Venezuela, Messico o Nicaragua, questo non può voler dire che la nostra IBL (almeno allo stato attuale) sia paragonabile a queii campionati, ma soltanto che il giocare di meno fa calare drasticamente le prestazioni individuali.
Per lo stesso principio i nostri giovani se anzichè disputare, come oggi, trenta partite (quando va bene) ne disputassero almeno il doppio, avrebbero una crescita logaritmicamente maggiore.
Certo, giocare si, ma come tutti sappiamo i fondamentali si insegnano, meglio e bene, in allenamento; per cui si ritorna sempre al punto di partenza, non tutte le società hanno la possibilità di dedicare dieci ore a settimana ai loro giovani, e forse, non hanno il "coraggio" di dedicare i loro sforzi alla crescita dei loro migliori prospetti.
alberto malengo (mercoledì, 25 gennaio 2017 14:46)
Giovani: under 18? under 16?
per poca esperienza ma vera sul campo, i miei figli hanno fatto più partite durante i tornei estivi che non con i campionati.
con la formula dei tornei nel fine settimana giocavano 2/3 partite al giorno
tra venerdì sabato e domenica sono dalle 6 alle 9 partite in un fine settimana
quante settimane da aprile a settembre?
è evidente che durante la scuola non sia possibile
i costi per dormire e mangiare fuori . . .
allenatori che possono e non possono stare lontani da casa due o tre giorni
comunque potrebbe essere un'ipotesi
questa era la mia osservazione di una decina d'anni fa
ora sinceramente non conosco realtà giovanili . . . però potrebbe essere ancora valida?
Elio Dal Pozzo (mercoledì, 25 gennaio 2017 15:12)
Per applicare il teorema che propone Paolo alle categorie giovanili U12-U15-U18, ci vuole uno STRAVOLGIMENTO CULTURALE DELLE FAMIGLIE ITALIANE, che deve partire necessariamente dalle società, le quali devono far capire che a metà Giugno quando finiscono le scuole, non finisce il baseball.
Il baseball deve essere giocato anche a luglio ed agosto !!!
IL BASEBALL DE NOIALTRI PURTROPPO IN QUESTO MOMENTO E' QUESTO, o perlomeno è quello che ho visto io.
Giocare di più è il motto! Allora cerchiamo di far capire che il baseball si gioca soprattutto in estate cosi ci sono altre 10 giornate da mettere a calendario, magari con doppi incontri e triangolari che sommati a alle 10/15 giornate standard fanno 20/25 giornate di gara. Condiamo il tutto con qualche torneo ed arriviamo a 30-35 partite. Ricordo che la media, se va bene è di 15 partite.......
alberto malengo (mercoledì, 25 gennaio 2017 15:16)
si altra ipotesi : triangolari.
tre squadre che si incontrano ogni domenica
sono due partite anziché una
Frankie (mercoledì, 25 gennaio 2017)
Nel mio primo commento ho usato la frase 'si sta poco in campo' e intendevo anche per le gare, ma questo aspetto richiede più l'intervento della federazione. Però dal momento che si siamo esprimo il mio pensiero che poi coincide con quanto relazionato dagli esimi colleghi. Triangolari e con questa formula vanno eliminati i turni di riposo per quanto concerne le attività giovanili (es. girone a 5 squadre = un doppio incontro e un triangolare). Immagino che questa soluzione potrebbe comportare una disparità di gare disputate,ma qual è il problema? Attendendo un Fantasy Camp a Lakeland con i Tigers, un tifoso chiese a un coach delle minors la differenza tra un manager delle majors e uno delle minors. Risposta: <L'obiettivo del mananger delle majors è vincere, l'obiettivo di noi nelle minors è di preparare i giocatori per il grande salto>, e continuando sosteneva che anteponeva il risultato dell'individuo a quello di squadra. Il coach nelle minors è un vincente se l'anno successivo anche uno dei suoi giocatori è promosso nelle majors. E' mia opinione, pertanto, che i tecnici delle giovanili siano da paragonare ai coach delle minors, insegniamo a questi ragazzi il modo giusto di giocare, consideriamo il periodo invernale come uno spring training lavorando sodo sui fondamentali e come giocare nelle varie situazioni. Quando inizia il campionato bisogna dedicare più tempo alla gara e mettere in atto quanto fatto in precedenza. Questa filosofia richiede sopratutto di anteporre la crescita del singolo e/o del gruppo indipendentemente dai risultati. E dove possibile far disputare gare di campionato anche infrasettimanali. Non conosco tutte le realtà e quindi alcune proposte saranno improponibilie, ma certamente qualcosa bisogna fare se vogliamo vedere i nostri ragazzi primeggiare in un futuro non troppo lontano.
