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Voglio diventare un Campione!

L'attore Tim Robbins nella veste di Ebby Calvin "Nuke", un giovane talento nel film Bull Durham con Kevin Costner
L'attore Tim Robbins nella veste di Ebby Calvin "Nuke", un giovane talento nel film Bull Durham con Kevin Costner

Voglio diventare un Campione! (prima parte)

Detta così sembra la frase di un ragazzino, ma in realtà nasconde un pensiero molto comune nei giovani atleti compreso quelli che giocano a baseball/softball. E allora visto che è un pensiero così comune e così popolare vediamo come un giovane potrebbe realizzare questo sogno.

Siamo ormai a fine stagione e noi tecnici sappiamo benissimo che questo sport non ci lascia nemmeno il tempo di staccare la spina perché, ancora prima di finire le partite di ottobre, abbiamo già sulle costole i genitori che vogliono sapere il programma del periodo scolastico e cioè ottobre/giugno. Si perché molti genitori più che pensare al figlio campione stanno pensando a come piazzarlo un paio di volte alla settimana tenendo conto del corso di chitarra, di danza, incastrati tra l'ora di catechismo e l'immancabile nuoto. (si perché sembra che senza il nuoto non si sopravviva).

Per fortuna non tutti i genitori sono così, specialmente quando si accorgono che il proprio figlio/figlia ha effettivamente una grande passione per questo sport. Noi allenatori sappiamo anche che per ottenere ottimi risultati, un atleta si deve allenare per 12 mesi all'anno. Aggiungiamo che per ottenere grandi risultati e diventare "campioni" l'unica strada è allenarsi tutti i giorni. Tutti i giorni? e come si fa?

 

Mettiamo per ipotesi di avere un giovane atleta talmente appassionato da essere disposto ad allenarsi tutti i giorni, che aspira a diventare un campione e sorretto dai genitori nella sua aspirazione. Che cosa dovrebbe fare?

Proviamo ad analizzare i problemi che questo giovane incontrerebbe:

  1. Noi allenatori volontari ammesso di averne le capacità abbiamo il tempo e la costanza per seguire un ragazzo con queste aspirazioni? Penso proprio di no. A zero o poco più euro, lavorando otto ore al giorno per poter vivere, chi andrebbe in campo o palestra tutti i giorni?
  2. Se in una squadra abbiamo uno o pochi giocatori che desiderano allenarsi tutti i giorni cosa succederebbe alle dinamiche di gruppo? Tutti noi abbiamo provato a passare dai due ai tre allenamenti settimanali o dai tre ai quattro e cosa abbiamo riscontrato? che spesso i nostri giocatori si suddividono tra le giornate di allenamento e di fatto noi tecnici siamo gli unici ad essere presenti ogni volta. Fare un programma differenziato? chi vuole lavorare di più e chi di meno? A volte addirittura sono i genitori stessi ad opporsi a questa ipotesi temendo che chi lavora di più possa diventare troppo bravo in confronto al proprio figlio.
  3. Si potrebbe pensare alle lezioni private. Qui sorgono ancora altri problemi quali: non esiste nessuna scuola privata. Esiste, ma non è gestita dalla propria società. Ho ancora ricordi quando aprimmo il Centro di Addestramento Frozen Ropes. Alcuni ragazzi che frequentavano i corsi nei fine settimana, al loro ritorno presso la squadra, dovevano affrontare l'ilarità di alcuni coach (coach si fa per dire) che li mettevano in difficoltà davanti ai compagni. Purtroppo la gelosia e l'invidia provoca anche di queste cose.

E allora quali le soluzioni?

Le soluzioni più ovvie, ma non le più semplici sono: L'Accademia di Tirrenia o trasferirsi negli Stati Uniti. Se però entrare nella prima è solo per pochissimi, nella seconda è necessario un grande spirito di avventura e una buona capacità economica.

 

Ed allora cosa dovrebbe fare un giovane pieno di entusiasmo e aspirazioni, ma che non può entrare in Accademia e nemmeno volare negli States?

Voglio diventare un Campione!

 

Seguiteci nelle prossime puntate

 

Paolo Castagnini

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Commenti: 4
  • #1

    Erny (giovedì, 04 ottobre 2012 08:14)

    mmmmmmm interessante........

  • #2

    francesco da piacenza (venerdì, 05 ottobre 2012 23:19)

    Analisi lucida e realistica che denota ottima conoscenza dell'ambiente e delle persone che a vario titolo gravitano attorno al mondo sportivo (non solo Baseball/Softball).Unica mia perplessità, o meglio curiosità, è sapere come mai ti "sta sullo stomaco" il nuoto e non così tanto le altre attività; catechismo compreso. Da un fedelissimo lettore, un salutone a tutti. Francesco & fam.

  • #3

    Paolo (sabato, 06 ottobre 2012 14:16)

    Francesco non solo è un fedelissimo lettore, ma pure un attento lettore! Vista la richiesta di chiarimento ecco il mio pensiero, anzi il mio personalissimo pensiero.
    Parto dal catechismo. Sono Cattolico e vengo da una famiglia super Cattolica. A sette/otto anni servivo da chierichetto la messa delle 6.30 prima di andare a scuola portando il leggio da una parte all'altra del tabernacolo compresa genuflessione al centro. Ora non sono più così praticante, perché la pigrizia in questo periodo storico ha preso il sopravvento anche qui. Ho tramandato la stessa educazione ai miei figli perché ritengo tutto sommato di essere una persona perbene e spero lo siano anche i miei figli. Ecco perché non ho bannato il catechismo, ma ognuno ha il diritto di pensarla come crede.
    Seconda questione il nuoto. Non mi sta assolutamente sullo stomaco. Il nuoto è uno sport rispettabilissimo come tutti gli altri. Quello che contesto a molti genitori è che il nuoto sia necessario per la crescita di un ragazzo. Siamo nati sulla terra e non nell'acqua ed è sulla terra che svolgiamo tutte le attività compreso quella sportiva (baseball/softball). Ritengo che il nuoto sia un ottimo sport per chi ha deciso di praticarlo. Ritengo che il nuoto sia un'ottima attività per chi ha problemi scheletrici e il pediatra lo consiglia. In tutti gli altri casi non vedo questa grande utilità. Il nuoto non è la madre di tutti gli sport. Per me la vera madre degli sport su terra (che sono il 99% degli sport) è l'atletica leggera. Se proprio volete che i vostri figli diventino atleti è lì che li dovete mandare. Un grande saluto a Francesco!

  • #4

    vittorio (giovedì, 01 novembre 2012 20:16)

    Non vedere il nuoto dal punto di vista sportivo, lascia perdere l'aspetto agonistico consideralo solo come una "conoscenza" in più che magari può anche salvarti la vita. Il nuoto dovrebbe essere obbligatorio nelle scuole, come in Australia, perchè ogni essere umano deve saper nuotare sia per non affogare, per divertirsi in acqua e magari anche per vincere un oro olimpico