_________________________________ Il Sogno MLB passando dalle Minors - 3^

(Foto di BRENDAN KENNEDY/TORONTO STAR)
(Foto di BRENDAN KENNEDY/TORONTO STAR)

di Frankie Russo

Traduzione dall'articolo su  Thebaseballdigest dal titolo: Minor-league lawsuit claims MLB fails to pay minimum wage to minor-leaguers 

3^ e ultima parte

Leggi: 2^ Parte1^ Parte

I salari mensili delle minors oscillano tra i 1.100$ della rookie league a 2.150$ del Triplo A. A tutti i giocatori è corrisposto un bonus all’atto della sottoscrizione del contratto e che può variare di molto, da oltre un milione di dollari per i primi selezionati, fino a 1.000$ per le ultime selezioni del college.

L’unico canadese dei LumberKings, Tyler O’Neil, lo scorso anno ha firmato per 650.000$ assicurandosi una vita tranquilla per i prossimi 5/6 anni. Ma alcuni dei suoi compagni, hanno firmato per molto meno come Kevin McCoy che ha firmato per 5.000$. Così, mentre tutti i giocatori ricevono la stessa paga mensile, l’organizzazione investe molte risorse nei prospetti che ritengono abbiano più possibilità di raggiungere le majors. Ma anche i migliori trascorrono anni nelle minors e hanno bisogno di compagni con cui giocare e avversari per giocare contro. Ecco spiegato il perché si trovano giocatori a buon mercato come McCoy. Ma McCoy la pensa diversamente, lui è contento di partecipare e avere una possibilità.

“Ritengo di essere molto fortunato per il solo fatto di essere pagato per qualcosa che amo fare e che ho fatto per tutta la vita. I Mariners sono una ottima organizzazione.” Il 23enne rilievo crede nel fitness e nel potere del pensiero positivo. “La bassa retribuzione non mi preoccupa perché ho una mentalità a cui non si può porre una fine, oppure investire denaro in un sogno, in un’ambizione o in un’aspirazione. E’ qualcosa che trascende da tutto ciò, stai giocando per ognuno di quei ragazzi che sognano un giorno di essere nei tuoi panni.”

Nella foto Federico Castagnini, organizzazione Orioles, entra in campo accompagnato da un ragazzino
Nella foto Federico Castagnini, organizzazione Orioles, entra in campo accompagnato da un ragazzino

Però c’è una contraddizione nei discorsi dei giocatori delle minors. Quando parlano del loro impegno rispetto alla squadra e cosa si aspetta da loro, usano un linguaggio da lavoratori: E’ un business.  Devo fare il mio lavoro. Siamo pagati per questo. Ma quando poi si parla di salari, il linguaggio è diverso: Un sogno non ha prezzo. Giochiamo un gioco per bambini. Faccio quello che più mi piace.

 

“E’ un sistema, o una cultura, che definiscono essere un affare quando è necessario che sia così definito, o definito un gioco quando interessa che sia definito un gioco,” asserisce lo scrittore Lucas Mann che lui stesso ha trascorso un’intera stagione nelle minors e a cui è stato ispirato il libro Class A: Il Baseball Ovunque. E continua nel dire che spesso i giocatori pensano di se stessi di essere degli eroi perdenti. “Usano spesso la parola sogno, forse per giustificare i tanti sacrifici.”

 

Difficilmente più del 10% degli attuali giocatori delle minors avrà l’opportunità di giocare nelle majors. Solo due, o forse tre dei 25 giocatori dei LumberKings avrà la possibilità di diventare ricco. Ma il manager Steinmann dei LumberKings ha il suo motto in merito: “Se non indossi la casacca, non hai possibilità!”

Nella foto Mark Buerhlre longevo lanciatore dei Jays (Foto CARLOS OSORIO / TORONTO STAR)
Nella foto Mark Buerhlre longevo lanciatore dei Jays (Foto CARLOS OSORIO / TORONTO STAR)

E non è del tutto sbagliato. Mark Buerhlre, il veterano mancino partente dei Blue Jays, fu una 38^ selezione, ma a oggi ha guadagnato 199 milioni di dollari in 15 anni di carriera e guadagnerà 19 milioni il prossimo anno. Mike Piazza, 12 volte All Star, fu una 62^ selezione, quando quasi nessuna squadra continuava a selezionare, e fu solo per fare un favore al padre. Divenne un giocatore di prim’ordine e ha guadagnato più di 120 milioni di dollari in carriera. Queste storie fungono da stimolo.

 

“Ciò che veramente ti dà la forza di continuare è il sogno di guadagnare tanto, e nella speranza che succeda nel più breve tempo possibile in modo da farci dimenticare i sacrifici che facciamo.” Racconta Holovach che è stato una 27^ selezione nel 2012. “A quel punto potremmo dire che è valsa la pena”.

Nella foto Marten Gasparini organizzazione Kansas City
Nella foto Marten Gasparini organizzazione Kansas City

Fino allora molti giocatori avranno bisogno del sostegno dei loro genitori mentre altri cercheranno di mettere da parte qualche risparmio dal lavoro invernale che generalmente consiste nel lavorare presso una pompa di benzina o vendendo scarpe. Nonostante tutto molti giocatori non rinuncerebbero alla loro esperienza su cui sovrasta la competizione e il cameratismo. La vita lontana dal campo, sotto le luci è esaltante.

 

“Ho molte bollette da pagare oltre l’appartamento a casa che ho in comune con la mia fidanzata e con la quale condivido le spese,” ci dice il rilievo Aaron Brooks. “ Ma è meglio qui che tornare a casa e lavorare da McDonald’s o altro. Probabilmente si guadagna di più, ma non è così divertente.”

