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E' il momento di programmare il futuro

di Paolo Castagnini

Quello che segue è un articolo che scrissi 10 anni fa, ma che dopo averlo riletto ho pensato di ripubblicare in quanto lo trovo perfettamente attuale.

Il prossimo anno che squadra dovrò gestire? Che tipo di obiettivi mi verranno assegnati dalla società? Quali sono i miei giocatori? di che età? come sono? Sto parlando ovviamente di giovanili e il riferimento è il Tecnico. Faccio l'allenatore da molti anni e ogni volta che devo iniziare una stagione il mio approccio è diverso. Le esperienze avute anno dopo anno, modificano il programma successivo. Una grande manager d'industria che ho avuto il piacere di conoscere, in riferimento a mio figlio che aveva finito la scuola di design alla mia domanda "che cosa gli consigli di fare"? rispose: "digli di andare a Londra o a New York o in qualsiasi grande città, sedersi fuori da un caffè del centro e guardare, osservare e ancora guardare".

La risposta mi sorprese molto. Pensavo mi dicesse, digli di fare un Master. Il consiglio però mi torna in mente ogni qualvolta mi reco negli Stati Uniti e osservo quello che fanno le squadre giovanili. Questo osservare negli ultimi anni ha radicalmente cancellato le mie vecchie certezze e aumentato i miei dubbi, ma nello stesso tempo mi ha permesso di modificare la mia strategia e di vedere orizzonti diversi.

Detto questo ritorno in tema e ad oggi quello che io farei è questo:

Suddivisione del lavoro in quattro macro settori e li elenco in ordine d'importanza:

  1. La Disciplina
  2. L'Agonismo
  3. L'Atletismo
  4. I Fondamentali del gioco

Qualcuno sarà sorpreso che i Fondamentali di gioco siano finiti in fondo alla mia classifica. Ma come? ma se noi dedichiamo quasi tutte e due le ore dell'allenamento ad insegnare i fondamentali del gioco? Andiamo ai corsi di aggiornamento e alle Convention e il 90 % dei relatori parla di fondamentali. Già, questo è vero. Ecco perché ho fatto la premessa iniziale. Queste cose le ho fatte anch'io per una vita. Ora le mie priorità sono cambiate, frutto della mia esperienza che è sicuramente diversa da quella di ogni altro tecnico.

 

1-La Disciplina

Ogni sport ha le sue regole che devono necessariamente essere rispettate tant'è che lo sport viene definito: Disciplina Sportiva. Nessuno si sogna di discutere queste regole. Vanno accettate e basta. La stessa cosa deve essere applicata alla nostra squadra giovanile. Lo sport non è democrazia, anzi. Ogni atleta che si iscrive e famiglia (molto importante nei giovani), accetta le regole dello sport, della società e della squadra. Le regole della squadra sono dettate dall'Allenatore il quale deve pretendere in modo assoluto che queste siano rispettate, spesso chiedendo il sostegno della famiglia. Detto questo va da sé che, quando non sono rispettate, è necessario prendere un provvedimento. Qualcuno potrebbe obiettare che lo sport non è il servizio militare, ma nella realtà e in modo pacifico lo è. Siccome però non è veramente il servizio militare va da se che per far rispettare la disciplina il tecnico DEVE avere una grande dote: Essere un MOTIVATORE

 

Viviamo un momento molto delicato del nostro tempo. Molti dei punti di riferimento per i giovani di ogni generazione vacillano. Non è vero che i ragazzi rifiutano l'autorità. Anzi ne hanno bisogno. Quindi l'allenatore non può essere l'amico, così come un genitore o un insegnante. Pertanto alla prima convocazione della squadra, in cui dovranno essere presenti i genitori, andremo a definire le regole generali (presenze agli allenamenti, orario, vestiario, comportamento, ecc.). Se riuscirete ad avere la fiducia dei genitori avrete dei potenti alleati.

Oltre alle regole generali gli atleti devono sapere che riceveranno altre disposizioni in ogni momento dell'allenamento e che le stesse dovranno essere rispettate.

 

Il provvedimento o "punizione attiva" dovrà essere fattibile e accettata dai ragazzi. Se ai vostri atleti spiegherete gli obiettivi e le regole, accetteranno le punizioni senza remore e le riterranno stimoli positivi per il loro futuro.

