
Il grande ed inimitabile Juan Marichal, o semplicemente “The Best Right Arm in Baseball”, raggiunse nel 1966 una tale popolarità che il settimanale TIME, prestigiosa rivista dell’intraprendente gruppo editoriale Time-Life International così sempre pronta e sensibile nel rimarcare o attribuire il carisma raggiunto dai vari personaggi, volle dedicargli la copertina del numero 23, Vol. 87, del 16 giugno di quell’anno in richiamo del ponderoso articolo in esso contenuto. La copertina divenne un’icona culturale ed artisticamente molto apprezzata ma la storia dietro le quinte narra che l’operazione grafica non fu una scelta semplice poiché dall’idea all’esecuzione si dovettero affrontare molti problemi legati alla necessità acchè la realizzazione non cadesse nella banalità o meglio ancora non facesse scadere l’ormai noto ed acquisito stile che distingueva tra tutte le testate dei settimanali quella del TIME sino a renderla la più autorevole e la più accreditata nel mondo.
Infatti per il responsabile del settore grafico, il noto perfezionista Bernhard Auer, la copertina diventava un tutto raffinatamente pericoloso in quanto c’era di mezzo non solo la rappresentazione di qual favoloso lanciatore dei GIANTS di San Francisco, vera miniera di studio per le molteplici varietà tecniche espresse nei lanci, ma anche e soprattutto il baseball cuore matto degli Stati Uniti.
Ed allora? Bene per Auer quel problema doveva essere risolto secondo l’affermazione dell’insolito e/o dell’imprevisto e non certamente seguendo il principio della logica. Tutto qui. Infatti sarebbe bastato ricercare tra le foto più significative che il gruppo editoriale riceveva settimanalmente ( non si dimentichi che di quella grande famiglia editoriale faceva parte anche il celebre Sports Illustrated) quella che meglio metteva in evidenza il magico numero 27 e quindi, superando poi l’imbarazzo della scelta, togliere dal cilindro la policromia della copertina. Ma era questo il costume dell’ambiziosa testata? Era questo il metodo di lavoro di Auer? Era questo il risultato che si attendevano il baseball ed i suoi appassionati fans? Certamente no perché il TIME aveva l’onore di rappresentare e riportare sempre il meglio soprattutto e quindi diveniva consequenziale che la sua stessa copertina dovesse essere il meglio del meglio.

Fu cosi che Auer, dopo varie ed alterne ricerche scovò Gerald Gooch, artista californiano non nuovo del mestiere di cartoonist ma fuori dal giro di Time-Life. A lui dette l’incarico di ideare la copertina ed a Gooch questa possibilità sembrò quasi la giusta ricompensa alle sue qualità e personalmente divenne anche una rivincita spirituale.
Chi infatti meglio di lui avrebbe potuto svolgere qual magnifico lavoro che tutti si aspettavano? E non era immodestia poiché Gooch era ben conscio che soltanto chi del baseball capisse non solo il linguaggio filosofico ma conoscesse anche le avverse fortune poteva realizzare l’opera al di fuori di quelle chance che lui stesso ora si stava giocando quale futuro copertinista.
Era ben consapevole Gerald Gooch che quell’occasione non era altro che il suo sospirato ed atteso turno in battuta poiché proprio lui, come gli piacque confessare in seguito, era stato uno dei tanti giovani che più da vicino aveva avuto l’opportunità, poi svanita immeritatamente, di realizzarsi in una carriera nel grande baseball dei professionisti.
La copertina di quel numero di TIME divenne in seguito manifesto e poster e durante un’intervista il Gooch ebbe a dire: “Ho voluto ritrarre insieme sia la bellezza dei movimenti del lancio tipico di Marichal sia la sintesi del gioco stesso del baseball. Infatti nella mia realizzazione ho dipinto in nove parti la sequenza al rallentatore dei movimenti inerenti il lancio di questo eccezionale lanciatore, ma allo stesso tempo ho voluto rappresentare la simbologia più evidente del gioco. Vogliamo leggere insieme? : nove sono le tavolette, ma non sono nove gli inning di una gara? Non sono nove i giocatori in diamante?. E poi le tavolette sono suddivise tre a tre: ma in ogni inning la squadra in difesa non deve eliminare tre giocatori?. Ed ancora, non e con tre strike che si è out”.
Grande Gerald Gooch che fa tremare i polsi con la ricerca geniale della perfezione del numero 3 e la proprietà simbolica del numero 9 (cfr. Platone nel suo Timeo), ma grande anche Juan Marichal cui si ritornerà per delineare al meglio la quintessenza dei suoi lanci.
p.s. Nulla dice questo numero 9 che fa ritornare alla mente il citato 108 che sommato sempre 9 risulta?
Qui sotto la Copertina di TIME dell'artista Gerald Gooch
Articolo pubblicato da Baseball On The Road il 28 luglio 2014
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Paolo Castagnini (lunedì, 28 luglio 2014 08:24)
Aggiungo che Juan Marichal aveva la casacca 27 e cioè 2+7=9
Il baseball è proprio lo sport dei numeri.
eziocardea@hotmail.it (martedì, 29 luglio 2014 20:21)
Ora capisco perché sono stato subito affascinato dal baseball: pochi possono vantare dati anagrafici in sintonia, come i miei, col numero perfetto dato che sono nato il 9/12/36! E' un caso? Mah!...
Scherzi a parte mi complimento sia con Dodde che con Delneri per i loro eccellenti ed interessanti articoli.
Jose luis Batista diaz (lunedì, 05 luglio 2021 08:39)
Io aggiungo che 27 il suo numero di casaca e anche il numero di out che si devono fare in una partita se si giocano 9 inning
Aldo Bucelli (lunedì, 05 luglio 2021 10:15)
Bello e interessante ... un articolo che parla di baseball, di editoria e di numeri, rivelando le connessioni intrinseche che sussistono tra questi mondi.
Eppure a me, che sono totalmente profano, e non volendo certo sminuire l'artista Gerald Gooch, rappresentare il baseball ed un suo grande protagonista con dei piccoli "fotogrammi" pare inadeguato.
Trovo molto più bella la copertina di Sports Illustrated di inizio articolo, che meglio coglie l'eleganza, l'emozione e la potenza di un movimento -seppure solo uno dei tanti, icona del giocatore e dello sport
ludovisi franco (lunedì, 05 luglio 2021 14:36)
Non per un profano, ma anche per un appassionato di baseball la foto più bella è quella della copertina di Sports Illustrated. I piccoli fotogrammi invece sono indispensabili per ben capire la "meccanica" del lancio.