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Allenare il baseball giovanile - 11^ parte

di Frankie Russo

Libera traduzione dal libro

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L’allenamento perfetto guida alla perfezione

E’ opinione generale che l’allenamento ci rende migliori, ma questo non sempre corrisponde al vero.  Se la ripetizione di un gesto tecnico in allenamento non è eseguito nel modo corretto, questo difetto si ripeterà anche in gara. Quindi, è l’allenamento perfetto che ci guida alla perfezione, pertanto se vale la pena farlo, meglio farlo nel modo corretto. Entrambi i concetti hanno un comune denominatore, cioè in partita giocheremo nello stesso modo in cui ci alleniamo. E’ questo uno dei motivi principali per cui bisogna applicare il concetto di piccoli gruppi allo scopo di aumentare le ripetizioni e seguire i giocatori con più attenzione incrementando l’efficienza della pratica. I giocatori saranno sempre indaffarati e comprenderanno l’importanza di allenarsi con impegno ed eseguire gli esercizi nel modo corretto riportando in gara tutte le buone abitudini

Dobbiamo chiedere ai giocatori di essere disciplinati e allenarsi con impegno e con la massima concentrazione in modo che in partita tutto diventi automatico. Allenarsi imparando significa anche divertirsi, quindi ancora una volta è evidenziato il concetto del divertimento. Cercate di inventare nuovi esercizi e trasformarli in competizioni. Il baseball deve essere un divertimento sia per i coach sia per i giocatori, se non si raggiunge lo scopo dovremo fare un passo indietro e rivedere il nostro programma.

La partita appartiene ai giocatori

Il coach delle giovanili deve prestare particolare attenzione a non intromettersi troppo nella partita. Dobbiamo ricordare che il nostro compito in qualità di coach, è di insegnare ai ragazzi le regole di gioco, i fondamentali e le strategie, preparandoli ad affrontare quanto poi accadrà in gara.

 

Mentre è responsabilità del coach gestire la gara come per esempio il  tempo d’impiego per ogni individuo, di schierare la squadra in campo e decidere le strategie, è importante che siano i ragazzi a determinare cosa succede in campo e a decidere il risultato. Molti coach, e praticamente molte persone in genere, sono competitivi per natura. Nel corso della gara, i  coach devono sapere che il loro comportamento può avere un’influenza negativa sui membri di entrambe le squadre. 

 

Quante volte abbiamo visto giovani giocatori lanciare con una meccanica al limite del regolamento che ai livelli superiori verrebbe sicuramente chiamato un balk? Nei campionati giovanili, spesso questo aspetto passa inosservato per gran parte della gara, magari fino agli inning decisivi quando il risultato è stretto.

 

D’un tratto il coach della squadra avversaria si avvicina all’arbitro capo per far notare che il lanciatore alza il piede di pivot staccandosi dalla pedana prima di eseguire il lancio. In effetti è balk, e sappiamo pure che spesso i campi delle giovanili non sono sempre perfetti il che può influire anche sul gesto tecnico. Ma sappiamo pure che lo spirito del regolamento del balk è di prevenire che il lanciatore possa trarre vantaggio ingannando il battitore. 

 

La cosa importante da notare nel caso specifico, è che il lanciatore ha eseguito questa meccanica sin dall’inizio della gara, quindi non finalizzato ad ingannare l’avversario, ma facente parte del suo naturale movimento di lancio. L’intervento del coach avversario è mirato semplicemente a confondere il lanciatore e cercare di trarne vantaggio a sua volta per la sua squadra in un momento cruciale della partita.

E’ facile per un adulto sconvolgere mentalmente un giovane giocatore, ma che vantaggio tecnico ne ha tratto per la sua squadra? In questo caso e simili, il coach diventa vittima della sua stessa natura competitiva anteponendo l’importanza del risultato all’esperienza che possono fare i suoi ragazzi.

 

Il baseball giovanile non è indirizzato agli adulti frustrati per imporre le loro volontà ai giovani atleti o per la voglia di rivalsa per soddisfare i loro insuccessi. Il vero scopo è quello di far crescere i giocatori affinché possano acquisire le loro esperienze che serviranno da lezione per la vita.

 

In questa lezione di vita è compreso il saper vincere con dignità, come significa imparare a perdere con dignità. Essa include il saper gestire i piccoli successi e i fallimenti entro i confini della rispettabilità. Non è incluso l’intimidazione o altre tattiche messe in atto da un coach per ottenere propri vantaggi. Non dimenticate mai le vostre responsabilità di coach, e ricordatevi che dovete sempre fungere da esempio per chi vi guarda.

 

Frankie Russo

 

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 Articolo già pubblicato il 10 aprile 2016

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