· 

Veramente quel home run fu dichiarato?

Nella foto un manifesto rappresentativo dell'evento
Nella foto un manifesto rappresentativo dell'evento

di Frankie Russo

Tratto da  thepostgame.com

Non ci sono dubbi che Babe Ruth batté un fuori campo in Gara 3 delle 1932 World Series  contro i Chicago Cubs. Il dubbio è se veramente Ruth avesse preannunciato la battuta come ci viene tramandato. Una domanda che gli appassionati si fanno da oltre 80 anni. Nel libro autobiografico “Babe Ruth: Il mito ed il mistero del più famoso fuori campo della storia”, Ruth ha dichiarato: “Il buon Dio e la fortuna sicuramente erano dalla mia parte perché feci esattamente ciò che avevo dichiarato.” La famiglia di Charlie Root, il lanciatore dei Cubs, è del parere che l’episodio sia solo un mito, mentre la famiglia di Babe Ruth, a cominciare dalla figlia Julia, fino ai nipoti, è convinta che Ruth avesse puntato il dito indicando dove avrebbe battuto la pallina. Negli anni essi raccolsero testimonianze dirette a confermare la loro tesi.

Per quanto concerne invece le diverse versioni, Julia sostiene:

 

“ la domanda gli venne posta così tante volte che credo fosse arrivato al punto che ormai rispondeva con una grande risata dicendo: Si, è andata proprio così.”

 

Un altro dei motivi per cui sono sorte tante versioni è perché Ruth stesso la raccontò in modo diverso in varie occasioni. All’epoca dei fatti i giornalisti non erano autorizzati a fare interviste negli spogliatoi dopo la partita; potevano scrivere solo quello che avevano visto sul campo. Tom Meany del New York World-Telegram e amico di Ruth, una settimana dopo la gara si recò a casa di Babe per conoscere la storia ricordandogli quanto era stato rischioso predire la battuta.

 

Non ci ho mai pensato”, rispose semplicemente Ruth.

 

Dopo un anno, al suo ritorno al Wrigley Field, in un’intervista rilasciata a Hal Totten, telecronista dei Cubs, rispose che solo uno stupido avrebbe potuto fare una cosa del genere. 

Nella foto Charlie Root, il lanciatore dei Cubs di quella partita
Nella foto Charlie Root, il lanciatore dei Cubs di quella partita

“C’erano stati scambi di insulti da entrambe le panchine ed io fui al centro della disputa quando entrai nel box di battuta. Dopo il primo lancio strike i giocatori di Chicago gridavano più forte ed io alzai il dito per dire che era solo strike uno. Lo stesso feci dopo il secondo lancio. Se veramente avessi puntato il dito in direzione di dove avevo intenzione di battere la palla, sarebbe stata un’offesa verso Root e avrebbe avuto tutto il diritto di tirarmi addosso.”

 

Sembra che la storia finisca qui, ma così non fu. Una tale dichiarazione al giorno d'oggi avrebbe fatto il giro del mondo in pochi secondi. Ma l’intervista a Totten fu raccolta da una piccolissima parte del pubblico e quindi la versione non ebbe molta risonanza. Ma per qualche ragione che solo Ruth conosce, nemmeno il racconto a Tollen fu quello definitivo. La storia del “Called Shot” continuò a circolare al punto che forse Ruth stesso si divertiva a cambiare versione.

 

Nel 1948, poco prima della morte del "Bambino", E.P. Dutton, in collaborazione con Bob Considine pubblicò il libro "La Storia di Babe Ruth". E’ difficile conoscere quanto Ruth abbia veramente collaborato nella stesura considerate le sue condizioni fisiche. Ma è pur vero che sulla copertina c’è la sua firma sotto la dicitura La mia unica storia autorizzata. Nella prefazione c’è un’altra frase “Questo libro, unica autentica storia della mia vita, è sinceramente dedicato a tutti i ragazzi d’America”. Il libro è scritto in prima persona e le storie sono in linea con la sua carriera.

