
1^ Parte - Quella a cui abbiamo assistito è stata forse la più significativa postseason degli ultimi decenni. Non solo ha impresso nella mente di molti di noi l’inno dei “Go Cubs Go”, ma ha aperto una finestra, una finestra che ci ha indicato cosa è cambiato nel baseball moderno e in che direzione si sta evolvendo. Attraverso questa finestra abbiamo visto giovani talenti quali Francisco Lindor, Corey Seager, Noah Syndergaard, Aaron Sanchez, Julio Urias, Roberto Osuna ed i molti Cubs destinati a lasciare un segno indelebile nel futuro di questo sport. Ma dietro a questi personaggi si nascondono altre sostanziali indicazioni che potranno avere un impatto significativo sia fuori che dentro dal campo.
Fuori dal campo
I Cubs potrebbero rappresentare la dinastia per i prossimi anni.
Più di 40 milioni di persone hanno assistito alla gara che ha decretato i Chicago Cubs World Champions, il massimo degli ultimi 25 anni. Circa 5 milioni tifosi hanno partecipato ai festeggiamenti per la conquista del titolo, cifra mai vista prima. E’ indubbio che i Chicago Cubs hanno attirato l’attenzione dei media, e non solo perché hanno raggiunto un obiettivo inseguito da oltre 100 anni, c’è di più.
E’ una squadra che sembra essere costruita per avere successo nei prossimi anni, una squadra con un comportamentale diverso da tutte le altre squadre campioni, una squadra che ha attirato i media e che ha venduto casacche e souvenir come mai visto prima. In poche parole, una squadra destinata a dominare anche nel futuro.

Sette dei suoi giocatori di posizione non hanno compiuto ancora 26 anni, fattore che non si verificava da quando furono i Cardinals nel 1942 a partecipare a tre World Series consecutive, quattro volte su cinque e avendone vinte tre. Ognuno dei sette giocatori è sotto controllo contrattuale fino al 2020.
Forse nessuno dei titolari può essere paragonato a un Michael Jordan o Magic Johnson, ma è altrettanto difficile trovare una squadra della MLB con più talenti.
Due suoi giocatori (Bryant e Rizzo) erano in corsa per l’MVP, due lanciatori erano in corsa per il CY Young (Hendricks e Lester) oltre ad Arrieta che lo ha vinto lo scorso anno. Senza considerare un manager che è arrivato secondo dopo aver vinto il MOY lo scorso anno (Joe Maddon), un MVP delle World Series quale Ben Zobrist (due titoli consecutivi), oltre a un gruppo di stelle nascenti quali Javier Baez, Addison Russell, Kyle Schwarber e Wilson Contreas.
A tutto ciò va aggiunto il modo con cui questi giocatori hanno saputo interagire con i loro tifosi e appassionati di baseball in genere, rendendosi sempre disponibili davanti alle telecamere e alla carta stampata a differenza di altri campioni quali Stephen Curray, James LeBron o Peyton Manning che raramente hanno acconsentito di partecipare a show televisivi e rilasciare interviste.
In queste ultime due settimane i giornali e le televisioni hanno potuto sempre contare sulla onnipresenza dei giocatori dei Cubs. Poter vedere i loro beniamini cantare e ballare in trasmissioni televisive è tutto ciò che un tifoso può chiedere, senza voler entrare nel merito di quanto si verifica su twitter.
Secondo gli studi di settore, ci sono voluti 4 anni, dal 2011 al 2015, per raggiungere i 500 mila twitter followers, ma quest’anno sono giunti a oltre un milione seicentomila, dietro solo agli Yankees e ai Red Sox, più dei Royals e Indians messi insieme. E’ una formula magica che trasforma i non sportivi in sportivi, i non seguaci del baseball in appassionati di baseball, e i molti appassionati in tifosi dei Chicago Cubs.
Ecco come i Chicago Cubs, non solo hanno lasciato il loro marchio nella postseason, ma anche fuori dal campo e probabilmente per le future stagioni. E questo può solo potare benefici al nostro sport preferito.
Frankie Russo
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