In conclusione, dettate le vostre regole che non devono per forza essere uguali a quelle dell'allenatore precedente, ne a nessun altro. Non preoccupatevi se inizialmente sarete visti con sospetto. Date regole e pretendete che siano rispettate.

2-L'Agonismo

Se qualcuno ha visto squadre americane di giovani giocare anche qui in Italia durante l'estate, durante il riscaldamento in cuor suo si sarà detto: "tutto sommato non sono poi così bravi, guarda quello come lancia, non è un granché, e il giro di mazza? i miei ragazzi girano meglio la mazza!" Poi purtroppo la realtà è spesso diversa. Usciamo da queste partite con le ossa rotte. Che cos'hanno in più i giovani Americani?

 

Una delle caratteristiche in cui sono nettamente al di sopra è proprio l'Agonismo. Dobbiamo innanzitutto definire la parola Agonismo. Forse vincere? Direi troppo riduttiva come definizione. Si può vincere perché la squadra non si presenta. Si può vincere perché giochiamo contro una squadra scarsa. Si può vincere perché ho iscritto la mia squadra ad un campionato di livello nettamente inferiore. L'Agonismo è una somma di piccole vittorie parziali. Il mio atleta è un agonista se batte un singolo e prende due basi; è un agonista se dopo aver fermato la palla in tuffo si rialza e ottiene l'out; è un agonista se impedisce al corridore di guadagnare una base in più; è un agonista se mette al piatto il 4° in battuta; è un agonista se batte la valida con il corridore in zona punto; è un agonista se mi esegue un bunt perfettamente in un momento delicato della partita; è un agonista se consola il compagno che ha commesso un errore.

 

Quante volte nei nostri allenamenti abbiamo allenato l'Agonismo? Come si allena l'Agonismo? Provate per un momento a staccarvi dal campo; fate finta di guardare i vostri ragazzi durante un allenamento. Fatevi questa domanda: ma questi giocatori sono degli Agonisti? Quando raccolgono la vostra fungata lo fanno in modo agonista? Quando fanno il bunt sono agonisti? quando gli dite "batti e poi corri sulle basi" lo fanno con agonismo? Quando escono ed entrano in campo sono degli agonisti?

 

Immagino che ora sia più chiaro ciò che volevo dire. Dobbiamo impiegare pertanto molto del nostro tempo ad allenare l'Agonismo. Come? è semplicissimo. I ragazzi sono agonisti di natura solo che non lo sanno neppure loro. Diamo continuamente delle indicazioni per gareggiare. Punteggi per le cose migliori. Partitelle con punti ottenuti non solo toccando casa base, ma anche in altre occasioni (batte un singolo e arriva in seconda; batte un doppio e arriva in terza. Togliete i coach durante le amichevoli e lasciate fare, e quando sono out per un tentativo di conquistare una base in più andate a battergli un cinque. Con un po' di fantasia potete fare partite all'interno della partita; gare nella gara; Quando voi avrete una squadra Agonista vedrete i risultati in pochissimo tempo. Per un matematico l'importante non è sapere il risultato della difficile equazione, ma conquistare il risultato attraverso tutti i passaggi. Così deve essere la mentalità della vostra squadra. Vincere ogni singola azione e non la partita, quella verrà da sé.

3-L'Atletismo

Chi ancora pensa che migliorando il fondamentale il suo lanciatore anziché 75 lancerà 80 miglia è un povero illuso. Stessa cosa per chi crede che migliorando il fondamentale della battuta il proprio giocatore batterà un fuoricampo. In qualsiasi sport un giocatore deve essere prima di tutto un atleta. Sull'atleta si costruisce il gesto tecnico. Non potrò mai insegnare ad un giovane il movimento delle mani, se non è in grado di muovere agevolmente quella mazza. Il 90 % dei giovani giocatori di baseball italiani dedica un tempo ridicolo alla preparazione atletica. Io per primo, a causa della mia pigrizia, qui ho investito pochissimo. Spesso con la scusa che non siamo preparati a far usare i pesi ci nascondiamo dietro "nel baseball non serve" quando invece sappiamo benissimo quanto è importante che un giocatore di baseball sia potente.

Pertanto il mio terzo consiglio è quello di dedicare molta parte dell'allenamento all'Atletismo.

