
Ci sono persone che fanno la storia. Uno di questi ieri notte di certo ne ha scritta una pagina.
Suo padre nel lontano 1993 dovette firmare una liberatoria per poter farlo giocare in quella categoria che ammetteva i nati dai 5 agli 8 anni. Lui ne aveva 4 di anni ed era nato il primo Agosto del 1989.
La famiglia Bumgarden viveva a Hickory nel Nord Carolina, ma questo centro agricolo e artigianale veniva chiamato più frequentemente Bumtown perché le famiglie di cognome Bumgarden erano almeno un centinaio.

Il padre Kevin si costruì la casa in legno da solo e nel tempo libero giocava con il figlio Maddy (Madison) destro su tutto, ma mancino nel lancio.
Quel ragazzo partito dalla campagna in un ambiente duro, ha bruciato le tappe. La squadra per cui ha lanciato ha vinto praticamente tutto persino il campionato dello stato per 4A High School.
E come sempre gli scout arrivarono come le api sul miele tanto da costringere il padre Kevin ad innalzare un recinto attorno al bullpen della scuola per tenerli alla larga, così da non disturbare il figlio.

Ieri notte Madison Bumgarden ha compiuto il suo ennesimo capolavoro. Dopo aver vinto due partite su tre per San Francisco Bruce Bocky lo chiama per chiudere il conto.
Tutti sapevano che avrebbe lanciato nonostante fosse a riposo da soli due giorni. Lo sapeva anche Ned Yost, manager dei Royals tanto da caricare i suoi ragazzi per aggredire la partita fin da subito.
Sapeva che ad un certo punto della gara sarebbe entrato "lui" e tutto sarebbe diventato difficile. E così è stato.
Nonostante il parziale 2-0 al secondo inning nell'attacco Giants, i Royals rispondono alla pari e si portano sul 2-2. Ma il bravo Guthrie concede anche il punto numero 3 del vantaggio Giants ed è proprio qui che Bruce Bocky non si lascia scappare l'occasione. Lui conosce bene i suoi giocatori e sa che cosa chiedere loro. Ora c'è il vantaggio e deve essere difeso fino al 9°

Maddy Madison Bumgarden sale sul monte e erge il muro tutto attorno a se. Quello stesso muro che suo padre Kevin aveva costruito a debita distanza dal bullpen dell'High School per proteggerlo dagli scout.
Il suo incedere verso il monte è deciso, inning dopo inning. Sembra salire sulla pedana svolgere il suo compito e ridiscendere con il suo passo deciso verso il dogout.
Ti aspetti che da un momento all'altro strofini il fiammifero sui jeans e si accenda una sigaretta così come Clint Eastwood entrava nel saloon dopo avere eliminato una decina di banditi. Questo ragazzo con una strana somiglianza a Kevin Costner sembra ci porti in un film. Ma non siamo a Hollywood e tutto è incredibilmente reale.
Con il passare del tempo gli occhi dei bravissimi Royals si colorano di paura. Su Ned Yost appare il sorriso tipico di chi ha già capito di aver perso partita. Lassù sulle gradinate le migliaia di persone seguitano ad incitare i propri ragazzi, ma le palle di Madison sono imprendibili.
Quando un battitore si presenta nel box sa benissimo con chi avrà a che fare. Non vuole perdere nessuna possibilità. Deve girare anche la prima. Bumgarden lo sa e guidato dall'ottimo Buster Posey gli fa credere che sia uno strike, ma spesso non lo è. Così come nel lancio successivo gli fa credere che sia un ball, ma la palla incredibilmente taglia l'angolo del piatto.

Madison Bumgarden alterna sapientemente una dritta da 93 miglia nella zona alta con una incredibile curva da 76 miglia. Sono 17 miglia, una differenza enorme per i decimi di secondo. Ma non è tutto. Quella palla non arriva come al solito su un piano verticale dall'alto in basso. Esce all'improvviso, da un punto indefinito sul piano orizzontale dopo una torsione delle spalle che sembra indicare la traiettoria di un lancio nel dogout di prima anziché sul piatto.
E' finito l'inning, Maddy ridiscende dal monte e si avvia verso la panchina. L'inquadratura della telecamera zoomma sul viso perfettamente asciutto. Non un filo di sudore. Si avvia con il solito passo deciso. "Fatto anche questo" sembra dire. C'è il tempo per un paio di "cinque" dai compagni e poi sedersi con il giubbino in un angolo della panchina dove a nessuno è concesso avvicinarsi. Gli occhi sono persi non si sa dove. Sembra in trance prima di ripartire per l'altra missione.
Madison arriva all'ultima delle missioni. C'è l'ultimo attacco. Kansas City brucia le sue prime due cartucce. Sembra finita; due out; un passo dalla storia. Ma Alex Gordon non ci sta. Lui non vuole mollare. Batte un valido che Gregor Blanco, l'esterno centro calcola male. La palla si infila e corre fino al muro, quasi imprendibile. "Corri Alex Gordon, corri!"
Il pubblico non crede ai suoi occhi. C'è una speranza. Quando Alex gira la terza la palla si trova nelle mani di Brandon Crawford ad almeno 40 metri da casa base. Ora con il senno di poi viene da dire e se Alex non si fosse fermato in terza, ma avesse proseguito fino a casa cosa sarebbe accaduto? Non lo sapremo mai.
Sappiamo però che quel pitcher di Bumtown non ti offre la prova d'appello. Questa è stata l'ultima occasione; Ora c'è da finire il lavoro; Come Clint Eastwood non perdona e offre tre palle all'altezza degli occhi di Salvador Perez, per l'ultima palla che dopo aver attraversato il cielo nero di Kansas City si insacca nel guanto del "Panda" Pablo Sandoval.
Ora è tutto finito. Madison Bumgarden ha compiuto il suo lavoro e può rimettere la pistola nella fondina, almeno fino al prossimo anno.
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Maverick (venerdì, 31 ottobre 2014 14:17)
Solo dei Giants più che perfetti potevano battere questi KC Royals!
E solo un Bumgarden stratosferico poteva fermarli.
Quindi 10 e lode per gara 7 a SF, ma 10 con lode anche ai Royals che hanno fatto vedere un baseball stupendo per tutti i play off. Che squadra !!Un Bumgarden in meno e oggi si parlerebbe dell'impresa dei Royals!
Unica cosa che da "fantamanager" avrei fatto è mettere tre pinch hitter nell'ultimo turno di battuta per i Royals. Non conosco così a fondo il loro roster ma presumo che qualche mazza di livello poteva esserci seduto in panca (parliamo di MLB). No capisco perchè non tentare questa ultima estrema e disperata mossa...