
Traduzione dell'articolo su blog.detroitathletic.com dal titolo: '68 Tigers had Johnny Sain, the best pitching coach in history
Oggi circola voce che il guru dei pitching coach sia Larry Rothshild (fu uno dei relatori alla Coach Convention del 2005 a Tirrenia, ndr). Quest’anno è riuscito a tenere un alto livello del suo staff nonostante che ad un certo momento della stagione gli Yankees ebbero i cinque partenti sulla lista degli infortunati, due dei quali rimasero fuori per il resto del campionato. Elemento che di per sé confermerebbe la veridicità delle voci. Nella lista dei migliori si possono includere Curt Young degli Athletics e Dave Righetti dei Giants.
Ma chi è il migliore di sempre? Forse dovremo tornare indietro agli anni 60.
Negli anni 40 e 50 Johnny Sain fu un buon lanciatore e insieme a Warren
Spahn formò un duo imbattibile per i Boston Braves (in loro onore fu dedicata la poesia "Spahn and Sain and Pray for the Rain").

Per quattro volte vinse 20 e più partite per i Braves prima di terminare la carriera con gli Yankees.
Resta da chiedersi quante partite avesse vinto se, negli anni migliori della carriera a 25/26/27 anni, non fosse stato chiamato alle armi per la Seconda Guerra Mondiale. Le vittorie sarebbero state probabilmente circa 200 invece di 139.
Per quanto fosse stato bravo con i Braves e con gli Yankees, Sain fu ancora più influente ed innovativo come pitching coach. Grazie alla sua intelligenza e abilità di comunicare con i suoi giocatori, Sain trasformò letteralmente i suoi lanciatori trasmettendo confidenza a tutto lo staff.

Iniziò la carriera come coach nel 1959 con gli allora Kansas City Athletics dove rimase per un solo anno volendo prendersi un anno di pausa.
Nel 1961 si riaffacciò con gli Yankees dove lavorò principalmente con uno staff di veterani, ma fu anche determinante nella crescita dei giovani Ralph Terry e Bill Stafford. Sain convinse il manager Ralph Houk a usare una rotazione a quattro per meglio sfruttare le prestazioni del loro asso Whitey Ford.
Per il 1963 Sain portò alla ribalta altri due giovani partenti, Jim Bouton e Al Downing i quali aiutarono gli Yankees a vincere un altro titolo divisionale. A seguito della sconfitta a zero nelle World Series del 1963, Sain fu licenziato per motivi che restano oscuri.
Sain disse che si era dimesso, ma voci asseriscono che Houk, che nel frattempo era passato dirigente, licenziò il suo pitching coach perché era invidioso della sua intelligenza e del controllo che aveva sui giocatori.

Restò fuori per l’anno 1964 e tornò a lavorare per i Twins nel 1965. Non solo i Twins vinsero il campionato ma salirono alla ribalta Mudcat Grant, Jim Kaat e Jim Perry. Come fu ricompensato Sain dai Twins? Naturalmente lo licenziarono dopo essere arrivati secondi nel 1966.
Nel 1967 fu assunto dall’organizzazione di Detroit che sembrava il giusto assestamento in quanto furono proprio i Tigers a offrirgli il primo contratto da giocatore nel 1936, anche se non giocò mai nelle majors con loro.
Come pitching coach fece subito un miracolo con Earl Wilson, discreto fino fino ad allora, che vinse 22 gare nel 1967, la prima volta che otteneva 20 vittorie in carriera.
La sua influenza si vide anche tramite le prestazioni di altri due giovani, Pat Dobson e Mike Marshall che fecero un eccellente lavoro dal bullpen.
Il pitching staff migliorò sensibilmente sotto la guida di Sain.

Gli effetti divennero ancora più evidenti nel 1968. Anche se il lavoro era diventato più facile per tutti i pitching coach dell’epoca grazie alla voce comune che fu “L’Anno dei Lanciatori”, l’influenza di Sain fu determinante per la conquista del titolo di divisione.
Sain inculcava ai suoi lanciatori la mentalità dell’importanza del pensiero positivo e li incoraggiava a pensare positivo.
Una volta disse a Denny McLain, con il quale strinse amicizia più che con ogni altro lanciatore, : ”Tutto ciò che si può concepire o credere, si può raggiungere.”
Più di ogni altro, McLain abbracciò la filosofia di Sain. Sain sapeva anche insegnare i lanci e aiutò McLain a migliorare lo slider che divenne fondamentale per lui: il lancio dello strike out.
McLain disse: “Sain mi ha insegnato che l’unico modo per realizzare grandi idee è di pensarle con persistenza e non smettere mai di imparare.”
McLain vinse 31 partite con un PGL di 1,96 e si aggiudicò il trofeo Cy Young.