 

4-I Fondamentali di gioco

Ecco l'argomento, che volutamente ho messo all'ultimo posto perché sono convinto che è stato iper valutato. I fondamentali vanno sicuramente insegnati ai giovani giocatori. Attenzione però ad insegnarli bene altrimenti meglio lasciare alla loro spontaneità. Ricordiamoci che i ragazzi imparano per il 90% con gli occhi. Se dimostrate male un fondamentale lo impareranno come lo fate voi. Ricordatevi che prima si va alle elementari, poi alle medie, alle superiori ed infine all'Università. Se insegniamo cose troppo evolute a ragazzini troppo giovani non combineremo nulla di buono. Torniamo piuttosto a quelle lezioni che tutti abbiamo ascoltato dai Maestri dello sport durante i corsi tecnici quando dicevano che l'importante è insegnare ai ragazzini il più possibile tutti gli schemi motori.

 

Durante una lezione alla Facoltà di Scienze Motorie feci un test di velocità con il Radar Gun misurando il tiro degli studenti. La maggior parte di loro era inguardabile e i più bravi arrivavano a malapena ai 65 miglia. Ne arrivò uno che presa in mano la palla la scagliò a 78 miglia con un gesto da fare invidia. Gli chiesi immediatamente in che squadra giocasse. "Non ho mai giocato a baseball" mi disse. Iniziai a parlare con lui per capire da dove venisse quella abilità. Scoprii che la casa dove nacque confinava con il fiume Adige e su quel fiume da bambino aveva lanciato centinaia di sassi.

 

In conclusione: Regole e disciplina: SEMPRE - Agonismo: Almeno il 50% del nostro allenamento - Atletismo: durante la stagione invernale 50% del tempo, durante la stagione estiva almeno il 25% - Fondamentali: il tempo che avanza.

 

L'abilità dell'allenatore è combinare Agonismo - Atletismo - Fondamentali nello stesso tempo, sempre naturalmente nell'assoluta osservanza delle regole che avete dettato. Questo è quello che per me deve essere fatto con i giovani.

 

Concludo oggi 12 gennaio 2022 confessando che i bei propositi elencati, in questi dieci anni spesso sono stati difficili da applicare, ciò non toglie che gli obiettivi restano e che ogni volta che ricomincio la stagione parto da qui.

 

Buon lavoro a tutti!

 

Paolo Castagnini

 

 

Articolo già pubblicato il 28 settembre 2012

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Commenti: 9
  • #1

    Michele Pilutti (venerdì, 28 settembre 2012 08:02)

    Caro Paolo, sono completamente d'accordo con te su quanto scritto in questo articolo, non che ti serva la mia approvazione certo, ma volevo solo dirti quanto condivido con te tutto questo, specialmente il fatto che abbiamo molti bambini che non sono coordinati e che addiritura non sanno proprio correre , perchè oltre che a non tirare i sassi sul fiume non hammo mai corso per prati come si faceva una volta.Ci vedremo presto a Verona.

  • #2

    roberto (venerdì, 28 settembre 2012 08:16)

    concordo pienamente con te nei punti, cosi' che le hai elencati. troppe volte si vede ragazzi che non sanno correre, piedi lenti, movimenti ridicoli, non sanno fare le capriole eccc....., le societa' pensano giustamente ad un buon tecnico, ma poco ad un preparatore atletico di professione, perche pensano che un allenatore sappia fare tutto, ma non e' cosi ....grazie di averlo ricordato....

  • #3

    Pino (venerdì, 28 settembre 2012 09:00)

    Paolo concordo con quello che hai giustamente ricordato; volevo ricordare a Roberto che purtroppo in Italia(perchè mancano o non ce le possiamo permettere le figure professionali specializzate) o in buona parte del nostro territorio l'allenatore è quello che deve saper allenare l'aspetto fisico,tecnico e mentale. Per le società,almeno nei livelli inferiori, è sufficiente che sappia di tecnica e basta. Questo stato di cose purtroppo fa perdere per strada tanti potenziali buoni giocatori.

