Gli uomini invisibili - 1^ parte

Nella foto l'umpire All of Fame Albert Joseph Barlick(1915-1995)
Nella foto l'umpire All of Fame Albert Joseph Barlick(1915-1995)

di Michele Dodde 

Nel suo celebre best sellers “Il Giorno dell’Indipendenza” l’estroso Richard Ford, ex giornalista dell’autorevole rivista tematica “Inside Sport”, ha affrontato in modo etico l’importanza di una cultura inerente la conoscenza della storia degli sport, ed in particolare si è soffermato a quella del baseball quale pura filosofia del vivere ed intrinseca anima del popolo americano. Ma soprattutto quale concreto punto di riferimento e riflessione per lenire le mortificanti pene della più insignificante quotidianità.

Sono pagine di eccezionale bellezza, piene di ricordi, aneddoti e suggestioni ormai patrimonio dell’immaginario collettivo che ben configurano come il baseball non sia solo storia di aggregazione sociale ma anche estro e fantasia, fascino e spettacolo. Ed ecco allora che con il suo amico alieno l’autore si rifugia proprio nel week end del 4 luglio, giorno dell’Indipendenza, nella celebre Hall of Fame del baseball, voluta nel 1930 da Frick Ford, decimo presidente della National League, e realizzata dalla Works Progress Administration nella cittadina di Cooperstown dove si dice il giornalista Abner Doubleday abbia dato nel 1839 i natali allo spirito del cosiddetto “gioco antico”, ovvero il “batti e corri”, o meglio il baseball. 

Ad assemblare questa munifica “Galleria degli Onori”, dandole vita ed interesse, fu successivamente Henry Edwards, segretario dell’American League, che ebbe l’idea di coinvolgere ben 226 membri dell’Associazione Giornalisti del Baseball chiedendo loro, ad insindacabile giudizio, di stilare una prima lista dei migliori giocatori e personaggi del gioco e dei quali era opportuno ed essenziale tramandarne le gesta.

Babe Ruth e Ty Cobb
Babe Ruth e Ty Cobb

Il più votato fu Ty Cobb, leggendario esterno che per primo evidenziò come nel gioco ci fosse bisogno di una continua applicazione e studio della psicologia comportamentale dell’avversario, seguito dal celebre Babe Ruth il cosiddetto “naso camuso, faccia pallida, tipica andatura, gambe dinoccolate che dal 1916 al 1938 ha acceso l’interesse di milioni di americani semplicemente brandendo un bastone da 1200 grammi” (cfr Milt Kerzer) e che nella sua inimitabile e lunga carriera di giocatore ha avuto il pregio di ricoprire i ruoli di ricevitore, lanciatore ed esterno.

 

Amato da molti, stimato da tutti, nel giorno del suo addio dai diamanti, dinnanzi a 60mila spettatori, indusse il cardinale Spellman a dire: “onoriamo in questa occasione un grande eroe del mondo dello sport, un campione del gioco leale ed una luminosa guida della gioventù d’America”.

 

Poi l’interbase Honus Wagner detto l’Olandese Volante per le sue straordinarie prese, Cristy Mathewson, inossidabile lanciatore per 17 anni sul monte di lancio dei New York Giants e Walter Johnson detto anche il Gigante Gentile annoverato tra i migliori quindici lanciatori in assoluto. E poi tanti altri negli anni successivi.

 

Ma nella Hall of Fame non sono stati dimenticati gli “Uomini Invisibili”, ovvero gli umpire, i mitici “blue” che occupano una precisa ed insostituibile componente del gioco stesso, o meglio quell’indispensabile ruolo catalizzatore di ogni azione che poi diventa il vero sale di ogni partita.

