
Giovanni Delneri (Terzabase) ci invia questo racconto che pubblichiamo con grande piacere. Questa volta però non è frutto della sua fantasia, ma è il racconto di un pezzo di storia americana e di quello che è il baseball per gli Americani.
Accompagnato al racconto, nel testo della mail Giovanni scrive: Una storia commovente che i ragazzi devono conoscere. A fine articolo un filmato "Tributo a questo grande atleta" compreso il momento raccontato da Giovanni, che ha commosso milioni di Americani e che non può non commuovere anche noi.
Cari ragazzi, amare il baseball è anche conoscere la vita dei suoi grandi campioni.
Tra questi ho scelto per Voi quella dell’indimenticabile : GEHRIG HENRY LOUIS (Lou Gehrig)1903-1941.
E’ una storia molto triste , ma servirà a farvi capire cos’è il Baseball per il popolo americano e, quando uno sport riesce a tanto, bisogna ammettere che più che un gioco è una fede.
A soli 36 anni,ancora al culmine della sua leggendaria carriera sportiva, venne colpito da un male incurabile, che nel breve volgere di due anni lo condusse alla morte.
“E’ ironico, commentò una volta Joe di Maggio, che il battitore più potente che io abbia mai visto ed uno dei più grandi giocatori di Baseball mai vissuti, sia più famoso per la malattia che lo uccise che per quello che fece nella sua vita sportiva.”
Ben altro soprannome gli avevano dato prima i compagni e gli avversari,”the iron horse" - "cavallo di ferro” lo chiamavano per indicare la sua potenza eccezionale e la sua straordinaria resistenza.
Alto un metro e novanta e massiccio in proporzione, stabilì giocando in prima base nei New York Yankees diversi record, come quello delle partite consecutive giocate, ben 2130, ovverossia per più di diciotto anni non saltò mai una partita in prima squadra e ciò malgrado i più svariati incidenti di gioco occorsigli come dita fratturate, costole incrinate e contusioni varie. Il suo record rimase imbattuto fino al 1998 e fu incredibilmente superato da un altro "iron horse": Calvin Edwin "Cal" Ripken, Jr.
Incredibile poi è il numero delle occasioni difensive che eseguì, ben “22.857”. Batté nella sua carriera “493 home run”, quarto assoluto nelle graduatorie dei grandi battitori di tutti i tempi, di cui la bellezza di”23 grand slam”.
Per anni costituì assieme a Babe Ruth una coppia leggendaria, che strapazzò tutti i lanciatori americani.
Vincendo su tutti i campi essi portarono gli” Yankees” al massimo del loro fulgore.
Certamente meno teatrale ed esaltante del grande Baby, ma più costante e redditizio; la coppia si auto compensava grazie anche ad un affiatamento perfetto:Tale affiatamento venne poi rotto nella vita privata per un banale litigio e per anni i due”big” del Baseball americano, non si parlarono.
Il 4 luglio 1939, quando la terribile malattia aveva già minato la sua tempra eccezionale , venne proclamato il “LOU GEHRIG DAY” ed egli entrò per l’ultima volta nello Yankee Stadium a dare l’addio a quella folla che lo aveva eletto ad idolo e che per anni lo aveva applaudito, apprezzato ed amato.
Erano presenti 60.000 spettatori, il Sindaco Fiorello La Guardia e tutte le autorità. Tutti coloro che l’avevano per anni seguito come superstar degli Yankees, si erano dati convegno nello stadio leggenda del Baseball americano per salutarlo ed applaudirlo ancora una volta.
Su un lato del diamante erano schierati i suoi compagni di squadra al completo, sull’altro tutti i vecchi “Yankees” ancora reperibili. Venne ricordata la sua figura, i suoi records e le sue gesta.
Poi fu invitato a parlare al microfono. Salutò e ringraziò gli spettatori, gli avversari e i compagni e concluse dicendo:
“Sebbene io abbia avuto il duro colpo dalla sorte, mi considero l’uomo più fortunato sulla faccia della terra. Ho avuto i migliori genitori e la moglie più perfetta che possa toccare ad un uomo. Ho giocato nella più bella squadra e sotto i due più grandi manager che siano esistiti nel nostro sport. Ringrazio tutti perché ho avuto molto di cui vivere.”
Dopo di che travolto dalla commozione per la devozione che tutti gli attribuivano pianse senza vergogna e la folla e tutti i partecipanti piansero con Lui.
Fu allora che il grande Babe Ruth, rompendo il lungo silenzio, lasciò il suo posto fra gli ex Yankees e corse ad abbracciare l’amico per consolarlo, ma vinto anche lui dalla commozione non seppe far altro che stringerlo a se, li a casa base dello Yankee Stadium, il compagno di tante battaglie sportive e piangere.
I due più grandi uomini di tutta la storia del Baseball americano, non più nelle vesti superman degli stadi, ma ritornati al comune umano livello del dolore e dello sconforto, si abbracciavano piangendo davanti a 60.000 persone ammutolite, ben consce del dramma umano che si andava svolgendo sotto ai loro occhi.
Due anni dopo, il 21 luglio 1941 Lou Gehring moriva quietamente e coraggiosamente con dignità come era vissuto, lasciando dietro di se il più nobile, fulgido ricordo che mai sportivo abbia lasciato.
Nessun Yankee da allora, supremo tributo di una squadra ad uno dei suoi più eccelsi giocatori, ha più portato il N°4 sulla casacca e l’armadietto di Lou Gehrig nello spogliatoio dello Yankee Stadium è stato chiuso per sempre.
TERZABASE
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Giorgio (giovedì, 04 aprile 2013 19:18)
Molto bella e commovente, il filmato poi è
superlativo, penso che atleti così non si
possono dimenticare facilmente.
Bravo Nino, aspetto altri "racconti"
Ciao Giorgio
Leoni (venerdì, 05 aprile 2013 11:32)
hai una capacità di scrivere che è
formidabile, il filmato è eccezionale,
ai prossimi racconti,,,,,complimenti!!!