  • #4

    Paolo (venerdì, 28 settembre 2012 15:50)

    Carissimi, mi fa piacere il vostro interesse sull'argomento. Sapete che il sito è a disposizione per pubblicare i vostri contributi.
    Un grande saluto

  • #5

    Oscar (venerdì, 28 settembre 2012 18:16)

    Bene!! 100 punti in tuo favore. Condivido il tuo pensiero.
    Oscar

  • #6

    Gianfranco (lunedì, 01 ottobre 2012 15:20)

    Caro Paolo , condivido quello che hai scritto , sicuro che per quel poco (purtroppo) che ti conosco saprai raggiungere i tuoi obiettivi. Non critiche od osservazioni alle figure dei preparatori, degli atleti, dei genitori, dei sostenitori, ecc. Tutti hanno la loro parte di meriti o responsabilità ognuno nel loro ruolo e nella loro percentuale. Volevo raccontare in due parole la mia esperienza in merito , esperienza non di giocatore di palla base ma di praticante di una disciplina di arte marziale da piu di venti anni e prima ex giocatore mediocre di calcio. Le qualità dei fondamentali sono proporzionali alla disciplina e alla preparazione atletica, mi risulta che con poca disciplina e poco atletismo decadono i fondamentali! Ottenuti progressi nei fondamentali si può uscire imbattuti ovunque .... Se non nel risultato sicuramente imbattuti nello spirito del sano agonismo. Il buon agonismo è conoscere i propri limiti e volerli superare, nelle buone o nelle cattive giornate, in gara od in allenamento , in ogni occasione della vita! Il buon agonismo rispetta le regole e l'etica non scritta , il buon agonismo pretende sempre disciplina non necessariamente pretende atletismo. CIAO a tutti

  • #7

    Paolo (lunedì, 01 ottobre 2012 16:41)

    L'intervento di Gianfranco mi stimola ad un chiarimento. Quando parlo di Atletismo non intendo in termini assoluti, ma relativi. Siccome nessuno può pensare di avere una squadra di futuri "Usain Bolt" per Atletismo intendo sviluppo delle potenzialità atletiche dei "miei ragazzi". Sta a significare ottenere la massima prestazione relativamente alla mia squadra. Questo non significa che vincerò il titolo italiano, ma avrò ottenuto il massimo possibile. La stessa cosa vale per tutte le altre qualità.

  • #8

    ludovisi franco (giovedì, 13 gennaio 2022 16:14)

    Si, Paolo, è vero: bisogna ottenere disciplina, agonismo, atletismo ed anche fondamentali.
    In tutta la mia lunghissima carriera di allenatore che si è svolta in un periodo lunghissimo di anni ho tenuto conto, inconsciamente però, di questi aspetti.
    Ed a seconda del periodo storico i metodi per raggiungere gli obiettivi variavano per forza: disciplina? Non prendevi la palla con due mani? Tre giri di campo e negli anni 70 i ragazzi eseguivano senza fiatare. Più avanti ancora facevano i giri imposti, ma prima ti chiedevano il perchè li dovevano fare; ancora più avanti era inutile sanzionare la punizione perchè i "discepoli" ti avrebbero mandato "a cagare", come minimo. E questo in relazione alla disciplina che però io riuscivo ad ottenere perchè nei primi tempi allenavo anche giocando ed allora era l'esempio che davo che riscuoteva approvazione e adesione.
    L'agonismo invece veniva spontaneo con la voglia di gareggiare, non di vincere sempre, ma se vincevi spesso allora l'agonismo cresceva spontaneamente. Poi c'erano prospetti più competitivi di altri che trascinavano l'intera squadra a crescere anche in questo campo.
    L'atletismo veniva ottenuto con la pratica del gioco stesso. Quaranta/cinquanta sventolate di mazza anche a vuoto sostituivano il lavoro coi pesi e direi anche che focalizzassero meglio l'atletismo sul gesto che si sarebbe poi dovuto fare nel gioco; ma questo è solo un esempio, ma ne potrei citare altri parimenti interessanti.
    Poi arriviamo alla quarta fase cioè all'insegnamento dei fondamentali che sono forse la cosa più semplice da fare anche se il continuo mutamento delle tecniche impongono all'allenatore una conoscenza e un aggiornamento costante per essere attuale.
    In aggiunta si potrebbe trattare nello specifico come tenere i rapporti con i genitori degli allievi, nell'ambito più generale della disciplina e altre tecniche per agonismo ed atletismo, ma si andrebbe a compilare un trattato sicuramente valido per una realtà, per un team di allenatori, per una crescita immediata che sarebbe però rapidamente superata dalle nuove iniziative sempre in divenire.

  • #9

    Paolo (giovedì, 13 gennaio 2022 18:10)

    Caro Franco concordo in tutto per tutto. I tempi sono cambiati e i metodi anche. Analisi lucidissima come sempre.