Le mazze tornano a tuonare

Ryan Zimmerman e  Daniel Murphy. (Alex Brandon/Associated Press)
Ryan Zimmerman e Daniel Murphy. (Alex Brandon/Associated Press)

di Frankie Russo

Libera traduzione dal sito The Wall Street Journal

Dopo anni di un attacco in declino, segnare è di nuovo tornato in auge in quanto i battitori prestano meno importanza agli strikeout  e sembrano più interessati a sventolare per spedire la palla oltre la recinzione. Si può dire ciò che si vuole dei mastodontici fuoricampo, dei bicipiti da cartoon animati e degli impressionanti numeri degli anno 90, ma quando quell’era è finita, la Major League Baseball aveva un altro problema non meno serio da risolvere.  Uno sport che già doveva lottare contro la reputazione di essere un gioco lento e noioso, stava divenendo ancora più lento e più noioso.

A seguire il periodo più prolifico dell’attacco della storia moderna, all’improvviso i battitori dimenticarono come battere.  La percentuale di media arrivo in base nel 2014 scese al minimo dal 1972. A parte gli strike out, l’unica statistica che ha registrato un incremento  furono gli sbadigli.

 

Il Commissario Rob Manfred prese nota della situazione, ascoltò tutte le proposte atte ad incrementare la segnatura di punti, e rimase risoluto nel non prendere decisioni affrettate nell’attesa di avere maggiori informazioni prima di apportare modifiche al regolamento.

 

Non c’è nessuno motivo di precipitarsi a fare delle correzioni per uno sport che ha la capacità di correggersi da solo.

 

In un imprevisto e sorprendente rovesciamento di tendenza, l’attacco è tornato a tuonare nella prima parte della stagione 2016 registrando una media di 4,51 punti per gara rispetto a 4,25 della scorsa stagione.

 

Senza dubbio il boom dell’attacco è un fattore incoraggiante perché al tifoso piace vedere l’azione, ma il tutto è avvenuto in modo involontario.

Carlos Beltran Yankees (PHOTO: JESSE JOHNSON/REUTERS)
Carlos Beltran Yankees (PHOTO: JESSE JOHNSON/REUTERS)

 

Gli strikeout hanno raggiunto i massimi storici stabilendo un record dal 2008 e l’incremento è andato anche oltre registrando una media di 16 per partita, e conseguentemente, più strikeout dovrebbe significare anche meno punti segnati. Ma non quest’anno. I battitori fanno sempre meno contatto, ma i punti segnati sono in aumento e non è difficile comprenderne il motivo:  Quando i battitori fanno contatto, la palla va veramente molto lontano.

 

Le squadre stanno battendo mediamente 1,16 fuoricampo per gara, il secondo migliore risultato della storia. Quindi, invece di cercare di battere cinque valide consecutive per segnare due punti, i battitori preferiscono segnare semplicemente battendo la palla oltre la recinzione.

 

La spiegazione sussiste nel fatto che ormai i battitori, dopo essere stati dominati per anni da lanciatori con la fastball intorno alle 100mph, ormai hanno preso le misure. I battitori hanno una media bombardieri di 399 contro lanciatori che tirano a 95 ed oltre rispetto al 377 del 2014.

 

Il seconda base dei Washington Senators Daniel Murphy, che ha già battuto 17 fuoricampo quest’anno,  sostiene che oggi l’obiettivo primario è saper battere le palle veloci per rimanere produttivi e più se ne vedono più ci sarà la possibilità di adeguarsi. 

 

In genere i battitori affermano di non girare sempre per realizzare un fuoricampo in quanto è impossibile avere sempre un approccio da fuoricampo ad ogni turno in battuta, ma l’intento è comunque di colpire forte.

 

Però sembra che siano in pochi a condividere questa filosofia, in realtà la maggior parte di essi girano per la lunga distanza anche se questo comporta un maggior numero di strike out.

Mark Trumbo (Orioles)  (PHOTO: HARRY HOW/GETTY IMAGES)
Mark Trumbo (Orioles) (PHOTO: HARRY HOW/GETTY IMAGES)

Un’altra tesi è che diventa sempre più difficile battere una striscia di valide  consecutive per segnare punti.  Ai giocatori non interessa più la media battuta, ormai significa poco o nulla. Lo hanno capito le squadre, lo hanno capito gli addetti ai lavori e lo hanno capito i giocatori che ormai girano per fare danni con una sola sventolata, motivo per cui si assiste ad un maggiore numero di fuoricampo.

 

Un'altra spiegazione potrebbe essere data dallo shift difensivo. Il continuo incremento delle strategie difensive costringe i battitori ad apportare modifiche al loro approccio in quanto non è facile far passare la palla tra un gruppo di giocatori ammucchiati. Non c’è più motivo di battere la palla a terra, ormai si cerca di battere la palla in alto, quindi, si gira per spedire la palla lontano oltre la recinzione.

 

 

Considerato l’incremento di punti segnati, sembra che questa strategia di tutto-o-nulla stia funzionando. Ma a quale prezzo? Quest’anno più del 32% dei turni alla battuta si sono conclusi in una delle tre situazioni: strike out, base su ball o fuoricampo, percentuale più alta della storia. Per il futuro del baseball questa non dovrebbe essere la formula ideale. Meno palle battute in campo si traduce in meno azione, si vedrà meno atletismo, più tempi morti e le gare saranno più lente, tutti elementi che la MLB vuole eliminare.