PAOLO CASTAGNINI (mercoledì, 25 gennaio 2017 23:39)
Ci sono moltissimi spunti in ogni commento. Tutti molto interessanti.
Vorrei però guardare il problema da un'altra prospettiva.
Quante partite fanno in base all'età le nazioni più evolute?
Butto qualche ipotesi, ma so di non sbagliare di molto:
fino a 11 anni circa 20 partite per anno
12-14 (middle school) 30 partite
15-17 (high scholl) dalle 30 alle 40 partite
18-23 (college e university) dalle 60 alle 80 partite
18-23 (minor league) 140 partite
Come vedete un andamento a piramide
Vogliamo vedere come va in Italia? Prendiamo un giovane in una buona società attiva?
fino ai 12 anni 40 partite (campionato più tornei)
13-16 anni 30 partite (campionato più tornei)
17-21 anni 12 partite (campionato perché non ci sono tornei)
.....ma potrebbe andare anche peggio
17-21 anni che si approcciano alle senior: 20 turni di battuta o 12 inning sul monte per anno.
Possiamo anche considerare fino a 23 anni e cambierebbe poco.
Dove sta la differenza? La piramide è esattamente rovesciata.
Elio suggerisce di stravolgere la cultura delle famiglie italiane, parlando di età in cui un giovane è fortemente legato ai ritmi famigliari (fino a 16 anni circa) Sinceramente la vedo molto dura. Ma se vogliamo questa fascia di età abbonda di possibilità di gioco (Campionato e tornei estivi)
Ma un 17-21 enne che vuole giocare molto cosa fa? dove va? Non è più legato al 100% ai ritmi di famiglia. E' disponibile, ha voglia di giocare e molti di loro sono pronti a sacrificare le vacanze. Cosa trovano? Un campionato Under se va bene altrimenti entrare in punta dei piedi nelle senior dovendo lottare per qualche inning o turni di battuta.
Nello stesso momento in cui i loro coetanei delle nazioni evolute fanno 100 partite.
Dice bene Frankie spiegando che negli USA in major si devono vincere le partite ed in minor si devono costruire i giocatori. Se la nostra major è l'IBL o la Serie A dov'è la nostra minor? Dov'è quella lega dove si possono costruire i giocatori per prepararli al grande salto?
Vi ricordate l'IBL2? a questo doveva servire. Ed invece? Pochi l'hanno capita.
Il baseball italiano deve trovare la sua minor league. Che siano tornei, lega, campionato qualcosa si deve trovare e per me è molto possibile con un progetto tra IBL e Federazione.
Basta sedersi ad un tavolo. Porsi un obiettivo. Trovare la soluzione. Investire un po' di risorse. In caso contrario il livello continuerà ad essere questo. Altre nazioni, anche europee si stanno organizzando.
Perché anche noi non lo possiamo fare?
Boss (giovedì, 26 gennaio 2017 06:41)
Complimenti Paolo, ottimo spunto, non l'avevo mai vista da questo punto di vista. E' vero che più si va avanti e meno si gioca, specialmente in quelle realtà dove la senior league e intasata dai tanti ragazzi, e se si riesce a fare qualche inning o pochi AB è già molto.
Ed ecco che proprio nel momento in cui il fisico e la testa sviluppano le migliori qualità il giocatore si perde!
Purtroppo ci scontriamo sempre con il poco materiale umano, la U21 che era prossima all'abolizione, conta pochissime squadre in Italia e proprio per questo molti giovani abbandonano il nostro sport.
Mi piacerebbe molto l'idea della nostra minor league ed hai ragione da vendere quando hai parlato della fine dell' IBL2.
Purtroppo con i pochi giocatori a disposizione, le società che fanno campionato seniores, utilizzano i giovani nei campionati di serie B e C, che invece dovrebbero essere appannaggio dei giocatori più avanti con l'età.
Una cosa è certa, dallo sforzo di tutti potrebbe benissimo crearsi una sorta di lega minor per tutti i giovani che hanno la voglia e la possibilità di dedicare l'estate al baseball.
Si potrebbe immaginare una o più leghe, magari zonali, dove nel mese di luglio e agosto, quando i campionati sono fermi, si giochi tutti i giorni, con vitto e alloggio in compartecipazione tra famiglie e federazione, organizzati come i tornei.
