
Articolo tradotto da ESPN "Bruce Bocky: Outside the box
Se esiste un libro delle regole per un manager, Bochy è sicuramente uno che non lo ha letto.
Quando si arriva alla postseason, molto spesso si fa riferimento al “Copione”, come se il baseball all'improvviso fosse diventato qualcosa totalmente programmabile attraverso i raggi x, inning per inning, lancio dopo lancio. Un rilievo specialista per il settimo inning, giocatori sostituiti all’ottavo inning per migliorare la difesa, il “closer” per il nono, ed esclusivamente per il nono. Coloro che ricorrono a questo tipo di strategia starebbero meglio dietro a un PC a riportare gli orari dei treni, per quanto fantasioso possa essere.
Ciò che è scolpito in pietra non sempre funziona nel baseball, ciò che prevede il copione in una gara a metà maggio, sicuramente non sarà quello che si potrà applicare nei playoff a ottobre. Ogni partita ha la sua storia e può svilupparsi in modo imprevedibile. Qui subentra l’abilità del manager di sapersi adeguare. Per quanto possa essere considerato lento il gioco del baseball, gli eventi possono evolversi in fretta, tanto velocemente da sfuggire ai manager che sono lì ad aspettare il “loro” momento ideale per intervenire. I manager che riescono ad essere in anticipo sulla partita, pare, siano quelli destinati ad avere successo.
Ciò premesso, è probabile che il manager dei Giants Bruce Bochy inizi ogni partita con un suo piano. Ma la sua genialità consiste nel sapere cambiare strategia, andare oltre le linee, oltre le note scarabocchiate su un pezzo di carta, e quando il caso lo richiede, cambiare tutto e prendere la decisione che è meglio per la sua squadra. A volte, è meglio utilizzare i copioni come coriandoli.
Quella mossa, la sua innata capacità e la totale fiducia nel riconfigurare, e talvolta anche partire da zero, è uno dei motivi principali per cui Bruce Bochy è il migliore manager vivente per il mese di ottobre, e forse uno dei più grandi di sempre. Con i suoi Giants Bochy è diretto a Kansas City dove cercherà di vincere il suo terzo World Series in 5 anni.
Aver sconfitto i St. Louis Cardinals in cinque gare della NLCS, ha portato il record dei Giants nella postseason a un eccezionale 30-11. Già vincere il 73% delle partite durante il campionato è un’impresa lodevole; vincere il 73% durante la postseason, quando si è chiamati ad affrontare le squadre migliori e i loro migliori lanciatori, rasenta il mistico.

“Quello in cui Bochy riesce meglio è capire i suoi giocatori” ci dice il lanciatore Jake Peavy che ha iniziato la carriera in San Diego quando Bochy era il manager. “Lui conosce i suoi giocatori, sia mentalmente che fisicamente, e senza dubbio chiede molto. Ma come giocatore ti senti di dare tutto quando sai che il manager crede in te e pone la fiducia in te come fa Bochy. E’ una grande sensazione quando sai che il tecnico ha fiducia in te, e questo vale dal primo all’ultimo della squadra.”
(Tutto questo ovviamene non tiene conto del fatto che, in presenza di un individuo dalla personalità di Bochy, è clinicamente provato che abbassa la pressione diastolica media del 20%).

Prendiamo come esempio il nono inning di gara 5 decisiva per la NLCS. Sul punteggio pari 3-3, Bochy inizia l’inning con il suo closer Santiago Casilla, mossa logica anche tenendo conto della situazione e dei numeri. Nono inning, punteggio pari e giocando in casa.
Poi l’inning prende un indirizzo imprevedibile. Con due eliminati Casilla concede una base su ball e riempie le basi, cominciando a perdere il controllo e dando segni di stanchezza.
Nel bullpen c’era il mancino Affeldt a riscaldarsi, e quando il manager dei Cardinals Mike Matheny manda nel box di battuta il mancino Taveras come pinch hitter, Bochy esce dal dugout con il suo ormai familiare stile. Testa bassa, tanta gomma in bocca, le ginocchia che mostrano il tanto tempo speso dietro al piatto come ricevitore, il passo arruffato. Dà l’impressione di pensare cosa dovrà fare, ma in effetti ha già preso la sua decisione.

Con la sostituzione sul monte di Affeldt, ancora una volta Bochy ha dimostrato di adeguarsi alle situazioni e non seguire il solito schema prefissato all’inizio gara. Conosce sì gli avversari e le percentuali, ma conosce ancor di più i suoi giocatori e la loro incapacità di adeguarsi a situazioni di particolare tensione.
Le basi sono piene e c’e la possibilità che Affeldt non potesse avere controllo, era il quarto giorno consecutivo che saliva sul monte. Ciononostante, con i numeri a suo favore e forte della fiducia in lui riposta dal suo manager, elimina Tavares con una rotolante.