Altri quattro giovani lanciatori si fecero largo sotto la guida di Sain: Mickey Lolich, Dobson ed i rilievi Darryl Patterson e John Hiller.
Formarono uno degli staff più dominanti della lega. Seppure il lavoro di Sain aiutò i Tigers a vincere le World Series, la collaborazione con il manager Mayo Smith non fu mai semplice. I due a stento si parlavano e la situazione peggiorò nel 1969.
Sain si assentò per un breve periodo per motivi familiari. Al suo ritorno notò che i lanciatori avevamo cambiato la preparazione e correvano molto, contrariamente a quanto stabilito da Sain. Affrontò il suo manager a muso duro ricordandogli che il suo metodo, che escludeva la corsa per i lanciatori, era il metodo che fino ad allora aveva funzionato.
L’episodio creò una frattura nello spogliatoio con Smith e il coach di terza Grover Resinger da una parte, e Sain dall’altra. Come se non bastasse, il 15 giugno la società vendette il veterano rilievo Dick Radatz, uno dei favoriti di Sain, il che lo mandò su tutte le furie. Agli inizi di agosto Sain, in un’intervista con la stampa, rilevò che da oltre due mesi non aveva avuto modo di parlare con il manager dei suoi lanciatori e criticò apertamente Smith per il modo in cui li gestiva. La storia ebbe fine quando il 10 agosto i Tigers decisero di licenziare Sain. Dieci mesi dopo aver aiutato i Tigers a vincere le World Series Sain ancora una volta non aveva una squadra.
Nessuna sorpresa se McLain prese apertamente le difese di Sain, e dichiarò pubblicamente che la società aveva commesso un grave errore a licenziare il loro mentore. Lolich fu un po’ più diplomatico, ma fece capire che non aveva gradito la decisione. Come tutti i lanciatori, McLain e Lolich avevano apprezzato il lavoro svolto con Sain. Sono ancora in tanti a sostenere che McLain avrebbe vinto molto di più se Sain fosse rimasto.
In seguito fu assunto dagli Atlanta Braves e Chicago White Sox, ma i suoi giorni con Detroit erano finiti, sebbene avesse avuto un enorme impatto.
Ecco i punti importanti usati da Sain come pitching coach ed i risultati ottenuti:
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Contrariamente a molti pitching coach degli anni 60 e 70, Sain non credeva che la corsa
fosse indispensabile per i lanciatori. Quindi la lite con Smith nel 1969. “La parte più importante del corpo per un lanciatore è il braccio, non le gambe. Il miglior metodo di preparare
il braccio è quello di lanciare. Se lanci abbastanza, le gambe si adegueranno da sole.”
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Sain enfatizzava molto la preparazione prima della partita. Una volta che la partita aveva
inizio, raramente parlava con i partenti, o anche con i rilievi, a meno che non fossero loro a porgli una domanda. Allo stesso modo, raramente faceva visite sul monte ritenendo che così
facendo avrebbe interrotto il ritmo e la concentrazione del proprio lanciatore.
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Volendo avere il pieno controllo dei suoi lanciatori, Sain spesso si scontrava con i suoi
manager, compreso Smith in Detroit. Altri manager, come Houk con gli Yankees, credevano che Sain volesse prendere il loro posto, ma Sain non voleva essere un manager, voleva solo avere il
controllo dei lanciatori.
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I lanciatori, purtroppo, divennero dei seguaci così fedeli alle teorie di Sain da creare una
frattura tra loro e il resto della squadra.
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Con tutte e sette le squadra che ha allenato, Sain puntava sulla meccanica ed i cambi di
velocità più che sulla velocità, probabilmente perché lui stesso non aveva molta velocità quando lanciava. Insegnò lo slider alla gran parte dei suoi lanciatori, trasformando molti da
mediocri a buoni, e da buoni a grandi. Inoltre, i suoi insegnamenti portarono al successo diversi suoi allievi, ed in particolare: il due volte vincitore di Cy Young Denny Mclain,
l’eletto nella Hall of Fame Whitey Ford ed il longevo mancino Kaat.
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Nonostante l’incapacità di restare per lungo tempo in una sola città, Sain aiutò le sue
squadre a vincere. Delle squadre da lui allenate, cinque vinsero le proprie divisioni, includendo gli Yankees dal 1961 al 1963, i Twins nel 1965 e naturalmente i Tigers nel 1968. Di
quelle squadre, tre vinsero le World Series.
Negli anni recenti, quando si parla di pitching coach di successo, saltano fuori i nomi di Dave Duncan (A’s e Cardinals), Leo Mazzone (che fu discepolo di Sain quando erano entrambi con i Braves), e Rick Peterson (A’s). Andando più indietro negli anni, ricordiamo che George Bamberger (Orioles), Roger Craig (Giants) e Ray Miller (Orioles) hanno avuto un impatto positivo suoi propri giocatori. Meritano tutti un riconoscimento per il lavoro svolto, compreso quello attuale di Rothschild.
Ma colui che li ha preceduti, colui che si pone come decano dei pitching coach, rimane ancora lui, Johnny Sain.
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