 

Il racconto del "Called Shot" è riportato al capitolo 17° ed inizia con un tributo a Lou Gehrig al quale, a parere di Ruth, va attribuito il merito per la conquista del titolo. Sono riportate anche delle imperfezioni come per esempio: E’ menzionato che il fuori campo è stato battuto nel quarto inning invece che nel quinto; E’ riportato che c’era un uomo in base che invece non c’era ed il conteggio era 0-2 e non 2-2 come trascritto.

 

Ad ogni modo, quanto segue è il racconto di Babe Ruth che poi sembra essere la versione ufficiale, ed inizia con Ruth che parla degli insulti che provenivano dal dugout dei Cubs:

Le mie orecchie ne hanno sentite talmente tante nel corso della mia carriera che pensavo fossero diventate immuni agli insulti. Ma le offese rivoltemi dai giocatori dei Cubs e dai tifosi superarono ogni limite. Dalle tribune mi buttarono verdure e frutta di ogni tipo.

Uscii per poi rientrare subito nel box di battuta. Mentre Root prendeva i segnali, guardai verso l’esterno centro.

Prima ancora che l’arbitro chiamasse il lancio, alzai la mano destra, puntai un dito e gridai “Strike uno”. (Sopra la foto originale del momento in cui Babe Ruth alzò la mano verso l'esterno centro)

 

La folla intensificò le grida. Root si preparò al secondo lancio, ancora diritto in mezzo al piatto. Ancora una volta, uscii dal box e allungando la mano destra verso l’alto gridai “Strike due!” 

Avresti dovuto sentire la folla. I giocatori dei Cubs, erano tutti in riga sul gradino più alto del dugout e gridavano più forte. Pensai che la cosa migliore per Charlie fosse di lanciare fuori dalla zona. Ma non lo fece, e per questo ringraziai più volte il buon Dio.

Ancora una volta, prima che Charlie effettuasse il lancio, uscii dal box puntando verso l’esterno centro, che non fece altro che imbestialire ancora di più la folla.

Root lanciò una diritta. Se l’avessi lasciata passare sarebbe stata uno strike. Ma era il mio lancio. Girai la mazza con tutta la forza usando ogni muscolo del corpo sapendo che mai mi sarebbe capitato un lancio migliore in vita mia. Non dovetti nemmeno guardarla, ma lo feci. La palla, colpita forte, continuava a viaggiare profonda fino a raggiungere la rete all’esterno centro dove avevo puntato il dito. Per me, fu il più divertente e il più bel momento della mia carriera. Corsi lentamente verso la prima, la superai e rivolsi lo sguardo verso la panchina dei Cubs che avevano immediatamente smesso di sghignazzare.

 

Ebbe a dire un cronista in seguito: “Li avresti dovuti vedere; hanno cambiato umore in un batter d’occhio, li potevi vedere tutti in piedi sul primo gradino e poi d’un tratto inclinarsi indietro come se fosse stata un’esecuzione". 

 

Quel fuori campo, il più famoso che avessi mai battuto, finì per essere utile. Valse due punti e vincemmo 7-5.

 

In effetti qui c’è un’altra imperfezione in quanto il fuori campo portò il risultato sul 5-4. E’ anche strano come Ruth, coadiuvato da due scrittori non sia riuscito ad evitare le contraddizioni.

 

Forse il commento più interessante e famoso relativo al Called Shot, Ruth lo diede al suo migliore amico Ford Frick, che poi divenne commissario di Lega. Dopo alcuni anni Frick cercò di conoscere la verità:

 

Ma veramente hai puntato il dito vero l’esterno centro?” domandò.

 

Indubbiamente stanco di sentirsi chiedere per l’ennesima volta la stessa domanda, e forse anche per non dire una bugia all’amico rispose:

 

Se non sbaglio è riportato nei giornali. Perché non leggi i giornali? E’ scritto tutto lì.”

 

 

Frankie Russo

 

 

 Articolo apparso su Baseball On The Road il 16/12/2014

Scrivi commento

Commenti: 0