“Per Affeldt, entrare in una situazione di tale tensione, c’era la possibilità che non riuscisse ad avere controllo” racconta il coach di terza Tim Flannery. “Ma Bruce sa preparare i suoi giocatori per giocare a ottobre. Quando si arriva ai playoff,è il momento in cui essi si esprimono al massimo.”
Le statistiche del bullpen dei Giants sono a dir poco straordinarie: MB contro di 161, WHIP di 0,82, MAB 220. Molto dipende dal loro talento, ma c’è anche qualcosa di Bochy.
“In ottobre vedo che ripete molte cose che fa in aprile, maggio e giugno,” continua Flannery. “All’inizio della stagione ci sono tifosi che lo contestano perché magari lascia il lanciatore sul monte troppo a lungo. Altri gridano che vogliono arrivare ai playoff. Non hanno capito che Bruce sta preparando la squadra proprio per questo.”
Bochy and Flannery hanno già lavorato insieme a San Diego quando i Padres persero le World Series in quattro gare contro gli Yankees nel 1998. All’epoca Bochy era visto come un giovane promettente manager, niente a che fare con il calibro di manager che è oggi. “Successero delle cose strane in quelle Series e già il giorno dopo l’eliminazione, stava pensando a ciò che non era andato per il verso giusto. Queste sono le esperienze che ti fanno crescere” conclude Flannery.

Nessuno dei due, né Matt Williams dei Nationals, né Matheny dei Cardinals, i meno esperti avversari nella NLDS e NLCS, lo hanno impensierito più di tanto. Nella parte bassa del nono inning di gara 5, dopo l’eliminazione di Tavares, Matheny ha mandato sul monte il partente Watcha che lanciava per la prima volta nella postseason.
Era una gara da vincere o vai a casa e la stava gestendo come se fosse stata una partita di metà maggio. Decisione saggia sarebbe stata di utilizzare il suo closer con punteggio pari e giocando fuori casa.
In seguito Matheny affermò che non era il caso di utilizzare il closer in una gara con il punteggio pari, e così ha lasciato sul monte Watcha che ha finito per concedere un fuori campo da tre punti e conseguente sconfitta . Risultato finale è che Matheny ha preservato il suo migliore rilievo per un inning che non si è mai giocato.
Quelli come Williams che sostengono di non utilizzare mai il closer nel settimo inning, sono anche coloro che restano con il closer nel nono indipendentemente da come sta lanciando. Poi, se il closer fallisce e perde la partita, allora la giustificazione è già pronta: Abbiamo perso perché non ha lanciato bene.
E’ interessante osservare come Ned Yost dei Royals ha iniziato la postseason fermamente convinto delle sue teorie (quando sostenne che non avrebbe mai utilizzato Kelvin Herrera nel sesto inning con punteggio stretto perché era il rilievo del settimo), per poi invertire marcia e ora sembra si stia muovendo nella stessa direzione di Bochy lasciando da parte il copione.
“Quando Bochy ha un gruppo che crede in lui, allora è il momento che dimostra la sua bravura nell’utilizzare i giocatori in situazioni in cui si sentono a loro agio” dice Peavy. “Li utilizza dove essi credono di avere successo, e dove lui crede che possono avere successo. Gli interessi personali si lasciano fuori la porta.”

I Giants sono formati da un gruppo eclettico. C’è una coppia di veterani in Tim Hudson e Jake Peavy, una super stella in Buster Posey, un lunatico rilievo in Sergio Romo e, il più raro di tutti, un emozionante Casilla. C’è il peggiore esempio di fondamentali nel guardare Hunter Pence, e un divertentissimo Michael Morse che in maggio, dopo aver battuto un fuori campo, reagisce come se avesse battuto il fuori campo più importante della carriera, come quello battuto nell’ottavo inning di gara 5 delle NLCS, aprendo le braccia come se volesse spiccare il volo.
Il GM dei Giants Brian Sabean definisce il dono di avere Bochy in poche parole: “Lui non gestisce una cuccia.” .” (Il gm definisce avere bb un dono e gli da merito di non gestire i giocatori come animali n.d.r.)
E’ tutto così illusoriamente semplice. Non è che Bochy tratta tutti allo stesso modo, è proprio l’opposto. Tratta tutti in base a chi sono, chiunque esso sia.
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