
Libera traduzione dal sito nytimes.com
Who's on First? Chi gioca in Prima?
Andando indietro in un tempo non troppo lontano, osserviamo che azioni che una volta erano nella norma, oggi non sono più ammesse. Per esempio, la scivolata troppo aggressiva sulle basi per "rompere" un doppio gioco era all’ordine del giorno, oggi non è più ammessa. Capitava pure che il prima base posizionava un piede fuori la linea di foul, ora non più. E adesso, a tutto ciò, si è aggiunto lo shift difensivo che sembra ormai divenuto un ordinario posizionamento.
Il numero di shift applicato è incrementato a dismisura dal 2010 quando si calcola che ne furono applicati 2.500, rispetto ai 30.000 che si prevedono per la stagione 2016. E non si limita solo a lasciare un settore dell’infield incustodito. Il terza base spesso gioca poco profondo all’esterno destro. In una gara contro i Tigers, con Victor Martinez in battuta, gli Orioles hanno schierato 6 giocatori all’esterno. Per non parlare dei Cubs che addirittura hanno invertito i ruoli del terza e prima base facendoli cambiare guanto un paio di volte. Siamo arrivati al punto che la definizione dei vari ruoli in campo dovrebbe essere indicata semplicemente come ‘difensore’.
La difesa è diventata un surrogato del gioco della dama. Giocatori in campo che si spostano quasi per capriccio alla ricerca disperata di trovare la migliore posizione, impazienti, incapaci di aspettare il prossimo lancio fermi allo stesso posto.
Ma c’è uno scopo che giustifica questa follia. Quando si considera che le informazioni sono talmente meticolose, tanto da far conoscere all’80% in quale parte del campo sarà battuta la palla, allora questa forma di difesa è giustificata, non importa quanto possa sembrare orrenda agli occhi del tifoso superficiale.
Tutto questo in contrasto con quanto ci ricordiamo qualche anno addietro con ogni giocatore in una posizione ben definita. Il giocatore non solo aveva un ruolo ben preciso, ma la posizione in campo era chiaramente indicata.
Ad esempio, una volta un esterno centro usufruiva dei report degli scout e si posizionava in base alla propria esperienza e nessuno poteva mettere in dubbio che quel giocatore era l’esterno centro. Si spostava di poco basandosi sulle caratteristiche del proprio lanciatore e/o del battitore. In quanto capitano degli esterni, era lui che aiutava a posizionare anche gli altri due esterni basandosi sulla sua personale esperienza.

Adesso le informazioni sono talmente tante che è impossibile non tenerne conto; insieme al coach si osservano gigabyte di video tanto da rendere il posizionamento a un livello di estrema precisione, analizzando ogni settore del campo di dove e come un battitore batte in ogni sezione. Ed è molto selettivo. Si varia dal conteggio, dal numero di eliminati, dal lanciatore e dal tipo di lancio. Ed è da presumere che in futuro diventerà sempre più particolareggiato.
Il baseball è stato sempre definito un gioco di ‘accorgimenti’, ma queste correzioni non sono più esclusive del solo giocatore. Sono coinvolti lo staff dei coach e il compartimento degli analisti che ormai fa parte integrante di qualsiasi società professionistica. Si analizzano i dati ed i modelli storici per trasformare le prevedibili e proattive valutazioni in dati certi, e che messi tutti insieme formano un archivio impenetrabile che frustra quei battitori che non riescono a trovare un modo diverso nell’approccio in battuta. E ciò che più demoralizza i battitori è che queste correzioni difensive avvengono molto in fretta.

Ciononostante c’è ancora spazio per il divertimento. Quando la palla è in volo, l’azione è già cominciata e siamo tutti coinvolti. Diventeranno quegli spazi sempre meno ampi rispetto a come eravamo abituati a interpretare il gioco del baseball? O diventeremo noi così bravi e veloci da adeguarci ai nuovi assestamenti e schieramenti tanto da non farci nemmeno più caso? Nel caso dell’uno o dell’altro, il gioco del baseball sopravvivrà, almeno si spera.
Dopotutto, lo shift difensivo è solo uno schema. Altri sport hanno già apportato molte modifiche, il baseball, dal canto suo, era rimasto immune alle impurità. In passato, con tanto tempo a disposizione, abbiamo aspettato con ansia il duello tra lanciatore e battitore.
Il lanciatore è stato sempre colui che ha scandito l’inizio dell’azione, non c’era motivo di distogliere lo sguardo dal monte per guardare il terza base che schizzava verso l’esterno quando andava in battuta David Ortiz o Victor Martinez.
La difesa nel baseball è l’insieme di individui abili a compiere il proprio dovere. L’interbase dovrà sempre aver un buon raggio di azione e un buon braccio, l’esterno centro dovrà possedere velocità e riconoscere la traiettoria delle palle battute, e il ricevitore sarà sempre sottoposto a un duro lavoro, sia fisico, sia mentale. O almeno sempre così è stato.
Il terza base non aveva la necessità di imparare come eseguire un doppio gioco in seconda, per esempio. Ma lo shift difensivo ci ha fatto riflettere su alcuni aspetti importanti della difesa: come essere più flessibili, divenire un unico organismo ed interagire meglio con i compagni. Oggi si riesce a mascherare con più facilità il proprio punto debole perché più condivisibile.
Come ogni altra evoluzione del gioco, si arriverà al momento dell’abnegazione. Forse quando vedremo otto giocatori spostarsi nel corso di un unico turno alla battuta mentre si scambiano i guanti con i tempi di gara che si allungamento di almeno 10 minuti.
Ma bisogna ammettere che quel lasso di tempo tra un lancio e l’altro è stato sempre utilizzato dalla difesa per meglio posizionarsi in campo, mentre lo sguardo dello spettatore era fisso sul battitore in attesa di girare la mazza e magari in attento ascolto del telecronista che dipingeva coloratamente la situazione, al contrario di oggi che si guarda sul campo osservando i giocatori in continuo movimento.
Tutto questo movimento ha però il suo tornaconto, anche se per lo spettatore diventa sempre più difficile capire chi è in terza e chi gioca in prima.
Frankie Russo
N.d.r. Come farebbero oggi Abbot e Costello ad interpretare il loro sketch?
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