 

Altri invece considerano l’esperienza come un prolungamento dell’adolescenza.

 

“Mi sembra di essere ancora un ragazzino quando ricevo la paga, e mi sembra che il denaro sia tanto, anche se poi non lo è,” aggiunge Campbell.

 

Il 39enne lanciatore dei Blue Jays R,A. Dickey ha trascorso 14 stagioni nelle minori, anche se era in Triplo A e dichiara di aver apprezzato l’esperienza anche se mal pagata.

 

“Ovviamente vorresti guadagnare il giusto ma devi anche capire che ti stai avviando in una direzione dove inizi come commesso e finisci per diventare il capo in assoluto… Nessuno ti punta una pistola alla testa e ti obbliga a essere un giocatore delle minors, lo fai perché ti piace e perché è il sogno della tua vita.”

 

Dickey firmò per 850$ il suo primo anno nelle minors, e aveva possibilità di altri lavori, da magazziniere a commesso in una libreria. Pur confermando la sua fruttuosa esperienza in generale, Dickey vorrebbe che ci fosse stato una forma di maggiore protezione all’epoca in cui i Texas Rangers ridussero il bonus iniziale da 800.000$ a 75.000, dopo che la visita medica accertò che aveva un problema ai legamenti del gomito.

 

“Oltre a quell’episodio ho accettato la situazione, avevo 21 anni e mi andava bene tutto. In aggiunta non conoscevo la differenza. Quando non puoi fare un paragone è difficile sapere se puoi avere qualcosa di meglio.”

Nella foto Federico Celli (Organizzazione Dodgers) durante un'intervista
Nella foto Federico Celli (Organizzazione Dodgers) durante un'intervista

LA PAURA DI RITORSIONI

La causa andrà avanti per alcuni anni, se si arriverà al processo non sarà prima dell’autunno del 2016. La certificazione potrebbe richiedere tempi lunghi. Nel frattempo Broshius si auspica che i giocatori formino un sindacato. Alcuni giocatori del LumberKing hanno già un'idea di cosa chiedere per migliorare le loro condizioni: indennità per l’alloggio e un adeguato riposo durante le lunghe trasferte. Ma non hanno un sindacato a rappresentarli anche se gli accordi collettivi tra la MLB e i suoi giocatori riguardano anche i giocatori delle minors. Per esempio, l’ultimo accordo raggiunto nel 2012 ha ridotto l’importo del bonus in modo da dare la possibilità di guadagnare di più con altri incentivi, e l’accordo del 2007 che ha ritardato la possibilità di un giocatore delle minors di diventare un free agent. Tuttavia i giocatori delle minors non hanno voce in capitolo.

 

L’Associazione dei Giocatori della Major League non ha rilasciato dichiarazioni pubbliche. In un'email si è limitato a dichiarare che “ tutti i lavoratori, indipendentemente dall’attività o professione, merita di salvaguardare i propri interessi tramite un sindacato o emanando uno statuto che gli permetta di ricorrere in giudizio.”

Ciò che blocca la formazione di un sindacato è la paura che si possa ritorcere contro e mettere in forse la carriera.

 

“Non è probabile che questi ragazzi giovani e inesperti possano sfidare i proprietari quando hanno nei loro occhi l’illusione di diventare un giocatore delle majors. La paura che si possa ritorcere tutto contro non è da escludere,” ha affermato Marvin Miller, membro del sindacato delle majors e che fece parte della sottoscrizione del primo contratto collettivo nel 1968.

Nella foto Mattia Mercuri organizzazione Braves (foto Cantini/Oldman)
Nella foto Mattia Mercuri organizzazione Braves (foto Cantini/Oldman)

Al contrario, i colleghi dell’hockey sul ghiaccio hanno un sindacato già da 50 anni. Nel 1967 il padre di un giocatore assunse un avvocato per far valere i diritti del figlio e ad oggi il sindacato rappresenta circa 1.600 giocatori delle leghe professionistiche. La differenza di salario è abissale. Nell’AHL, che è l’anticamera della NHL, i salari minimi sono di 45.000$ mentre la media si aggira sugli 80.000$. Una differenza dalle quattro alle otto volte più di un giocatore di Triplo A. Nell’ECHL, l’equivalente del Doppio A, i giocatori sono pagati 1.700$ al mese, che si avvicina ai massimi dei migliori delle minors, con l’eccezione che per i giocatori dell’ECHL la casa e i pasti sono a carico della società. Tutto questo nonostante la MLB abbia un reddito più del doppio della NHL.

 

“Più presto i giocatori della MiLB decidono di formare un sindacato, meglio sarà per loro,” sostiene Larry Landon del sindacato della NHL. “I nostri ragazzi ne parlano spesso e sono sorpresi che i giocatori del baseball non reagiscono.”

 

Il rilievo Brooks dei LumberKings vorrebbe che si formasse un sindacato ma non ha né il tempo né l’energia da mettere in un tale progetto.

 

“Giochiamo 140 partite con uno o due giorni di riposo al mese, più le trasferte. In effetti ci sono cose da migliorare, ma adesso dobbiamo fare il nostro dovere che consiste nel giocare a baseball, che credo ci offra una buona possibilità.”

 

Daly, l’ex giocatore dei Jays comprende la situazione: “Non ho mai parlato da giocatore, avrei potuto compromettere il mio lavoro, e la possibilità di fare carriera poteva essere seriamente compromessa. Ma dentro di te sei ben cosciente che ti stanno sfruttando sia in termini di orari sia d’impegno. Non è giusto.”


Fine della 3^ e ultima parte



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