_________________________________ La storia del baseball (Seconda parte)

Foto tratta dal sito: http://www.hobokenbaseball.com/
Foto tratta dal sito: http://www.hobokenbaseball.com/

 

Dopo la prima parte pubblicata ieri, ecco la seconda parte della storia del baseball, tratta da un articolo del Prof. Roberto Presilla Docente dell'Università del Sacro Cuore e pubblicato da "Quaderni di Minimondo" Rivista culturale Braille.

 

Leggi la prima parte.

 

 

Uno sport cementato dalla statistica

L'uomo che forse merita più di tutti il titolo di fondatore è Henry Chadwick, un immigrato di origine inglese, che fu il primo giornalista sportivo specializzato nel baseball. Il fratellastro Edwin, rimasto in Inghilterra, divenne un uomo politico famoso, legando il suo nome alla riforma sanitaria (Public Health Act, 1848). La riforma era stata preparata da una ricerca sulla condizione sanitaria dei lavoratori inglesi (1842), corredata da statistiche dettagliate, offerte a sostegno delle opinioni dei dottori. Edwin Chadwick univa lo slancio riformatore proprio della famiglia (il nonno era stato un compagno di John Wesley, il padre - poi emigrato negli Stati Uniti - un giornalista radicale difensore della Rivoluzione francese) al fascino dei tempi per la statistica, considerata il più efficace strumento di persuasione dell'opinione pubblica.

 

Henry condivideva con il fratello il gusto per le riforme e la passione per la statistica: dopo aver seguito alcune partite di baseball vicino New York, Chadwick decise di dedicare le sue energie a questo sport, che gli sembrava - con retorica tipica dei tempi - un gioco «virile» e «scientifico». Il gioco doveva servire in ultima analisi a uno scopo morale: elevare i giocatori e renderli cittadini migliori, capaci di dominare gli avversari e le loro passioni attraverso l'uso della ragione. A tale scopo, Chadwick si dedicò a razionalizzare il gioco e, soprattutto, a costruire adeguati resoconti statistici, volti a misurare la bravura dei giocatori oltre che a fornire un resoconto fedele di una partita. Il punto di partenza furono i tabellini del cricket, gioco da lui ben conosciuto. Il suo lavoro per il baseball lo portò a formulare, in una forma simile a quella di oggi, il box score [tabellino], nel quale sono registrate tutte le fasi del gioco.

 

Col tempo, la sua attenzione si rivolse alle medie come vero strumento di misura dell'abilità di un giocatore: in particolare, Chadwick riteneva che il valore di un battitore (un attaccante) fosse misurato dalla «media battuta» (la percentuale di palle colpite con la mazza sui lanci totali ricevuti). Tale concezione è stata oggetto di critiche ripetute: alcuni ritengono infatti che altre medie offrano una misura migliore della qualità di un battitore, ma l'idea di Chadwick, da lui difesa negli annuari di baseball pubblicati a partire dagli anni Sessanta del XIX secolo, si è talmente inserita nell'immaginario collettivo da essere ancora oggi la statistica più conosciuta riguardo ai battitori.

 

Il punto di vista del giornalista inglese risulta ancora più evidente nel trattamento degli errori commessi dai giocatori: Chadwick si mise a raccoglierne le statistiche (il che comportava una definizione dei movimenti «giusti» e quindi favoriva un miglioramento qualitativo). Tali statistiche puntavano a separare i punti conquistati per superiorità da quelli dovuti alla scarsa attenzione prestata nel giocare la palla. Il risultato è il concetto di «punto non guadagnato» [unearned run]: secondo Chadwick, il punto conquistato dal battitore poteva dirsi guadagnato a spese del lanciatore solo se non era sopravvenuto un errore dei difensori. Il punto andava comunque assegnato alla squadra in attacco, ma non veniva conteggiato a carico del lanciatore. Chadwick prese così a compilare l'earned run average [media punti guadagnati sul lanciatore], analogamente a quanto fatto per i battitori. Anche se tale media non è ritenuta da tutti una misura credibile dell'abilità di un lanciatore, nessuno contesta il concetto di «punto non guadagnato».

 

In tal modo, il baseball è forse l'unico sport in cui un concetto morale, quasi cavalleresco (l'essere stati più bravi degli avversari, senza limitarsi a sfruttare un loro errore), è misurato in modo statistico: un vero e proprio trionfo della mentalità di Chadwick.

Nel legare strettamente il gioco alle statistiche, Chadwick ha permesso agli appassionati di rivivere e analizzare ogni partita. Ma, soprattutto, ha fatto sì che il baseball fosse, dall'inizio, uno sport con forte dimensione storica: dato che le statistiche relative alle partite sono tutto sommato le stesse dagli inizi a oggi, è possibile fare paragoni efficaci tra i grandi del passato e i campioni del presente, analizzare le performance delle squadre, misurare fattori tra i più diversi. In questo senso, la statistica è qualcosa di intrinseco al baseball stesso o, come ebbe a dire Branch Rickey, «la malta con cui il baseball è tenuto insieme».

 

Fine seconda parte

 

Segue

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Commenti: 1
  • #1

    Pino (giovedì, 31 maggio 2012 09:47)

    La statistica in se da l'avvio ad una discussione democratica sull'argomento, eppure a certi livelli di gioco stenta purtroppo ad affermarsi... paura del confronto?