
Parliamo un poco di baseball e dei suoi problemi: che va tanto di moda, adesso.
Ne parlo subito io, scusandomi in anticipo per la poca visione di insieme che vi darò, perché purtroppo sono abituato ad affrontare un problema alla volta e a risolverlo, se possibile, piuttosto che a teorizzare su tutto.
Ci sta a cuore la DIFFUSIONE del baseball?
Certamente SI.
Più DIFFUSIONE per portarlo ad essere praticato il più possibile su tutto il TERRITORIO, fuori da alcune sacche felici come l’ Emilia-Romagna, Nettuno la sola piazza veramente grande ed importante nel Lazio, il Padova e Ronchi a trascinare dal vertice una bella realtà giovanile presente in tutto il Triveneto, Bollate regina di Softball, il volonteroso Piemonte pieno di iniziative che vanno dalle mostre sul nostro passato ai tornei “diversi” dalle attività federali o che comunque “comunica” bene quello che riesce a fare, timidi risvegli a Grosseto e forse dimentico qualcuno, ma non di importanza se non locale.
Grandi assenti: Calabria, Campania e Umbria. Qualche realtà consolidata, ma isolata, nelle altre Regioni.
Per accrescere questa DIFFUSIONE ho fatto di recente e ingenuamente una proposta pubblica: la Federazione “conceda benefici concreti e cospicui a quelle Società che vanno ad iniziare una attività di baseball in un paese (luogo) distante più x kilometri dalla loro sede. Attività effettiva, non trasferita per l’occasione”.
Ma l’ingenuità è evidente: se l’iniziativa va in porto la diffusione avverrebbe nei soliti punti già consolidati. Che una Società veneta “inizi una attività” in Umbria la vedo difficile.
La DIFFUSIONE allora può passare per la SCUOLA attraverso interventi duraturi (per tutto l’anno scolastico) e che si concludano con interventi -federali o privati- ma programmati per creare nuovi gruppi agonistici, non per spiluzzicare giovani prospetti da estirpare dal loro gruppo scolastico per farli confluire nelle squadre giovanili già esistenti (che comunque sarebbe già un risultato).
Devo escludere che ci possa essere DIFFUSIONE attraverso un coinvolgimento di spettatori alle partite: non c’è pubblico alle gare di baseball, neppure a quelle di massima serie.
L’unica volta che ho controllato di persona ( calma: non sono matto, mi sono informato da chi poteva fornirmi i dati) erano presenti 93 paganti, ad una partita di cartello. Quindi da 93 spettatori paganti (quelli che non pagano per tessere varie sono già reclutati nel baseball con qualche veste), eliminati gli ultra trentacinquenni, gli abbonati (sai che numero!!!!) quanti nuovi possibili giocatori pensate possano essere invogliati dalla visione appassionante del gioco?
Ma molti fanno notare che solo la presenza di grandi campioni italiani possa far decollare di nuovo il baseball verso un boom di spettatori.
Quindi logica la scelta delle Accademie che preparano al meglio (o solo meglio) i prospetti più promettenti così che, al termine della preparazione, sono pronti …….. per le leghe professionistiche americane! Notare comunque che Liddi, il primo ad arrivare al Top, ci è arrivato da solo.
Qualche valente giocatore comunque c’è di sicuro nell’attuale IBL così come c’è stato nel passato pur senza una preparazione mirata: ne puoi contare almeno nove inclusi nella Hall of Fame italiana, di quelli che erano presenti quando c’era il grande pubblico per cui fu necessario costruire stadi di ampia grandezza che ora sembrano cattedrali nel deserto. E di questi alcuni vennero contattati dai pro d’America e vennero trattenuti in Patria a suon di lire fitte per poterli utilizzare in Nazionale con le regole di allora.
Ma a differenza dei valenti giocatori di adesso quelli del passato avevano sugli spalti più di 93 spettatori paganti. E adesso veniamo alla domanda clou: PER COSA CREIAMO ATLETI noi allenatori?
Ma per le Grandi Leghe Professionistiche attraverso tutti gli strumenti che ci vengono messi a disposizione: le Accademie ed i loro insegnanti che ormai sono gli UNICI depositari delle tecniche; dai Corsi per futuri allenatori che si apprestano ad essere il “non plus ultra” del sapere baseballistico.
Ma se mi ritrovo in mano un gruppo di ragazzi che - un domani - non andranno più in là di una onorevole serie Zeta, ma saranno semmai entusiasti praticanti di uno sport bellissimo e poi forse qualcuno di loro diverrà anche un pioniere di nuove realtà o arbitro o dirigente o semmai il 94esimo pagante ad un incontro di IBL cosa dovrò fare di loro inadatti ad una qualsiasi Accademia e quindi senza futuro?
ALLENIAMO (come possiamo certo e cercando sempre di migliorarci) per rendere il nostro sport più POPOLARE, più AVVINCENTE e il più PRATICATO possibile.
Questo mi sento di proporvi come messaggio.
Un’ultima considerazione sui nostri comportamenti: nella mia città, Bologna, dopo un inizio folgorante il baseball si diffuse in tutta la provincia. Scusate l’elenco, ma è necessario: Sasso Marconi, Casalecchio di Reno, S. Giovanni Persiceto, Calderara di Reno, Castelmaggiore, Minerbio, Castenaso, S. Lazzaro di Savena, Ozzano, Imola, Pianoro a cui possiamo aggiungere le squadre della Città (non le cito tutte, ma solo quelle che possedevano o possiedono ancora un vero campo da gioco) Longbridge, Bazzanese, Atletics oltre naturalmente alla Fortitudo coi campi del Falchi e di Casteldebole.
Casalecchio, Calderara, Bazzanese non esistono più e non esistono più nemmeno i campi su cui giocavano.
Il campo di Castelmaggiore esiste ancora per l’attività della sola Amatoriale.
Il campo del Longbridge ancora utilizzabile volendo, non ha più una Squadra che vi giochi sopra.
Il Longbridge come squadra esiste ancora, ma gioca su un altro campo.
E ho parlato solo di Baseball e non di Softball.
Cosa facciamo noi di Bologna per evitare questa caduta di attività, questo RIDIMENSIONAMENTO di DIFFUSIONE?
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