 

In quest’anno e mezzo di lavoro, Manfred ha già dimostrato di voler intervenite per bloccare ciò che lui stesso ha definito ‘le persistenti tendenze annuali’.  Già prima dell’inizio della scorsa stagione, Manfred ha introdotto delle regole per velocizzare le partite che hanno avuto l’effetto di risparmiare sei minuti per gara rispetto al 2014. E’ allo studio la possibilità di innalzare la zona dello strike che potrebbe favorire l’attacco. Molta attenzione si sta prestando anche alla tendenza verso la combinazione degli strike out, basi su ball e fuoricampo.

 

Attraverso gli anni, l’equilibrio tra la battuta e il lancio ha avuto un andamento pendolare, risultando generalmente in un assestamento naturale. La storia ha dimostrato come gli interventi esterni sono necessari solo in casi estremi. Nel 1969 si procedette all’abbassamento del monte solo dopo che nella stagione precedente la media generale del PGL aveva raggiunto 2,98.

 

Nel 1973 l’American League fece ancora di più con l’introduzione del battitore designato. Manfred non è ancora convinto che sia giunto il tempo per cambiamenti drastici, ma se dovesse succedere, non sarà la prima, e certamente non sarà l’ultima volta.

 

 

Il dominio dei lanciatori è stato una tendenza inarrestabile. Se i battitori non avessero trovato delle soluzioni da soli, oggi avrebbero tutti una media battuta di 160.

 

Frankie Russo

 

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Commenti: 4
  • #1

    Luigi (lunedì, 18 luglio 2016 20:58)

    Vorrei solo fare un commento su la parte iniziale:
    "La spiegazione sussiste nel fatto che ormai i battitori, dopo essere stati dominati per anni da lanciatori con la fastball intorno alle 100mph, ormai hanno preso le misure. I battitori hanno una media bombardieri di 399 contro lanciatori che tirano a 95 ed oltre rispetto al 377 del 2014"
    Sicuramente in MLB questo può avvenire in quanto giocano molte partite e hanno molti turni.
    Nelle realtà come le nostre è molto più difficile perché si gioca molto meno, pur avendo piu giorni a disposiziobe ci si allena (al contrario della MLB), si fa pochissimo live bp

  • #2

    Luigi (lunedì, 18 luglio 2016 21:11)

    E specialmente in serie B e C c'è un uso smodato di breaking ball e i giovani non vengono allenati per avere una fast realmente fast. Se ce l'hanno bene se no......curva drop knock tanto i battitori si allenano in tunnel col coach che lancia o con il tee che va tutto bene per carità però non ci si allena sulla veloce.
    In serie A molte partite con i lanciatori stranieri finiscono con punteggi bassi proprio perché c'è la difficoltà di battere la palla veloce.
    E anche qui le domande sono 2: perché non ci alleniamo con i lanciatori veloci? Perché gli Italiani lanciano mediamente più piano degli stranieri?
    Ciao grazie dell'opportunità.

  • #3

    Frankie (martedì, 19 luglio 2016 12:02)

    Ciao Luigi, in effetti ciò che tu affermi corrisponde al vero, noi ci alleniamo molto di meno, quindi, è impossibile raggiungere certi livelli. Gli articoli riportati spesso non possono essere presi alla lettera e rapportati al nostro standard, l’intento, invece, è di far raggiungere a coloro che non hanno le possibilità i vari aspetti del baseball made in USA. Agli addetti ai lavori poi, si tratta di apprendere i concetti, valutarli e adeguarli alle proprie esigenze e/o al ‘materiale’ a disposizione. Se nelle categorie da te menzionate, trattasi di lanciatori veterani, essi spesso si affideranno all’esperienza utilizzando magari in gran parte lanci offspeed, ma nelle categorie giovanili il mio pensiero sarebbe di lavorare sul controllo/locazione della dritta/veloce a 4 e 2 cuciture. In particolare, quest’ultima di per sé offre la possibilità, a seconda delle varie impugnature e pressione delle dita, di poter usufruire di almeno 3 o 4 differenti tipi di lanci veloci (ved nostra pubblicazione del 30 maggio). Se non ci si allena sulla velocità, non è un'abilità che migliora da sola. Troppo spesso si cade nella trappola di voler insegnare gli offspeed invece di dedicare più tempo al lancio principale, senza il quale gli altri sono meno efficaci. E questa potrebbe essere la risposta alla tua domanda # 2. Perché non ci alleniamo con i lanciatori veloci? Forse perché non ce li abbiamo! E sicuramente perché farlo durante l’allenamento settimanale sul campo rende l’allenamento stesso noioso a meno che non si ha a disposizione un buon gruppo di collaboratori. E’ un aspetto, a mio modestissimo parere, che va curato nella offseason, in una sessione specifica, avvalendosi dell’ausilio della macchina lancia palle. Grazie per l’interessamento.

  • #4

    Paolo (martedì, 19 luglio 2016 13:27)

    A quanto scritto da Frankie vorrei anche aggiungere che il nostro baseball soffre di una anomalia. La domanda è ma nelle nazioni più evolute usano il BP Live? La risposta è no, ma la ragione di questo sta nel fatto che giocano tutti i giorni o quasi e pertanto l'allenamento diretto con i lanciatori lo si fa in partita. Questo non riguarda solo la MLB, ma anche Minor League. Stessa cosa in America Latina, così come in Asia. E a livello scolastico? Idem, infatti High School e College giocano almeno 3 partite alla settimana. Non c'è bisogno pertanto di allenamento in battuta con i lanciatori veri. E da noi? Le risposte che si sentono sono: costerebbe troppo, troppa distanza? Ma è veramente così? In alcuni casi si, ma in altri assolutamente no! Ci sono squadre vicinissime che non sono in grado di mettersi d'accordo. E allora avanti con 2/3/4 allenamenti settimanali e una misera partita. Questo non va bene per il gioco del baseball.
    Grazie Luigi per le tue riflessioni!