Nella foto una chiamata in terza base dell'umpire George Moriarty
Nella foto una chiamata in terza base dell'umpire George Moriarty

Ed ecco allora ricordati Bill Klem, primo umpire ad indossare la pettorina protettiva, il longevo Al Barlick, sempre costante nelle sue chiamate con la giusta enfasi e chiara ed inequivocabile gestualità, l’eclettico George Moriarty, dapprima estroso giocatore di terza base, poi efficiente manager ed infine arbitro di grande personalità e capacità. Sembrano immagini fisse e pur tuttavia esse parlano con il significativo suono del silenzio.

 

Ma chi scrive, ex umpire, non può non cominciare la storia dei Giudici di Gara di baseball se non dall’inizio.

Nell'illustrazione (da notare l'umpire seduto dietro casa base) una gara all'Elysian Fields, (Harper’s Weekly, 15 ottobre, 1859 (courtesy Library of Congress)
Nell'illustrazione (da notare l'umpire seduto dietro casa base) una gara all'Elysian Fields, (Harper’s Weekly, 15 ottobre, 1859 (courtesy Library of Congress)

E’ noto infatti che nei primi tempi, quando il gioco veniva praticato esclusivamente dai soci di club aristocratici e/o borghesi, a dirigere le prime gare furono chiamati generalmente i più anziani ed autorevoli membri dei club stessi e le loro decisioni, seduti com’erano su una confortevole sedia ben dietro il ricevitore, pur se fine a se stesse, sempre venivano accettate e rispettate (cfr. la prima illustrazione del baseball apparsa sulla rivista Harper’s Weekly del 15 ottobre del 1859).

 

Tale posizione in effetti durò diversi anni ed anche durante la Guerra di Secessione (1861-1865) quando nei campi di prigionia del Sud i soldati dell’Unione giocavano a baseball quale diversivo alle lunghe giornate. Anzi per l’occasione, ne è testimone una bellissima tavola della Stokes Collection, the New York Public Library, gli umpires non solo continuavano a rimanere seduti ma, data l’ampia disponibilità, diventarono ben sei occupando le posizioni dietro il ricevitore, a lato del cuscino della prima, della seconda e della terza base e lungo le due linee di foul. 

 

Successivamente, a guerra ormai finita e tuttavia determinante “veicolo di diffusione di questo gioco che contribuì alla pace ed alla distensione degli animi tra nordisti e sudisti” (cfr. James Adams) e con l’attenzione dei giornali ormai rivolta altrove, ritroviamo ancora l’Harper’s Weekly del 2 luglio 1870 riportare in grande evidenza l’incontro tra gli Atlantics e i Red Stockings con la gustosissima figura dell’umpire indossare una elegantissima giacca lunga tipo frac ed in testa calzare un nero cilindro.

Nella foto Billy McLean
Nella foto Billy McLean

Ovvero il baseball, da gioco quale gradevole passatempo, era diventato di fatto un emergente “business”, e la provenienza dei giocatori non solo più di estrazione aristocratica e borghese. Ed allora anche la figura prototipa dell’arbitro cambiò, e con essa codificati gli aspetti di un più rigido regolamento e sua oggettiva interpretazione.

 

Il primo umpire ad essere ricordato dalle cronache di quell’anno fu tale Bill McLean, un ex pugile professionista. Egli operò nell’American League e fu soprannominato “Il re degli umpire” per la sua intuibile e vigorosa quanto persuasiva maniera con cui dirigeva il gioco. Infatti, data la fama che lo precedeva, mai alcun giocatore o manager ebbe la pur minima idea di contestare un suo giudizio.

 

Di seguito, dal 1884 diresse le gare anche nella National League. Personaggio dunque particolarmente benvoluto dal pubblico ed in possesso di abitudini singolari: narra infatti la leggenda che, vivendo a Providence, per andare ad arbitrare la gara pomeridiana nella vicina Boston ( 50 km.!!!), era solito percorrere la distanza a piedi partendo dalla propria casa alle quattro del mattino. 

 

Fine 1^ parte

 

Segue

 

Michele Dodde

 

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