
Fabio Borselli nel suo Speaker’s corner di softball inside, affronta un problema molto interessante e a mio parere molto complesso a titolo: “Il divertimento, non il vincere, è essenziale per mantenere i bambini nello sport”
L’articolo è una traduzione dall'originale “Fun, not inning, essential to keep kids in sports” apparso su USA TODAY.
L’articolo si basa su una ricerca universitaria in cui si affronta il problema dell’abbandono precoce indicando la scuola media come il momento più difficile di questo percorso. Naturalmente tutto parte dal grande problema dell’obesità giovanile che negli Stati Uniti ha assunto la forma di una vera e propria epidemia.
Io credo che il problema vada visto su più aspetti e soprattutto in base agli obiettivi.
Se l’obiettivo è combattere l’obesità allora l’articolo è centrato al 100% infatti la domanda “come ottenere che i bambini/ragazzi/giovani facciano attività di movimento almeno due volte alla settimana”, allora la risposta non può essere che “farli divertire ad ogni costo” evitando così che si allontanino dalla pratica sportiva.
Se invece entriamo un po’ più a fondo nel valore dello sport allora la cosa diventa molto più complessa. L’essenza dello sport è gareggiare cercando di primeggiare che è diverso dalla ricerca del “vincere assoluto” ma non è nemmeno “solo divertimento”. Si deve sempre considerare che i bambini/bambine non sono tutti uguali e che se per qualcuno divertirsi significa passare un po’ di tempo giocando con gli amici, per altri divertirsi è vincere ad ogni costo. In mezzo ci stanno tutti i livelli di pensiero.
Lo sport individuale potrebbe essere la soluzione ideale così ogni giovane può soddisfare le proprie aspettative. Lo sport individuale però è privo di tutti quegli aspetti positivi che solo sport di squadra può dare.
Ecco quindi che allenare una squadra di giovani e giovanissimi diventa uno dei lavori più complessi del mondo sportivo. Il buon allenatore, anche educatore in questo caso, sarà quello che riuscirà a bilanciare tutti gli aspetti senza trascurare il diritto dei ragazzi di divertirsi, ma anche quello di primeggiare, socializzare con i compagni, anche attraverso l’impegno, il sacrificio e la disciplina. Lo sport di squadra è comunque impegno perché è necessario rispettare chi ne fa parte, a volte anche facendo cose meno divertenti.
E’ preferibile a mio parere perdere qualche ragazzo o ragazza non in grado di mantenere questo rapporto di rispetto, che perderne altri che invece vedono lo sport come qualche cosa di più che un modo per combattere l’obesità.
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Claudio Amoretti (venerdì, 03 ottobre 2014 10:26)
Condivido in pieno Paolo
franco ludovisi (venerdì, 03 ottobre 2014 17:03)
Inutile commentare, si DEVE essere solo d'accordo.
Pino (sabato, 04 ottobre 2014 19:30)
Ciao a tutti, a mio avviso per alcuni ragazzi l'importante e divertirsi con la squadra, ma per alcuni ,essendo più competitivi, e vincere per divertirsi, poi dipende dall'età