Porterebbe nelle braccia dei ragazzi, almeno altre 30 partite!
Boss (giovedì, 26 gennaio 2017 06:49)
Ipotizzando, un 300/350 ragazzi (tra i 15 e i 20 anni) partecipanti, si formerebbero una venticinquina di squadre, divise in cinque gironi Lazio, Toscana, Emilia, Piemonte/Lombardia, Veneto/Friuli. La crescita sarebbe impressionante!
Frankie (giovedì, 26 gennaio 2017 09:03)
Buona quest'ultima proposta del Boss! Però Paolo, io per minor in Italia intendo le giovanili. U12 si divertono e si crea la passione per il baseball; U15 si lavora duro sui fondamentali con cenni alle varie strategie e conseguente revisione dei campionati per giocare di più; U18 deve essere il trampolino di lancio dove si fa baseball "serio", dove gli allenamenti nei mesi invernali sono programmati e senza soste, dove si dedica anche più tempo all''insegnamento dell'aspetto mentale. Una seduta di allenamento comprende anche lezioni alla lavagna, una riunione basata su Domande&Rispeste. A quest'età i ragazzi devono essere pronti per giocare nel modo giusto poiché nel 2018 sarà, io dico giustamente, soppressa la U21. A quest'età chi avrà imparato, avrà la possibilità di giocare nelle varie Serie B e A, se non oltre, chi no potrà andare a divertirsi la domenica con la Serie C. Deve essere posto uno STOP a vedere gente in campo in queste serie superiori che ancora non sanno muoversi in campo, dove vediamo ancora il 1B tenere il corridore con le basi piene, dove gli esterni tirano sulle basi come se fosse un tiro al piccione, ecc. ecc. Questi sono obiettivi che possono essere raggiunti solo con un lavoro certosino, e sarò ripetitivo, con uno staff di coach. Così come ha brillantemente esposto da Paolo di come funzionano i campionati negli altri Paesi, così pure deve funzionare a cascate da noi, cominciando dalle Società che devono essere coscienti che nelle giovanili si deve puntare alla crescita dell'individuo, anteponenedo questo traguardo alla vittoria ad ogni costo (che vittoria è se una squadra vince perché ha un lanciatore che fa 15 SO a gara?) e per questo un coach non basta; i colleghi coach devono entrare in quest'ordine d'idea e prospettare questo aspetto alle società ancora dubbiose. A questo scopo tornerebbe utile anche un intervento dall'alto.
Boss (lunedì, 13 febbraio 2017 19:33)
Caro Paolo, ho visto che sono stati affidati gli incarichi per gli staff che guideranno le tre nazionali nelle rispettive manifestazioni internazionali, scelte ottime e ben ponderate. Vorrei sapere se sono stati decisi anche gli staff per le regionali ed inoltre se il Mondial Hit di Macerata verrà giocato con le tre nazionali sud-centro-nord del Verde Azzurro o con le nazionali uniche che disputeranno gli Europei di categoria. Grazie.
PAOLO CASTAGNINI (martedì, 14 febbraio 2017)
Caro Boss, questa è una domanda che dovresti fare in un altro contesto. Per quanto mi riguarda questo mio blog è un luogo di dibattito che vorrei distinguere dal mio incarico in Federazione. Tra le altre cose nel mio impegno federale non sono comprese le Nazionali. Ti dirò quello che so e che puoi trovare nel sito federale. Innanzitutto gli Staff Regionali dipendono dal Predidente della DRT (Delegazione Regionale Tecnici) e dal Presidente Regionale. Quindi ogni regione nei prossimi giorni stabilirà i suoi staff. Per quanto riguarda quello che lo scorso anno si chiamava Verde/Azzurro e le manifestazioni ad esso legate ancora non c'è nulla di ufficiale.
Un caro saluto
BOSS (martedì, 14 febbraio 2017 21:06)
Scusami Paolo hai perfettamente ragione. Volevo chiedere qualcosa circa il Verde Azzurro, che era inerente la discussione e poi mi sono allargato alla regionale. Parlavamo di allargare la possibilità a più ragazzi di disputare gare importanti ed il Verde Azzurro serve anche a questo e quelle informazioni mi erano necessarie per capire bene verso quale direzione stavamo andando. Togliere il verde azzurro, precluderebbe ad almeno una sessantina di ragazzi la possibilità di giocare altre partite durante la pausa d'agosto.